martedì 9 dicembre 2014

Meditazione per Yule

Una meditazione per il tempo di passaggio da Yule a Capodanno 

Questa è una semplice meditazione che potete fare in qualsiasi momento nel periodo di passaggio da Yule a Capodanno, una meditazione per ripulire il cuore.

La meditazione guidata costituisce forse il rito più semplice che si possa effettuare. 
Tutto ciò che vì occorre è la ricettività che vi permetta di scavare una nicchia silenziosa all'interno di voi stesse assieme alla volontà che si manifesti quanto è parte del mistero. L'uso della parola meditazione evoca spesso sofisticate tecniche di respirazione e interminabilí momenti trascorsi rimanendo seduti in scomode posizioni. Per fortuna, non deve necessariamente essere così; sovente basta chiudere gli occhi e acquietare i pensieri fino a sentire il centro del proprio essere, quell'aspetto di sé che è costante e perfetto. 
La meditazione guidata è una modalità che permette di strutturare un'esperienza nell'ambito di questo spazio.

Sedetevi su un comodo giaciglio in una stanza silenziosa, dove avete la certezza di non essere disturbate. 
Non sarebbe male se la stanza fosse illuminata da luci soffuse, meglio ancora se queste luci provengono dalle candele; la luce della candela delinea in maniera ottimale il passaggio dalla quotidianità a un'esistenza più primordiale, laddove l'illuminazione era assicurata dal fuoco anziché dall'elettricità. 
All'interno di questa nicchia, permettetevi di dimenticare tutti i crucci e le preoccupazioni che hanno scandito la vostra giornata. Attraverso questo gesto che consiste nel distaccarsi dalla vostra consueta esistenza, avete fatto sì che il vostro spazio divenga sacro, «separato da» ogni altra cosa.

Meditazione 
Chiudi gli occhi, prendi contatto con te stessa e porta l'attenzione al tuo respiro... fai tre bei respiri profondi, espirando a lungo... ascolta il tuo corpo... le tue sensazioni.... 
e comincia a riportare alla mente l'anno che sta per chiudersi... lascia che i momenti più importanti riaffiorino alla tua mente... molte cose sono accadute... c'è molta ricchezza portata da questo anno... molta vita... cose accadute... incontri...
e probabilmente ci saranno anche cose di cui non sei contenta... eventi che ti sono pesati... persone con cui hai avuto problemi.. scontentezze verso te stessa... sospesi che senti esseci dentro di te... nel tuo cuore.. che è come appannato, velato...

bene: è il momento di lasciar andare ciò che può essere lasciato andare... di perdonare chi può essere perdonato... immagina davvero di raccogliere dal tuo cuore, accarezzandolo, tutta la sporcizia e la polvere che si sono accumulate... immagina di raccoglierla nelle mani... accarezzando piano...
continua fino a che non senti il tuo cuore splendere nuovamente... brillante, pulito... e nelle tue mani essersi raccolto tutto ciò che non appartiene alla tua essenza più autentica...

bene, ora puoi affidarlo alla terra... lascia che scivoli dalle tue mani e   venga accolto dalla terra, che tutto accoglie, tutto trasforma, tutto purifica...

ringrazia la terra e resta un momento in contatto con la tua quiete interiore

Il cerchio della Luna

Tronchetto di Yule

Ingredienti

per la pasta biscuit

150 gr di farina
150 gr di zucchero
6 uova
2 cucchiaini rasi di lievito vanigliato
una bustini di vanillina
un pizzico di sale

per la crema pasticcera

4 tuorli d'uovo
100 g di zucchero
100 ml di panna
1 cucchiaio di farina
1 cucchiaio di maizena o di fecola
400 ml di latte
buccia grattugiata di un limone
un pizzico di sale

per la glassa al cioccolato

200 g di burro
300 gr di cioccolato fondente

Procedimento

Preparate la pasta biscuit.

Montate gli albumi a neve ferma e teneteli da parte. Montate i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere una crema chiara e spumosa. Quindi unite la farina e il lievito setacciati, poco alla volta e delicatamente.

Aggiungete quindi gli albumi montati a neve, facendo attenzione a non farli smontare. Amalgamate bene e completate aggiungendo la vanillina e un pizzico di sale. Dopo aver ottenuto un impasto omogeneo, versatelo in una teglia (40 cm per 30 cm circa) precedentemente unta, zuccherata e infarinata (anche se usate la carta da forno, zuccherate e infarinate ugualmente la superficie).

Cuocete in forno preriscaldato a 180° per circa 9/10 minuti. Una volta sfornata, coprite la pasta con uno strofinaccio umido e con lo stesso procedimento usato per il rotolo alla Nutella, arrotolatela nel canovaccio bagnato per dargli la forma e lasciatela raffreddare arrotolata.

Preparate la crema pasticciera, da utilizzare per farcire il tronchetto.

In una casseruola dai bordi alti mescolate con cura uova e zucchero senza montarli. Quando questi si saranno ben amalgamati unite poco alla volta farina e maizena e, infine, il latte bollente con la panna liquida, la buccia grattugiata di un limone e un pizzico di sale. Sempre mescolando portate il tutto a bollore. Continuate la cottura per altri tre minuti, fin quando la crema non avrà raggiunto la consistenza desiderata. Lasciate raffreddare la crema, coprendola con della pellicola trasparente da mettere a diretto contatto per evitare che si formi la pellicina sulla crema.

Se volete potete anche utilizzare la ricetta veloce della crema pasticcera senza l’utilizzo di farina, più facile e veloce di quella tradizionale.

Stendete la crema sulla pasta e, con l’aiuto dello stesso strofinaccio, ridategli la forma di rotolo, formato in precedenza.

Lasciate il rotolo da parte e preparate la glassa facendo sciogliere a bagnomaria il cioccolato fondente con il burro.

Riprendete il tronchetto e rifilate bene le due estremità. Tenete da parte i pezzettini rifilati. Tagliate ora un pezzo di una decina di centimetri facendo attenzione a fare un taglio in obliquo.

Prendete il pezzo di rotolo appena tagliato e affiancatelo lateralmente al pezzo più grande come se fosse il ramo di un albero. Unite i due pezzi con l’ausilio di qualche stuzzicadenti, colmando gli spazi tra il pezzo più grande e quello più piccolo utilizzando i pezzi di pasta rifilati prima dalle estremità.

Riprendete la glassa di cioccolato liquida e con l’aiuto di una spatola ricoprite tutto il tronchetto. Già in questo modo il cioccolato assumerà l’aspetto di una corteccia. Qualora vogliate potete tuttavia ulteriormente accentuare questo effetto, rigando tutto il tronchetto con i rebbi di una forchetta.

Prima di metterlo in frigo, decoratelo con codette colorate e granella di zucchero a vostro piacere.
Lasciate almeno un’ora in frigo affinché la glassa si solidifichi. Subito prima di servirlo spolverate con zucchero a velo per simulare la neve sull’albero.

Con l’esperienza riuscirete a comporre il tronchetto andando a creare diverse ramificazioni, rendendolo sempre più bello.

Ricette della nonna

martedì 21 ottobre 2014

Caccia alle Streghe

La caccia alle streghe ha inizio sin dall’alto Medioevo. Epidemie, carestia, crisi economica, inquietudine sociale, crisi religiosa e ribellioni contadine generavano sofferenze che né le autorità civili, né quelle religiose riuscivano a risolvere, spiegare o giustificare. Per ricondurre le masse all’obbedienza e alla passività occorreva asservirle alla cieca e incondizionata superstizione religiosa. Era pertanto necessario ricostruire la fede della gente in un Dio che brillava per la sua assenza e per l’indifferenza alle umane sventure, contrastando nel contempo il suo avversario e i sacerdoti di quest’ultimo. O, meglio, soprattutto le sacerdotesse, visto che la donna è in assoluto la principale colpevole del peccato originale, induce l’uomo in tentazione con la sua perniciosa lussuria ed è un essere inferiore, come si riteneva nei tempi più bui della cristianità. Teologi senza scrupoli e giuristi sadici si misero al lavoro per attribuire alle presunte streghe colpe sufficienti a giustificarne lo sterminio. Ma scopi inconfessati della caccia alle streghe erano quelli di eliminare dal contesto sociale persone scomode o aliene alle regole imposte dalla religione e dalla società, stornare l’attenzione della comunità da problemi gravi e insoluti, ricondurre dubbiosi e ribelli sotto il controllo della Chiesa, attribuire alle forze del male le disgrazie e gli affanni di una società in sfacelo. Il clero si mise quindi alacremente all’opera, realizzando una colossale opera di propaganda e indicando dal pulpito la strega, strumento del Diavolo, come principale fonte dei mali che affliggevano la società cristiana. Veniva imposta la lettura in pubblico delle accuse e delle sentenze di condanna. Si tenevano martellanti prediche contro la stregoneria durante i processi e prima dell’esecuzione, turni di preghiera collettiva, sermoni di natura tale da indurre gli stessi fedeli a ‘vigilare’ e a individuare possibili streghe nell’ambito della propria famiglia e tra i conoscenti, si minacciava la scomunica a chi non collaborasse. Le sedi dei processi furono trasferite in città o in grandi borghi, e le esecuzioni fissate nei giorni festivi per favorire la massima affluenza del pubblico uscente dalla messa. Catechismo e prediche contribuirono a diffondere i concetti di patto col Diavolo e di sabba, che la massa precedentemente ignorava. Il clero sviluppò e alimentò un assurdo sentimento repressivo nei confronti della sessualità, ritenendola per se stessa ispirata dal Demonio e riconducibile talvolta ad atto di vera e propria stregoneria. Prima la Chiesa cattolica e poi quella riformata, coadiuvate dalle istituzioni civili, teorizzarono il concetto di stregoneria e lo imposero a una società ignorante e asservita per eliminare quelli che ritenevano in definitiva potenziali nemici e concorrenti: era inammissibile che una strega riuscisse a curare malanni sui quali preghiere e benedizioni (ma anche le cure dei medici ufficiali!) non avessero alcun effetto.
Mario Boffo, Femmina strega

venerdì 3 ottobre 2014

Ciclo mestruale...

Per secoli il ciclo mestruale femminile è stato considerato con repulsione e ,allo stesso tempo con maliziosa soddisfazione infatti era visto come qualcosa di sporco,come un segno del peccato,e la sua esistenza rinforzava l'idea della posizione della donna in una società dominata da maschi.
La società moderna considera l'esperienza del ciclo mestruale come un evento passivo,ma spesso ignorato o nascosto.
Alle donne viene detto che devono sopportare i disagi senza attirare l'attenzione perchè questo fa parte dell'essere donna.
Molte donne soffrono durante le mestruazioni,sia mentalmente che fisicamente,e l'aiuto che trovano disponibile consiste solo nel combattere i sintomi,la causa ,cioè l'essere donna,non si può combattere.
Miranda gray

Orgogliosamente Streghe....

Siamo una tradizione dinamica e in evoluzione ,e ci chiamiamo orgogliosamente Streghe.
Onoriamo sia la Dea che il Dio,lavoriamo sia con le immagini femminile che maschile della divinità,sempre tenendo presente che la loro essenza è un mistero che va al di là della forma.
Starhawk

martedì 30 settembre 2014

Milano, Luogo Sacro Celtico

Milano, Luogo Sacro Celtico

La leggenda narra che il popolo Celtico, alla guida del re Belloveso, sia giunto nella pianura padana seguendo una scrofa semilanuta. Presso i Celti il cinghiale era un animale sacro, se poi era bianco diventava simbolo divino, e con esso era altrettanto sacro il maiale selvatico, spesso confuso con il cinghiale.
La scrofa semilanuta era il simbolo del sacerdozio: in quanto femmina e portatrice di vita, simboleggiava proprio il massimo del buon auspicio per una migrazione come quella che il re Belloveso si era accinto a compiere. Anche le Alpi, nella tradizione celtica, avevano un significato mistico, quello del rituali iniziatico per raggiungere “l’altro mondo”.
È quindi facile supporre che il gruppo celtico che seguì il re nella traversata dell’arco alpino, fosse costituito da coloro che erano considerati gli “eletti”, gli iniziati di questo popolo alla ricerca di un nuovo “mondo”. Il popolo celtico era molto legato alle tradizioni della natura ed i suoi Druidi vivevano in armonia con essa, a contatto con il mistero della Grande Madre: loro era il compito di decifrare i segni che la Madre porgeva loro, e grande era la loro ricerca dei luoghi in cui le forze della Madre agivano.
Queste forze sono particolarmente attive presso le sorgenti d’acqua.
Quando il Re Belloveso ed i suoi seguaci giunsero al centro della pianura padana seguendo la scrofa, egli la vide abbeverarsi al centro di una radura, ad una sorgente, quindi tutta la cornice del luogo era favorevole, in quanto la pianura padana a quel tempo era coperta di foreste, e la Selva per i Celti era un luogo animato che offriva riparo alla selvaggina, ed in più offriva riparo da presenze misteriose ed arcane, gli spiriti maligni, senza contare che gli stessi alberi erano ad essi sacri.
La sorgente divenne così luogo di culto, e sorse tutto intorno una città, Mediolanium. Tale nome fu scelto per via del manto della scrofa, che per metà era ricoperto di lana. Da qui, il nome Mediulanum, cioè Medio-lanae: mezza-lana.
Una stele con l’effige di un cinghiale semilanuto esiste tutt’oggi, e la sorgente presso la quale gli antichi Celti avevano avuto il loro luogo di massimo culto, in quanto crocevia di forze naturali notevoli, è ancora oggi un luogo di culto molto importante: il Duomo di Milano.Quando infatti i nostri antenati cercavano un luogo in cui fa sorgere un qualcosa di grandioso, non sceglievano il luogo a caso. Con il pretesto dell’evangelizzazione essi sostituivano o sovrapponevano i loro altari a quelli già esistenti, proprio per acquisire i poteri magici legati alla positività di quel luogo particolare.
L’area del Duomo è sempre stata sacra ai Druidi, infatti, grazie alle loro affinità con la natura erano maestri nell’identificare queste zone di forza. Gli Insubri, la tribù celtica che si trasferì nella pianura padana, non aveva templi come quelli che siamo abituati a considerare tali. Quando poi furono conquistati dall’esercito romano “scomparvero”, e sui loro luoghi sacri venero eretti templi romani dedicati a Minerva.
L’assurgere poi della nuova religione cristiana spazzò via anche questo, per gettare le fondamenta del Duomo. Pare che nei suoi sotterranei, ora chiusi al pubblico, vi siano ancora i resti di quelli che furono i primitivi insediamenti con quelle che sono state considerate “Madonne nere”, statue antiche della Grande Madre a cui è stata “tagliata” la pancia e messo in braccio un bimbo.Si dice che sotto il Duomo ci sia un laghetto, il quale era adorato dai Celti, dacché il popolo Celtico credeva nella Dea Belisama, che peraltro viene ricordata dalla Madonnina sulla punta del Duomo, e che era considerata Dea dell’Acqua, cioè Dea della vita, infatti l’acqua era sinonimo di ricchezza vitale.
Questa Dea venne raffigurata come una scrofa pelosa (la scrofa semi-lanuta della leggenda), ed aveva una duplice funzionalità: quella lunare, che ricordava la femminilità, la madre, e quella solare, che ricordava il territorio, un tempo ricco di boschi. Da qui tutto cominciò, i Celti edificarono un tempio o “cromlech”, cioè grandi cerchi formati dai menhir (pietre erette verticalmente) e dai dolmen(camere megalitiche); dopo questi templi Pagani, arrivarono altri templi costruiti dai Romani e successivamente diverse chiese Cristiane che, una sull’altra, diedero vita, dopo molti anni, al Duomo di Milano.

Duomo di Milano: una Cattedrale Alchemica

Come sappiamo esistevano canoni ben precisi per la costruzione di edifici gotici molto particolari, come possono essere le cattedrali. Il Duomo di Milano sorge in un luogo di “nodo energetico” di magia positiva molto potente.La costruzione di questo edificio pare abbia visto l’applicazione di quelle che erano le conoscenze di segreti costruttivi e semiologici anche da parte delle popolazioni orientali, venute a contatto con le nostre durante il periodo delle crociate. Anche le svettanti guglie sarebbero funzionali non soltanto per l’elevazione dell’anima del fedele verso il divino, ma anche alla regolazione dei movimenti tellurici impercettibili all’essere umano, provenienti dal centro della terra.
Si tratta di una tarda espressione dell’arte gotica, una simmetria di ispirazione germanica comune anche alle altre cattedrali europee. Infatti, particolari numeri e figure geometriche come il triangolo e il quadrato, fanno parte del segreto dei costruttori di questa grande opera architettonica.
Nel Medioevo questo genere di conoscenze non era alla portata di tutti, e venivano trasmesse in modo perlopiù occulto e a carattere esoterico. Il privilegio della conoscenza era concesso soltanto dopo lunghi anni di apprendistato presso i Maestri, che poi tramandavano il loro sapere e le loro tecniche.
Queste conoscenze non erano soltanto di carattere statico, come il dare stabilità alle volte o la maniera migliore di scolpire il marmo, ma anche del significato di ogni simbolo e la posizione o il suo allineamento con altri. Maestoso e imponente, vero rompicapo anche per gli architetti contemporanei, il Duomo ha una lunghezza esterna di 157 metri ed un’area interna di 11.700 metri quadri. La guglia, con la statua dorata della “Madonnina”, è alta 109 metri.
La Fabbrica del Duomo ha visto l’alternarsi di numerosi Maestri italiani e stranieri, ciascuno di essi ha lasciato nella cattedrale il proprio sapere… quale crogiolo migliore di conoscenze un cantiere tanto grande e con un compito tanto “delicato”?
Secondo la tradizione il Duomo di Milano altro non sarebbe che un immenso trattato alchemico, la rappresentazione della metamorfosi del cambiamento da animale a uomo, dell’essere umano. Fra i suoi simboli e i suoi ermetici fronzoli pare sia celato il mistero della trasmutazione, il che per una cattedrale è una simbologia potentissima, anche per la fede cattolica che vede la trasmutazione dell’essere umano in qualcosa di molto più simile al divino come scopo dell’esistenza: l’anima nella sua celebrazione.
Su una vetrata del Duomo di Milano un’iscrizione riporta “Il latte del sole è nero”. QUESTA È LA FIRMA TANGIBILE CHE CHIUNQUE LO ABBIA COMMISSIONATO, ERA UN ALCHIMISTA.La luce che penetra dalle vetrate gotiche produce un’atmosfera di mistica solennità.
I pavimenti a scacchiera bianchi e neri ricordano la dualità del tutto, luce ed ombra…
I labirinti sono un simbolo che risale alle religioni più arcaiche, e tra le varie cose simboleggia il percorso dell’anima in questa vita, in varie vite, il progredire tra vie tortuose…
Parallela alla facciata rivolta ad Ovest, notiamo sul pavimento una sottile linea d’ottone estesa per tutta la larghezza dell’edificio. A Nord la linea sale lungo la parete, in verticale, e termina con un riquadro nel quale è raffigurato il segno zodiacale del Capricorno. Altri riquadri minori seguono la linea sul pavimento e nell’ultimo, a Sud, è raffigurato il segno del Cancro.
Ogni giorno, a mezzogiorno, un raggio di luce penetra dal soffitto e va a colpire la linea meridiana, indicando il periodo dell’anno in cui ci si trova. Il maggior risalto dato al segno zodiacale sulla parete a Nord è attribuibile alla sua sovrapposizione con il Natale Cristiano. Ma non possiamo dimenticare che il Capricorno è anche l’animale col quale viene raffigurato il Diavolo… i costruttori del Duomo volevano comunicarci qualcosa, ma cosa? Quali segreti nasconde questa simbologia?
In ogni cattedrale gotica sono presenti elementi architettonici e simboli d’origine templare ed orientale, ed è risaputo che l’idolo adorato dai templari era il Bafometto, una sorta di Demone cornuto, pertanto è facile supporre una similitudine tra il Bafometto ed il Capricorno del Duomo.Sulla facciata del secondo portale d’ingresso di sinistra, spicca una formella tra le tante, raffigurante un albero, precisamente una quercia, che i Druidi veneravano essendo simbolo di forza, coraggio, vigore e rinascita. La quercia incarnava il Dio Celtico Dagda  (per i romani impersonava Giove).
La quercia è presente anche nel portone principale, infatti in mezzo all’apertura del portone vi è un albero che si dirama, dando origine a formelle raffiguranti sull’ala destra del portone la nascita di Gesù e, sull’ala sinistra, la sua morte (con tutta la Passione). Si notano benissimo sul fondo del portone le radici dell’albero, questa presunta quercia allunga i suoi rami fin tutta l’altezza del portone sorreggendo la Madonna, Gesù, la Trinità e tutta una schiera d’Angeli. Tale albero potrebbe essere anche la simbologia dell’Albero della Conoscenza (il famoso albero proibito dal quale mangiarono Adamo ed Eva).
All’interno del Duomo, oltretutto, si ha l’impressione di essere di fronte ad un’antica foresta di querce (le colonne gotiche); infatti, i Maestri Comancini che contribuirono alla realizzazione del progetto, ben conoscevano il valore che la tradizione Celtica attribuiva a tali piante.
Sempre sulla facciata del Duomo, possiamo inoltre notare varie figure di draghi e serpenti, presenti in Italia soltanto in questa cattedrale (queste figure emblematiche rappresentano simbolicamente l’energia che ci trasmette la terra sulla quale viviamo, ed il potere di trasformazione).
Un problema che ha assillato gli archeologi e gli storici per molti anni, è stato quello di capire dove i cittadini della Milano medievale abbiano preso il denaro sufficiente per la costruzione di questa imponente opera architettonica. Per un simile progetto, e questo vale per ogni cattedrale europea, ci sarebbe voluto molto più denaro di quanto effettivamente ne possedeva il comune. Eppure, eccolo qui, davanti a noi, con tutte e 135 le sue guglie e le sue 2245 statue. Per niente un’opera del caso, ma di una profonda meditazione filosofica e scientifica.
Probabilmente, il segreto delle cattedrali si cela dietro l’immagine di un famoso Ordine di Cavalieri, i Templari. Costituiti nel 1118 per difendere il santo sepolcro, la “Militia Christi”, ovvero i Cavalieri di Cristo, potrebbero aver appreso, nell’Oriente delle crociate, segreti, nozioni tecniche/architettoniche e formule alchemiche, prima sconosciute agli occidentali.
Non dobbiamo infatti dimenticare che l’Oriente dell’epoca delle crociate era molto più evoluto dell’Occidente. Già da secoli, ad esempio, in Cina si conosceva la polvere da sparo e, in Arabia, la matematica e le scienze filosofiche e fisiche avevano già compiuto passi da gigante. Ma c’è di più. I Templari potrebbero aver trovato molto più di quanto andavano cercando.

Il giardino delle Fate

lunedì 15 settembre 2014

Streghe

Colei che ha fatto tanto del bene, come dice il gran dottore del Rinascimento Paracelso: che, nel 1527, fece a Basilea un falò di tutta la medicina, dichiarando di non sapere niente oltre a quanto appreso dalle streghe.
Meritavano un premio. L’ebbero. Le compensarono con torture e roghi. S’escogitarono appositi supplizi, inediti strazi. Venivano giudicate in massa e condannate per una parola. Mai ci fu più spreco di vite umane.
Jules Michelet , La strega