domenica 4 gennaio 2015

Frigg e Fulla


Frigg e la sua ancella FullaTutte le qualità e le funzioni magiche delle lucifere Holla e Berchta, così tanto simili fra loro, convergono e coincidono con quelle della amorevole Dea Frigg, la Grande Madre divina che aveva generato tutte le divinità e tutti gli spiriti e le creature naturali, e che per questo veniva chiamata “Colei che viene prima di tutti gli altri”.

Ella era “la Donatrice”, nel cui ventre brillava il sacro germe che dà vita a tutta la Natura, ed era la custode e la personificazione stessa dell’antica Saggezza senza tempo e della profonda sapienza femminile.
Il suo bel viso, incorniciato dai lunghi e folti capelli biondi, era coperto da un velo che ricadeva soffice sino ai piedi, ed ella portava appeso al fianco un grande mazzo di chiavi – forse un simbolo della possibilità di schiudere le porte segrete che conducono al di là del visibile, di accedere a qualcosa di nascosto e di conoscere i Misteri che la Dea stessa rappresentava e conservava con cura.
Frigg era Signora delle acque che scorrono nelle morbide venature terrestri, e così delle fonti, dei fiumi, dei laghi, delle infinite distese blu dei mari, ed anche delle nuvole e della pioggia, che ella faceva discendere dal cielo perché allietasse la vegetazione assetata. La sua protezione si stendeva sull’agricoltura e sul bestiame, che doveva essere sempre trattato con amore e premura; ed anche sul caldo focolare di ogni casa, sui bambini e sulle loro madri.
Si raccontava che tutte le arti e le abilità delle donne fossero segretamente ispirate da lei, e che fossero il regalo che lei aveva fatto al mondo. Più di ogni altra, però, le era cara la Filatura, e secondo le leggende era lei che, al principio dei tempi, aveva mostrato alle donne il suo sacro fuso ed aveva insegnato loro a filare.
La Dea era, infatti, la prima Filatrice e possedeva una conocchia d’oro sulla quale filava un filo tanto sottile da sembrare seta. Le filatrici che lavoravano bene, con amore e attenzione, erano da lei ricompensate, mentre quelle che lavoravano in malo modo venivano severamente punite. Allo stesso modo, le case ben tenute e spolverate o quelle trascurate, ricevevano una buona o cattiva sorte, a seconda dei casi.
A Frigg erano sacri i gatti, che trainavano il suo magnifico carro nelle notti in cui ella correva per il cielo; e poi le rondini, il cucù dallo spirito profetico e la cicogna, che volava in aiuto dei bambini che cadevano nelle paludi o nei corsi d’acqua, salvandoli dalla morte e restituendoli alle loro mamme.
Le era sacro anche il periodo invernale e i dodici giorni e le dodici notti che seguivano il solstizio d’inverno, durante i quali le giovani non dovevano filare per alcun motivo, poiché Frigg si sarebbe offesa se in tali giorni il fuso non fosse stato lasciato a riposare.
In queste dodici notti – oppure in quelle che intercorrono fra Natale e la Befana – la Dea faceva visita a tutte le case per portare le proprie luminose benedizioni, ed al suo fianco l’accompagnava sempre la sua amata e fedele ancella, Fulla.
Questa fanciulla, vergine nel senso antico del termine, aveva capelli d’oro lunghi e lucenti come il sole ed era la personificazione della terra verdeggiante, rigogliosa, traboccante di vita e ricca di frutti. Era la Dea dell’abbondanza e del nutrimento che proviene dalla Natura e la Custode dei calzari e dello scrigno dei gioielli di Frigg – forse un emblema del suo grembo divino – dal quale traeva e distribuiva doni preziosi.
Nelle notti in cui, con la sua Signora, si recava a visitare le abitazioni, Fulla controllava tutte le cantine e le rimesse dove venivano raccolte le provviste per l’inverno. Se trovava i cibi ed il vino ben ordinati e a sua disposizione, li assaggiava, ed in tal modo concedeva le sue benedizioni; se invece trovava tutto sparso in modo disordinato, oppure chiuso a chiave, non assaggiava nulla e di conseguenza non dispensava la sua buona Fortuna. 
Dopo le cantine, ella andava a vedere le stalle, per accertarsi che gli animali fossero sistemati bene e al caldo, e spesso si intratteneva a pettinare dolcemente le lunghe criniere dei cavalli.
Per farsi luce, teneva sempre accesa una candela, e piccole gocce di cera sul pavimento, sul legno o tra la paglia potevano essere un segno del suo passaggio.

Gli aspetti ed i sacri compiti della Madre Frigg e della sua devota Fulla, così come quelli di Holla e Berchta, si somigliano e coincidono fra loro in modo sorprendente, tanto che non è difficile intravedere in queste luminose divinità dai diversi nomi la stessa ed unica essenza.
Vi è però una particolarità comune a tutte che merita d’essere ancora approfondita, perchè potrebbe alludere ad un piccolo insegnamento che le Dee vogliono forse far intendere. Questa caratteristica si trova nel legame, chiaro e indissolubile, che esse hanno con il fuso, la filatura e le filatrici.

Violet il tempio delle ninfe

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