La caccia alle streghe ha inizio sin dall’alto Medioevo. Epidemie, carestia, crisi economica, inquietudine sociale, crisi religiosa e ribellioni contadine generavano sofferenze che né le autorità civili, né quelle religiose riuscivano a risolvere, spiegare o giustificare. Per ricondurre le masse all’obbedienza e alla passività occorreva asservirle alla cieca e incondizionata superstizione religiosa. Era pertanto necessario ricostruire la fede della gente in un Dio che brillava per la sua assenza e per l’indifferenza alle umane sventure, contrastando nel contempo il suo avversario e i sacerdoti di quest’ultimo. O, meglio, soprattutto le sacerdotesse, visto che la donna è in assoluto la principale colpevole del peccato originale, induce l’uomo in tentazione con la sua perniciosa lussuria ed è un essere inferiore, come si riteneva nei tempi più bui della cristianità. Teologi senza scrupoli e giuristi sadici si misero al lavoro per attribuire alle presunte streghe colpe sufficienti a giustificarne lo sterminio. Ma scopi inconfessati della caccia alle streghe erano quelli di eliminare dal contesto sociale persone scomode o aliene alle regole imposte dalla religione e dalla società, stornare l’attenzione della comunità da problemi gravi e insoluti, ricondurre dubbiosi e ribelli sotto il controllo della Chiesa, attribuire alle forze del male le disgrazie e gli affanni di una società in sfacelo. Il clero si mise quindi alacremente all’opera, realizzando una colossale opera di propaganda e indicando dal pulpito la strega, strumento del Diavolo, come principale fonte dei mali che affliggevano la società cristiana. Veniva imposta la lettura in pubblico delle accuse e delle sentenze di condanna. Si tenevano martellanti prediche contro la stregoneria durante i processi e prima dell’esecuzione, turni di preghiera collettiva, sermoni di natura tale da indurre gli stessi fedeli a ‘vigilare’ e a individuare possibili streghe nell’ambito della propria famiglia e tra i conoscenti, si minacciava la scomunica a chi non collaborasse. Le sedi dei processi furono trasferite in città o in grandi borghi, e le esecuzioni fissate nei giorni festivi per favorire la massima affluenza del pubblico uscente dalla messa. Catechismo e prediche contribuirono a diffondere i concetti di patto col Diavolo e di sabba, che la massa precedentemente ignorava. Il clero sviluppò e alimentò un assurdo sentimento repressivo nei confronti della sessualità, ritenendola per se stessa ispirata dal Demonio e riconducibile talvolta ad atto di vera e propria stregoneria. Prima la Chiesa cattolica e poi quella riformata, coadiuvate dalle istituzioni civili, teorizzarono il concetto di stregoneria e lo imposero a una società ignorante e asservita per eliminare quelli che ritenevano in definitiva potenziali nemici e concorrenti: era inammissibile che una strega riuscisse a curare malanni sui quali preghiere e benedizioni (ma anche le cure dei medici ufficiali!) non avessero alcun effetto.
Mario Boffo, Femmina strega
martedì 21 ottobre 2014
Caccia alle Streghe
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