Questo post fa parte del Calendario Festività Pagane
Il 3 Settembre si festeggia la festa di Iside, che cade anche il 6 Gennaio.
Questa festa dedicata ad una delle piu influenti Divinità Egizie ricopre una parte importante nella cultura pagana odierna.
Iside la Dea Celeste
Iside, è la dea della maternità e della fertilità nella mitologia egizia.
Divinità in origine celeste, associata alla regalità faceva parte dell'Enneade (associata alla regalità. si intende un gruppo di nove dei che stanno alla base della cosmogonia egizia. Il mito della creazione legato all'enneade narra che: in principio vi era il Nun, il caos incontrollato, elemento liquido e turbolento, il non creato. Dal Nun emerse una collinetta dalla quale nasce Atum (visto come Atum-Ra). Quest'ultimo sputando o masturbandosi diede vita a Shu (l'aria) e Tefnut (l'umido), i quali a loro volta generarono Geb (la terra) e Nut (il cielo). Il mito racconta che questi ultimi se ne stavano sempre uniti e impedivano alla vita di germogliare, così Atum ordinò al loro padre, Shu, di dividerli. Con le mani Shu spinse Nut verso l'alto facendole formare la volta celeste e con i piedi calpestò Geb tenendolo sdraiato. In questo modo l'aria separò il cielo dalla terra. Geb e Nut, a loro volta, generarono quattro figli: Osiride, Iside, Nefti e Seth).
Gli appellativi coi quali Iside viene evocata racchiudono un archetipo che non è solo quello della madre terra ma, più ampiamente, di Signora dell’universo, colei che ha il potere di governare i ritmi cosmici, il corso dei fenomeni celesti, l’alternarsi delle stagioni, che ha potere persino sul Fato e sull’influsso degli astri, sulle tempeste della Fortuna.
I simboli di Iside sono lo scettro – simbolo di autorità spirituale – e, nell’altra mano, la croce ansata, simbolo della Vita.
Il Mito di Iside
Figlia di Nut e Geb, sorella di Nefti, Seth ed Osiride, di cui fu anche sposa e dal quale ebbe Horus. Secondo il mito, raccontato da Plutarco nel suo Iside ed Osiride, con l'aiuto della sorella Nefti assemblò le parti del corpo di Osiride, riportandolo alla vita. Per questo era considerata una divinità associata alla magia ed all'oltretomba.
Iside è spesso simboleggiata da una vacca, ed è raffigurata con le corna bovine, tra le quali è racchiuso il sole. Solitamente viene raffigurata con una donna vestita, con in testa il simbolo del trono, che tiene in mano un loto, simbolo della fertilità. Il suo simbolo è il tiet, chiamato anche nodo isiaco. (Il Tiet, o nodo di Iside era un amuleto egizio, che era ritenuto assicurare protezione in vita e nel corso del viaggio verso l'aldilà nel periodo del Nuovo Regno. La sua forma era simile all'ankh, ma con le braccia rivolte verso il basso. Poiché l'amuleto era associato al sangue poteva essere realizzato in pietra rossa, come in altri casi era in oro. Il simbolo veniva usato spesso nella decorazione di tombe e nei corredi funerari. Il "nodo di Iside" è spesso raffigurato come attributo della dea nelle sue statue di epoca greco-romana. Si usavano gli angoli superiori, formando un cappio che doveva trovarsi esattamente tra i seni ed ai lati del nodo pendeva ciò che restava degli angoli usati).
Tifone ordisce una congiura ai danni di Osiride, chiudendolo, con un inganno, in un sarcofago sul quale viene fatto colare del piombo fuso (possibile simbolo dell’oscuramento del principio spirituale dell’uomo e della sua pietrificazione materialistica) e viene poi abbandonato nel fiume, in direzione del mare (il simbolo dello smarrimento nelle acque è comune a molti popoli antichi, come la cesta contenente Romolo e Remo abbandonata nelle acque del fiume).
Iside, resasi conto dell’accaduto, si veste a lutto e cerca a lungo il corpo di Osiride ed il sarcofago in cui è racchiuso. Dopo varie vicissitudini ed un lungo peregrinare (simboli della difficoltà della ricerca spirituale per l’uomo), dopo aver navigato attraverso le “paludi su una zattera di papiro, la dea ritrova il corpo di Osiride smembrato da Tifone, lo ricompone e lo rianima.
I Misteri
I Misteri prevedevano un momento cultuale pubblico che si articolava in due feste che celebravano alcuni episodi del mito. La prima, il Navigium Isidis, inaugurava la navigazione in primavera; la seconda, l’Inventio di Osiride, riattualizzava il suo ritrovamento e la sua ricomposizione e si svolgeva dal 29 ottobre al 1° novembre.
Al terzo giorno di digiuni, lamentazioni funebri e pantomime (che rappresentavano la ricerca di Osiride ucciso e smembrato da Seth-Tifone ed i riti funebri praticati da Iside) seguivano la gioia dei fedeli all’annuncio che il corpo del dio era stato ritrovato, ricomposto e rianimato; era la reiterazione rituale di una vicenda mitica di morte e rinascita.
Culto di Iside
La venerazione per la dea, simbolo di sposa e madre e protettrice dei naviganti, si diffuse nel mondo ellenistico, fino a Roma. Da qui il suo culto, diventato misterico per i legami della dea con il mondo ultraterreno e nonostante all'inizio fosse ostacolato, dilagò in tutto l'impero romano. Nella religione romana Iside venne assimilata con molte divinità femminili locali, quali Cibele, Demetra e Cerere, e molti templi furono innalzati in suo onore in Europa, Africa ed Asia. Durante il suo sviluppo nell' Impero il culto di Iside si contraddistinse per processioni e feste in onore della dea molto festose e ricche. Le sacerdotesse della dea vestivano solitamente in bianco e si adornavano di fiori; a Roma, dedicavano talvolta la loro castità alla dea Iside. Apuleio nelle sue Metamorfosi ci racconta della festa di Iside. Si riferisce a quella festa che in Roma si disse “Isidis navigium” (5 Marzo del calendario romano).
Era una festa marinara, consisteva essenzialmente nel consacrare alla dea, la nave che poi si slanciava nel mare, onde la processione dal tempio recava sulla spiaggia, dove aveva luogo la sacra cerimonia. La processione dal tempio scendeva sulla marina, gli addetti, vestiti di una tunica di lino bianco tiravano con funi la sacra barca. Alla festa partecipavano in gran parte le donne.
Il culto di Iside in Sicilia viene anche identificato con la celebrata Proserpina, al punto che Apuleio afferma che i siculi chiamavano Iside Prosperina.
Il Velo di Iside
Il velo colorato di Iside è simile al velo di Maya di cui parla la filosofia indiana.
Esso rappresenta le molteplici forme della natura nelle quali è rivestito lo spirito.
L’idea è che lo Spirito Creativo si rivestì in forme materiali di grande diversità e che l’intero universo che noi conosciamo fu fatto in questo modo, è cioè la manifestazione, sotto forma materiale, dello spirito del Creatore.
Plutarco disse : Iside è il principio femminile della natura e quello che è in grado di ricevere tutto ciò che è creato; a causa di ciò è stata chiamata “Nutrice “ e “Omni-ricevente” da Platone…
Perciò la veste o velo di Iside è la forma continuamente mutevole della natura, la cui bellezza e tragedia vela ai nostri occhi lo spirito. Questo perpetuo gioco reciproco nel mondo manifesto, che comprende gli oggetti esterni, gli alberi, le colline, e il mare, come pure gli altri esseri umani ed anche noi stessi, i nostri corpi, le nostre reazioni emotive, l’intero dramma del mondo, ci sembra possedere una tale realtà assoluta che non pensiamo a metterla in dubbio. Tuttavia in alcuni momenti di particolare intuizione, indotti forse dal dolore o dalla sofferenza o da una grande gioia, possiamo improvvisamente renderci conto che ciò che costituisce l’ovvia forma del mondo, non è quella vera, quella reale.
E’ detto che l’essere vivente viene afferrato nella rete o velo di Iside, e ciò significa che alla nascita dello spirito, la scintilla divina che è in ognuno, fu incorporata o afferrata nella carne.
Attributi Magici
Iside viene mostrata mentre decreta che non potrebbe esserci armonia perpetua, se il bene fosse sempre nell’ascendente. Essa, al contrario, delibera che vi sia sempre un conflitto fra le potenze della crescita e quelle della distruzione.
Iside aveva due aspetti: Natura e Luna. Essa era la madre, la creatrice, la nutrice di tutto, ed era anche la distruttrice.
Il suo nome, Iside, significa antico ed era chiamata anche Maat, che significa Conoscenza o Sapienza.
Iside è Maat, la Sapienza Antica. Ovvero la sapienza delle cose come esse sono e come sono state sempre, la capacità innata, intrinseca di seguire la natura delle cose sia nella loro natura presente sia nel loro inevitabile sviluppo nel rapporto reciproco. E’ la sapienza dell’istinto.
Iside era vergine e madre, spesso rappresentata col bimbo in braccio.
Iside, nel periodo del lutto, era vestita di nero, oppure era essa stessa nera. Come la vergine nera dei santuari europei, che le è così strettamente collegata, essa era una Dea della guarigione.
Di Iside era detto: “dove tu guardi pietosa, l’uomo morto ritorna in vita, il malato è guarito”.
Le statue nere di Iside possiedono anche un altro significato. Plutarco dice che “tra le statue quelle con le corna sono rappresentazioni della sua luna crescente, mentre quelle vestite di nero i modi occulti e nascosti in cui essa segue il Sole – Osiride – e brama di unirsi con lui. In conseguenza a ciò essi invocano la luna per le questioni amorose e Eudosso dice che Iside regna sull’amore.”
Inni a Iside
Perché io sono la prima e l’ ultima
Io sono la venerata e la disprezzata,
Io sono la prostituta e la santa,
Io sono la sposa e la vergine,
Io sono la madre e la figlia,
Io sono le braccia di mia madre,
Io sono la sterile, eppure sono numerosi i miei figli,
Io sono la donna sposata e la nubile,
Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito,
Io sono la consolazione dei dolori del parto.
Io sono la sposa e lo sposo,
E fu il mio uomo che nutrì la mia fertilità,
Io sono la Madre di mio padre,
Io sono la sorella di mio marito,
Ed egli è il mio figliolo respinto.
Rispettatemi sempre,
Poiché io sono la Scandalosa e la Magnifica.
Io sono la venerata e la disprezzata,
Io sono la prostituta e la santa,
Io sono la sposa e la vergine,
Io sono la madre e la figlia,
Io sono le braccia di mia madre,
Io sono la sterile, eppure sono numerosi i miei figli,
Io sono la donna sposata e la nubile,
Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito,
Io sono la consolazione dei dolori del parto.
Io sono la sposa e lo sposo,
E fu il mio uomo che nutrì la mia fertilità,
Io sono la Madre di mio padre,
Io sono la sorella di mio marito,
Ed egli è il mio figliolo respinto.
Rispettatemi sempre,
Poiché io sono la Scandalosa e la Magnifica.
"Tu, santa e sempiterna salvatrice del genere umano, sempre prodiga
delle Tue grazie ai mortali, Tu che dai il Tuo dolce affetto di madre
a chi si trova nell'afflizione: non c'è giorno, non c'è notte, non c'è
momento sia pur breve che passino senza la tua protezione!
E sempre Tu aiuti gli uomini per mare e per terra, e allontani le
tempeste della vita e porgi loro il soccorso della Tua destra, con la
quale sciogli gli inestricabili nodi del destino, e mitighi le
tempeste della Fortuna e raddrizzi il corso funesto degli astri.
Gli Dei del cielo ti onorano, gli Dei degli inferi ti temono:tu fai
girare la terra, illumini il sole, reggi il mondo, tieni il Tartaro
sotto i tuoi piedi.
Per Te si regolano gli astri, le stagioni si rinnovano, gioiscono i
numi, obbediscono gli elementi.
Al Tuo cenno spirano i venti, si gonfiano le nubi, germogliano i semi,
crescono i germogli.
Della Tua Maestà tremano gli uccelli che volano nell'aria, le fiere
che vagano sui mondi, i serpenti nascosti nella terra, i mostri che
nuotano nel mare.
Ma il mio ingegno è troppo debole per cantare tue lodi, e troppo
poveri i miei beni per offrirti degni sacrifici.
E non ho abbastanza voce per dire quello che sento della Tua Maestà, e
non basterebbero neppure mille bocche e mille lingue, né un eterno
instancabile fluire di parole.
Farò quello che solo può fare un uomo pio, ma povero: custodirò per
sempre nel profondo del mio cuore il tuo volto divino, il Tuo
santissimo nume!
(Apuleio, Metamorfosi, XI, 25)
delle Tue grazie ai mortali, Tu che dai il Tuo dolce affetto di madre
a chi si trova nell'afflizione: non c'è giorno, non c'è notte, non c'è
momento sia pur breve che passino senza la tua protezione!
E sempre Tu aiuti gli uomini per mare e per terra, e allontani le
tempeste della vita e porgi loro il soccorso della Tua destra, con la
quale sciogli gli inestricabili nodi del destino, e mitighi le
tempeste della Fortuna e raddrizzi il corso funesto degli astri.
Gli Dei del cielo ti onorano, gli Dei degli inferi ti temono:tu fai
girare la terra, illumini il sole, reggi il mondo, tieni il Tartaro
sotto i tuoi piedi.
Per Te si regolano gli astri, le stagioni si rinnovano, gioiscono i
numi, obbediscono gli elementi.
Al Tuo cenno spirano i venti, si gonfiano le nubi, germogliano i semi,
crescono i germogli.
Della Tua Maestà tremano gli uccelli che volano nell'aria, le fiere
che vagano sui mondi, i serpenti nascosti nella terra, i mostri che
nuotano nel mare.
Ma il mio ingegno è troppo debole per cantare tue lodi, e troppo
poveri i miei beni per offrirti degni sacrifici.
E non ho abbastanza voce per dire quello che sento della Tua Maestà, e
non basterebbero neppure mille bocche e mille lingue, né un eterno
instancabile fluire di parole.
Farò quello che solo può fare un uomo pio, ma povero: custodirò per
sempre nel profondo del mio cuore il tuo volto divino, il Tuo
santissimo nume!
(Apuleio, Metamorfosi, XI, 25)
Rito di Iside
Rito di Iside : la trasformazione di Osiride
Nell’antico Egitto, il mito di Iside e Osiride veniva proposto ogni anno nell’ambito di un sontuoso rito in segno di lutto. Questa cerimonia costituiva uno dei più importanti riti religiosi, che permetteva a chi ne prendeva parte di sperimentare le dolorose emozioni della dea mentre ricercava spasmodicamente il marito-fratello, che poi avrebbe pianto con strazio immane. Gli astanti percepivano altresì la gioia in seguito alla rinascita di Osiride nelle sembianze del figlio Horus.
Quando non si è manifestato appieno il riconoscimento del dolore, esso fluisce in tutti gli altri aspetti della vita, tingendola di nero. La sofferenza di Iside durante la disperata ricerca di Osiride da un capo all’altro del Nilo è indicativa del cupo viaggio che dobbiamo intraprendere per affrontare il dolore e trasformarlo.
Onde favorire la trasformazione della pena che vi affligge, plasmate un piccolo cuore – il vostro cuore infranto – utilizzando un foglio di allumnio. Mentre scolpite questo talismano, pensate a Iside e alla sua vicenda, ma pensate anche alla vostra vicenda. Fate confluire nella vostra energia tutto il dolore del vostro cuore infranto, con la saggezza che ne deriva.
Riempite quindi una ciotolina a fondo piatto con dell’acqua salata come le lacrime. Al centro della ciotolina, ponete una candela larga e massiccia. Accendete la candela. Dopo che si sarà sciolta una minuscola quantità di cera, intingetela nel vostro talismano a forma di cuore. Immaginate che la cera stia ricomponendo i frammenti del vostro cuore, come ha fatto con il corpo di Osiride. Nel fare ciò, dite:
Lacrime in acqua salata, cera in metallo
Iside, fai cessare le mie lacrime, trasforma il mio dolore.
Guarisci il mio cuore perché possa amare ancora.
Iside, fai cessare le mie lacrime, trasforma il mio dolore.
Guarisci il mio cuore perché possa amare ancora.
A questo punto spegnete la candela.
Ripetete il rito della candela con il vostro talismano per quattordici notti, aggiungendo man mano l’acqua salata che occorre. Trascorso questo periodo, prendete il cuore coperto di cera e seppellitelo vicino ad un albero affinché Iside lo possa trovare e guarire, come ha fatto con Osiride. Infine versatevi sopra la rimanente acqua salata.
Fonte:
http://antrodellamagia.forumfree.it/
www.coloniaiuliafanestris.com
www.ilcerchiodellaluna.it/