domenica 4 gennaio 2015

Le origini della Befana


Le origini della Befana

L’immagine della povera vecchina dalle vesti lise, che attraversa i cieli cosparsi di stelle e la bella e bianca luna nella gelida notte d’inverno, per distribuire dolcetti e carbone, è dunque tutto ciò che è sopravvissuto nella nostra tradizione delle splendenti Dee di Luce e Fortuna.
Eppure non è difficile, per chi desidera andare oltre la superficie, scorgere oltre il suo laido viso sempre sorridente e gentile, la sua appartenenza ai mondi antichi e le sue lontane radici che ben vi attecchiscono.
A volte pare addirittura che ella voglia mostrare una porticina segreta che si nasconde oltre la sua figura, la quale si apre su di un regno incantato che lei stessa ancora incarna, sebbene quasi più nessuno se ne interessi o ne sia a conoscenza.
Al di là di quel piccolo varco magico, la Befana si riappropria finalmente della sua vera sembianza, e bisogna quasi proteggere gli occhi per non rimanere accecati dinnanzi alla visione abbagliante che ella mostra di sé, come del resto poteva succedere a chi tentava di vederla aggirarsi per le campagne, nei tempi in cui i suoi nomi erano altri e diversi, e richiamavano sempre la sua essenza di luce. 
Ella, infatti, altri non è che la stessa Holla, e Berchta e Frigg e Fulla, ed infinite altre luminose divinità femminili della Natura incontaminata, elargitrici di doni ed abbondanza, legate alla vegetazione, agli animali, alla fertilità ed alla Fortuna.
È la luminosa Dea del ciclo eterno, che muta la sua forma e conduce le stagioni. Portatrice di nuova vita e luce nel freddo e buio inverno, può assumere un aspetto incantevole, giovane e vigoroso, ma anche uno completamente opposto, orrendo, vecchio e spaventoso, “a rappresentare un ciclo completo dalla nascita alla morte e alla rinascita.” (7)
È l’antica Fata (8), Filatrice del Destino e Dea del Karma, che trasmette la sua arte alle donne perché la impieghino nelle loro vite; e la Coltivatrice delle profonde terre interiori, che insegna a coltivare i Semi nascosti, perché possano diventare ciò che sono nati per essere.
Il suo culto, ricorda quelli dedicati alle Matres o Matronae primordiali, Antenate genitrici di tutta la Natura, premurose e amorevoli protettrici delle donne, delle partorienti, dei neonati, e al contempo dei bimbi non nati e del sotterraneo mondo dei morti; e fra di esse, in modo particolare, richiama le Matres Domesticae, poiché come loro è custode del sacro focolare domestico, della casa e dei lavori femminili. Per questo forse non è una coincidenza che ella faccia uso proprio del camino, dimora del fuoco, per introdursi nelle abitazioni e per farvi ricadere magicamente tutte le cose buone di cui è portatrice.
La sua festa è molto preziosa perché è forse una delle uniche rimaste quasi intatte, nel corso del tempo e nonostante l’alterazione cristiana. E lo stesso la sua cara e tanto amata figura, eco delle divinità femminili che a lei hanno affidato la loro memoria perché non si spenga e continui a brillare, così che qualcuno possa scorgerne la luce e magari decidere di seguirla.
E chissà che, nel farlo, non si intuisca il luccichio fugace di un magico filamento dorato…
od il lontano tintinnare di tanti, piccoli campanellini.

 

Appendice: altre entità simili alla Befana nel Nord dell’Italia

In Italia la leggenda della Befana si può trovare ben radicata dal settentrione al meridione, e nei racconti popolari di certi paesi centro-settentrionali, esistono ancora alcuni spiriti fatati molto simili a lei, che hanno ben conservato le caratteristiche ed i compiti delle divinità trattate in questo testo. 
A Bologna, per esempio, c’erano le Borde, che evocavano e spargevano la fitta e bianca nebbia, mentre, ad Istria, le Rodie cavalcavano le grigie nuvole cariche di pioggia e grandine, sospingendole sui campi.
Vicino a Como, la Donnetta Grigia, chiamata in tal modo perché portava sempre sulle spalle uno scialle di lana grigio, compariva nottetempo, sulle scale buie che scendevano nelle cantine. Bisognava trattarla bene e con ogni gentilezza, perché così avrebbe benedetto e protetto la casa e coloro che vi abitavano; altrimenti, se fosse stata trattata male, sarebbe diventata tremenda e pericolosa.
Nelle zone intorno a Brescia, invece, le Bonae Res bussavano alle porte delle abitazioni a notte fonda, chiedendo accoglienza ed un poco di cibo. A seconda del trattamento ricevuto, donavano fortuna o sfortuna.
V’era anche la Donnina del Tetto, che si divertiva a stare sui tetti delle case spiando dalle finestre il modo di comportarsi degli abitanti, e forse portando sempre la buona o la cattiva sorte a seconda di ciò che vedeva.
Infine, in Val Camonica, una gentile vecchina, chiamata Mandola, si aggirava nei bei prati verdi e nei boschi umidi ed ombrosi, per spargere, insieme ai suoi amici folletti, una polverina magica che faceva crescere i funghi porcini.
Altre entità simili si possono trovare in altri paeselli, tuttavia queste sono forse quelle che più ricordano le Dee precedentemente trattate, nonché la buona Befana, che sempre vive e trasmette amore nel cuore di grandi e piccini.

Violet il tempio della ninfa

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