mercoledì 25 febbraio 2015

Incantesimo di pulizia e purificazione

Potrete impiegarlo ogni volta che ne avrete bisogno, ma sarà particolarmente efficace durante la luna calante o nuova.
Formula veloce :
1/2 tazza di sale marino e 1 tazza di sali inglesi da aggiungere all'acqua di un bagno  caldo.Accendete una candela bianca, immergetevi nella vasca e rilassatevi.

Formula classica :
Preparatevi una pozione aggiungendo le seguenti erbe a una casseruola con 5 tazze d'acqua.
1/8 di tazza di Valeriana
1/8 di tazza di lavanda
1/8 di tazza di angelica
1/8 di tazza di calendula
1/4 di tazza di consolida
1/4 di tazza di issopo
Portate a ebollizione, abbassate la fiamma e cuocere a fuoco lento per venti minuti, mescolando in senso orario ogni 5 minuti.Filtrate le erbe e versate il decotto in una vasca piena di acqua tiepida. Aggiungete
3 gocce di olio di garofano,
5 garofani,
2 gocce di olio di eucalipto
1 tazza di sali inglesi.
Disponete le erbe che avete filtrato attorno a una candela bianca e accendetela. Enunciate ciò da cui desiderate purificarvi come, ad esempio, la solitudine, il dolore, la mancanza di fiducia in voi stessi, lo stress, la malattia, la confusione o qualsiasi altra emozione o situazione negativa. Chiedete l'aiuto purificatore dell'acqua e della terra e del potere divino che risiede dentro di voi e intorno a voi. Potete anche chiedere la benedizione di una divinità particolare, come Igea, Afrodite, Cerridwen, la fata Morgana o Yemanja.
Immergetevi nella vasca. Chiudete gli occhi e respirate profondamente, lasciando che le tensioni abbandonino sia muscoli che la mente. Visualizzate le preoccupazioni, i problemi e le emozioni negative che fluiscono via da voi. Osservate come il potere della pozione li attira fuori dal vostro corpo. Quando vi sentite rinfrancate e rinnovate,e comunque prima che l'acqua si raffreddi, uscite dalla vasca e visualizzate tutte le preoccupazioni che scivolano via nello scarico insieme all'acqua. Mettete la candela nel lavandino o in un altro punto,dove potrà consumarsi in tutta sicurezza. Ringraziate gli elementi e il divino che sono sempre con voi. Potete concludere la purificazione con una tazza di camomilla dalle proprietà calmanti. Vestitevi di bianco per le successive 24 ore. Usate le erbe come fertilizzante per le vostre piante oppure spargetele in un prato, dove potranno essere riciclate dalla terra. Ripetete questo rituale ogni volta che ne avrete bisogno.

Phyllis curott

martedì 24 febbraio 2015

24 febbraio, Giorno Europeo della Memoria Pagana.

Piccolo rituale, per chi desiderasse onorare i pagani morti durante le persecuzioni e ha il solo mezzo di farlo dalla propria abitazione!

Vesta - Hestia era Dea del focolare, vitale e sentita nella fiamma del tempio o della singola abitazione. 
Il fuoco di Vesta era curato dalle Sacerdotesse della Dea, le Vestali. Il giorno 24 febbraio 391, Teodosio emanò l' editto di condanna delle pratiche pagane. 
Per tale motivo il fuoco di Vesta che doveva ardere eternamente a Roma fu spento.
Data il valore sacro del fuoco in tutte le religioni pagane, è stato scelto questo evento a simbolo dei primi tentativi di eliminazione delle religioni pagane.
In questa data, dal 2006, si ricorda il grande olocausto che è quasi impossibile stimare, ma pare si aggiri attorno ai 55 milioni di persone in 500 anni di persecuzioni.
Anche animali furono vittime di questa enorme carneficina.
A ricordo delle vittime, di cui spesso si fa menzione solo accennata nei libri di storia,Molte delle quali non erano streghe,ma spesso solo donne o persone di bassa cultura ma dotate di conoscenze tramandate, venne istituito il Giorno Pagano Europeo della Memoria.
Chi volesse potrà ricordare le nostre sorelle e fratelli accendendo il fuoco nel calderone o un lumino rotondo (il cerchio era simbolo di Vesta) accennando una preghiera. 
Per chi lo desidera può seguire il rituale postato sotto.

Enunciare:

O Vesta,
benvenuta, 
questa casa sia il tuo tempio 
oltre il tempo e lo spazio,
O Vesta, il tuo nome rifulge, brillante
la luce del tuo fuoco è stata spenta
ma la tua luce eterna brucia di ardore nel cuore di chi ti segue.
Siamo qui per onorarti e commemorare
le nostre sorelle 
i nostri fratelli
che nel dolore
in epoca lontana 
hanno subito condanna.
Sia questo luogo tuo Sacro tempio
Questo fuoco sia energia
questo incenso
dolce aroma
di omaggio a te
di dono a loro 
per ricordare il loro sacrificio
per rammentare e onorare il calore del tuo amore....

Accendere la candela o il fuoco del calderone 

Nel mio petto segnerò col fuoco i segni sacri alla Dea.
Inni inneggerò alla Luna e incanti siglerò nella notte,
con danze e melodie:
Sono pagana e pagana sarà il mio nome.
Condanna all' eresia e all' inferno,
tra le fiamme della mia stessa passione,
di quell' arte tramandata per cui sono stata giudicata
Vola la mia anima in questa notte invernale portata dai venti
alla luce delle stelle
e giunge al tuo cuore
alla tua mente 
a te che non mi ha scordato. 
Mi hai conosciuta in libro
alla luce della conoscenza
tra vecchie formule
senza sapere il mio nome 
senza vedere il mio volto
mi chiami sorella e una candela hai acceso
perchè il mio ricordo non svanisca
tra i fumi del tempo...

Lasciare bruciare il fuoco o la candela e donare i resti alla natura all' ingresso di casa o in un vaso quando saranno raffreddati.

Strega Fata degli Incanti

domenica 22 febbraio 2015

giovedì 19 febbraio 2015

Il Nuovo Tempo

Fino a quel giorno avevamo vissuto in pace. Noi donne, sorelle di sangue e di spirito.
E avevano vissuto in pace i nostri uomini, legati a noi da vincoli di parentela e di amore, eppure liberi, così come libere eravamo noi, che mantenevamo l’armonia e l’equilibrio nei nostri clan.

Fino a quel giorno, ogni ora, ogni momento, ogni ciclo stagionale, erano trascorsi nella gioia e nella condivisione. I nostri uomini passavano molto tempo in mare, nelle lunghe imbarcazioni a forma di mezzaluna. Pescavano per noi, e noi coltivavamo la madre terra con i semi che Lei ci aveva donato all’inizio dei tempi, quando in forma di Donna Antica era giunta dalle acque salmastre con le mani colme di piccoli granelli scuri.

Figlie mie, donate alla Terra questa sacra semenza, dissetatela con la sacra acqua e lasciate che il sacro Sole la scaldi, e che la sacra Luna, vostra Madre e Sorella, regoli il suo germogliare.
Da questi sacri grani verrà il vostro nutrimento.”

Così, avevamo fatto ciò che la Donna Antica aveva detto, e in pochi cicli lunari le foglie verdi si erano innalzate dalla terra, e frutti, verdura, grano ed erbe mediche erano maturate al Sole e alla Luna.
Fino a quel giorno avevamo svolto i nostri rituali segreti nelle capanne di terra e acqua. Avevamo acceso i fuochi, danzato nude sotto la luna, ci eravamo bagnate nel mare, recandogli Doni per ciò che lui donava a noi. Avevamo celebrato il sangue e la nascita, l’amore e la morte.
Avevamo cantato per la Luna, osservato il cammino delle stelle. Avevamo misurato il tempo e innalzato pietre, avevamo cotto il pane e preparato sacchetti di medicina.
Avevamo amato i nostri uomini, che ci amavano e ci accarezzavano la pelle con baci e fiori.
Avevamo amato i nostri figli che come fiori erano sbocciati dal nostro grembo fecondo, pieno come la Luna, nostra Madre e Sorella.
Fino a quel giorno avevamo gioito. Gioito pienamente della Vita.

E poi giunsero loro. 
Le Anziane lo avevano predetto. Un’ombra scura aveva attraversato il loro sguardo, la loro fronte si era corrugata e il loro cuore aveva tremato. Leggendo nel fumo e nelle braci, le Anziane avevano capito che il mondo sarebbe cambiato, e che il Tempo era giunto.
Quel giorno li vedemmo apparire sulla linea luminosa che divide l’oceano dal cielo. Cupi e neri come demoni terribili, spegnevano con il loro avvicinarsi la luce che fino ad allora aveva vegliato sulle nostre fronti scurite dal Sole.
Parevano lontani, eppure per quanto tempo ci misero a raggiungere la riva, a noi non sembrò che un istante. 
Ormeggiarono quelle navi grandi e spaventose e si buttarono sulle sacre spiagge, urlando e ridendo in un modo che ci sembrò subito diverso dal modo di urlare e ridere che avevamo noi. Non c’era luce nelle loro risa, ma solo foga e volgarità. Non c’era grazia selvaggia nelle loro urla, ma solo orrore e ferocia.

I primi giorni che trascorsero sull’Isola rimasero vicini alle loro imbarcazioni, e qualcuna di noi, spinta da una vana, quanto bramosa, speranza, disse che non ne avremmo avuto male, che presto sarebbero ripartiti e che tutto sarebbe tornato alla normalità. Che, forse, le Anziane avevano sbagliato.
Ma nemmeno loro credevano alle proprie parole. Le Anziane non sbagliavano mai.

Così il Tempo giunse. E noi conoscemmo ciò che non avevamo mai conosciuto.
La nostra terra cominciò ad essere sfruttata, i nostri corpi di Donne belle e sacre vennero profanati, i nostri uomini vennero costretti a lavorare nelle miniere o nelle piantagioni dei loro padroni. Loro, che non avevano mai saputo cosa fosse un padrone.
Si diffusero malattie delle quali non avevamo mai conosciuto l’esistenza, e per le quali non avevamo alcuna medicina. L’ombra viveva davanti al nostro sguardo, e i nostri occhi conobbero la rovina e la disperazione.
Peggio delle malattie che quegli uomini riversarono su di noi e sulla nostra sacra terra, vi era un sentimento oscuro e furente che cresceva nei nostri cuori, e che nessuna di noi aveva mai conosciuto. Un sentimento che ci scavava dentro e che non sapevamo come guarire.
Così alcune di noi parlarono alle Anziane e innalzarono preghiere alla Donna Antica per chiederle aiuto.

Anziane Madri, diteci, cos’è questa tenebra oscura che ci cresce dentro? Cosa ci divora nel cuore e ci rende cupe e accigliate?
Abbiamo udito gli invasori nominare l’odio. È forse questo il nome con cui viene chiamata la tenebra nel loro mondo di distruzione?
Eppure, come possiamo non nutrire la tenebra davanti ai loro sacrilegi?
Come possiamo non cedere alla sua oscurità quando penetrano i nostri corpi con furia e violenza?
Come possiamo non desiderarla quando penetrano i corpi delle nostre figlie e delle nostre madri,
quando distruggono i nostri altari e bruciano le nostre case?
Come possiamo non assecondarla quando rubano i nostri uomini e li portano a lavorare e morire nei buchi che loro hanno scavato nella sacra terra, per rubarle i suoi tesori?

Le Anziane stavano sedute in cerchio, nel silenzio. Era la prima volta che non ci sorridevano rassicuranti, donandoci con amore la risposta alle nostre domande.
Ci guardarono… ma rimasero in silenzio.

Il fuoco crepitava, caldo e luminoso, e le scintille salivano verso il cielo punteggiato di stelle, portando alla Donna Antica la nostra preghiera.
Una delle Anziane sollevò lo sguardo dalle braci ardenti, e parlò.

Figlie mie, Resistete. Il Tempo del Cambiamento è giunto e il peso che dovete sopportare nel vostro spirito è grande e tenterà di schiacciarvi, sottraendovi l’Amore, l’Armonia e la Bellezza nelle quali siete state plasmate il giorno in cui la Donna Antica vi partorì dal suo grembo.
Resistete, Figlie, nel buio e nello smarrimento. Resistete.
Non lasciate che la malattia dell’invasore attanagli il vostro spirito, consumandovi e trascinandovi nella sua tenebra, perché così facendo gli darete vittoria.
Combattete invece, preservando tutto ciò che è sacro sin dall’inizio del Tempo.
Difendete voi stesse e i vostri figli. Difendete le vostre madri e i vostri uomini.
Difendete la vostra terra e i sacri principi che hanno regolato le vostre vite armoniose.
Difendete il vostro spirito dalla tenebra. Lei non vi appartiene, né mai vi apparterrà.
Non arrendetevi all’invasore. Non ascoltate la parola di chi vuole oscurare il vostro spirito luminoso. Non credete a chi giudicherà impuri i vostri sacri corpi, e vorrà insegnarvi il timore, la fede e il pentimento.
Voi sapete chi siete. Ricordate.

Riunitevi in Società segrete, dove potrete ritrovare la forza l’una nell’altra. Perché la vostra forza proviene dalla Donna Antica, e nessuna tenebra può scalfirla, né alcuna malattia può contaminarla.
Riunitevi, Figlie, così che ogni smarrimento svanisca alla luce della vostra unione. E ognuna di voi saprà che, anche nei momenti più terribili, non sarà mai sola.
Preservate la vostra sacra Tradizione e Ricordate la Donna Antica.
Ricordate chi siete, e nessuna ombra potrà possedervi.

Resistete e Ricordate.
E se tutto sarà perduto, Tessete di nuovo la vostra antica Tela.
Resistete e Ricordate.”

***

L’Anziana tacque, mentre le ultime scintille si libravano dalle braci ardenti. Lei e le altre Sorelle ci guardarono e ci sorrisero con un amore che non avevamo mai visto.
Il loro sguardo non era rassicurante, ma nei loro occhi c’era una luce nuova. Una luce che avevamo dimenticato. La luce della speranza.

Da quel giorno, noi Resistiamo. Ricordiamo e Resistiamo.
E anche nella tenebra più oscura, quando la nostra forza vacilla,
Ricordiamo chi siamo.
E sappiamo che non siamo mai sole.

***

Nota:

Il testo è ispirato da “Le Figlie della Donna di Rame”, di Anne Cameron, e dalle ricerche di Heide Goettner-Abendroth, inerenti in particolare alle invasioni degli Europei nelle terre lontane dell’America e del Canada.
Ogni Donna dallo spirito antico è uguale a quelle terre, ovunque lei sia, ovunque sia nata o nascerà.
Noi tutte siamo terra devastata che attende la Guarigione, che solo dentro di noi possiamo ritrovare.

Fonti:

Le Figlie della Donna di Rame, Anne Cameron, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 2000
Le società matriarcali, Heide Goettner-Abendroth, Venexia, Torino, 2013

Testo di Violet. Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso scritto dell'autrice e senza citare la fonte.

La Raccoglitrici di Bellezza

Esisteva, un tempo, una bellissima fanciulla, che percorreva le vie più segrete e inviolate del mondo alla ricerca della bellezza. Portava abiti semplici e di fattura antica, ai piedini calzava un paio di graziosi zoccoletti, e allacciato in vita teneva un fine grembiule di lino.
Camminando senza mai stancarsi, la fanciulla cercava le infinite visioni della divina bellezza, che nascevano nei luoghi in cui la natura era rimasta pura, vergine e rigogliosa, e ogni volta che ne incontrava una se ne lasciava incantare dolcemente, si offriva alle sue gioiose emanazioni, si riempiva il grembo della sua magia, e in cambio le offriva un caldo sorriso, ringraziandola con amore.

La fanciulla camminava e camminava, e nell’infinito tempo del sogno raccoglieva la bellezza dentro se stessa, ovunque la trovasse… un florido frutteto pieno di meli in fiore, una brezza fresca che faceva fremere le foglie, un delicato bucaneve sbocciato al margine di un sentiero innevato, il silenzioso volo di una civetta fra le luminose stelle del cielo, un raggio di luna riflesso sulle calme acque di un lago di montagna, il cinguettio vivace di un’allodola, il gorgogliare argentino di un ruscello fra le rocce coperte di muschio, i tralci verde scuro dell’edera abbracciata a un vecchio faggio, il piumaggio turchino di un martin pescatore sulla superficie di un torrente, le bacche scarlatte di una grande rosa selvatica, il canto potente delle onde del mare, e tanti altri tesori partoriti da Madre Natura.
Piena di gioia e di armonia, la fanciulla camminava e raccoglieva. Si donava alla bellezza, la custodiva amorevolmente e sempre ne preservava il ricordo. E più la bellezza la riempiva più lei diventava bella, radiosa e felice. Più la bellezza la trasformava, più lei se ne faceva luminoso riflesso vivente.
Così, il bosco viveva in lei, la luna viveva in lei, l’acqua, i fiori, il fuoco, gli alberi, il vento, il mare vivevano in lei, e tutta la divina armonia viveva in lei, riempiendola di luce.
I suoi passi imprimevano tracce dorate sul sentiero della vita, il suo sorriso splendeva come un raggio di sole, i suoi occhi brillavano come le stelle, e sempre la fanciulla raccoglieva…
E nell’infinito tempo del sogno portava la bellezza nel mondo.

***

Raccogliere la bellezza significa lasciarsi incantare dall’armonia naturale, farsene invadere e riempire fino a sentirla vivere dentro di sé, fino a ricongiungersi ad essa in una gioiosa ed estatica comunione. 
Coltivando la capacità di aprirsi ad accogliere le infinite visioni armoniose che nascono da Madre Natura, diventa sempre più spontaneo offrirsi alla bellezza, commuovendosi e abbandonandosi ad essa senza alcun limite e sentendola risuonare nell’intimo del proprio grembo, ovvero in quell’intimità riposta che nella donna rappresenta la parte più magica e adatta a raccogliere e contenere il divino.
Ascoltando la natura con la pancia, lasciandosi ispirare dalle sue incantevoli emanazioni perché ci riempiano di dolcissimo e travolgente amore, ci si rende ad essa simili, e si trasforma il grembo in un luminoso calderone traboccante di di bellezza. Una sorgente inesauribile alla quale potremo attingere ogni volta che vorremo.

***

Ogni volta che, camminando nella natura, incontrate qualcosa che vi incanta profondamente e vi trasmette sentimenti d’amore, di tenerezza o di intensa emozione, dedicate a questa visione qualche istante. Lasciatevi pervadere dalla sua purissima bellezza, abbandonatevi senza trattenervi a ciò che vi suscita nell’anima, lasciate che canti dentro di voi e sentitela con la pancia, in modo istintivo e spontaneo. Offritevi ad essa, fatevi trasformare dalla sua magia armonizzante e rigenerativa, e raccoglietela in voi, riponendo il suo vivo ricordo nel grembo. In questo modo essa continuerà a vivervi dentro, risvegliandosi e incantandovi ogni volta che ne ravviverete la memoria.

Raccogliendo la bellezza ovunque la si incontri, ripetutamente e con amore incondizionato, si può ridestare l’antica armonia in noi stesse, sentendo nascere e rinascere tutta la florida natura nell’anima e nel grembo. Così si potrà, ogni giorno di più, nutrirsi di bellezza, amarsi nella bellezza, ubriacarsi di bellezza... e divenire donne gravide di bellezza

***

Soffiava una brezza leggera, che sembrava intonare un canto antico. Respirando profondamente, la fanciulla "sentì" il bosco intorno a lei. Per un momento breve, le sembrò di essere il vento invernale che la accarezzava dolcemente con mani fredde e pulite; e poi l'acqua del ruscello che gorgheggiava ininterrottamente, e le nuvole che danzavano nel cielo. Era come sentire tutto il bosco dentro di sé, e la fanciulla seppe che quello era un messaggio che le veniva inviato da qualcuno, un messaggio di felicità e di armonia.”

(...) Dentro di noi c'è tutto, c'è il bosco, ci sono l'aria ed i fiumi. Basta saperlo trovare, basta sentirlo e farlo vivere in noi.”

(Barbara Fiore, La Signora dell’antica Casa, Edizioni della Terra di Mezzo)

***

Dedico questo breve scritto alla donna che, anni fa, dopo una meravigliosa giornata immersa nell’incanto della natura, mi ha detto: “Ora puoi tenere tutto questo nella pancia. Tienilo nella pancia, e potrai ritrovarlo ogni volta che vorrai.”

Testo di Violet. E' concessa e incoraggiata la diffusione, sempre specificando il nome dell'autrice e citando la fonte. Grazie

Cailleach delle Nevi

Cailleach delle Nevi

"C’era una volta, tantissimo tempo fa, nelle regioni che allora erano sommerse dall’acqua, Cailleach, l’essere più vecchio che sia mai esistito.
Gli inverni erano le sue notti e le estati i suoi giorni. Fu Cailleach a formare le montagne quando, con le sue sorelle, scese sulla Scozia, molto tempo prima che i popoli la abitassero. Sorvolando le terre di Scozia esse gettarono pietre e, nei punti dove i massi cadevano, si formarono le montagne.
Passarono i secoli e Cailleach e le sue sorelle divennero vecchie e stanche. Popoli giovani iniziarono a popolare la Scozia ed esse si ritirarono sulle alte montagne dove le faccende umane non potevano disturbarle.

Il segreto per cui Cailleach e le sue sorelle sopravvissero così a lungo era la Fonte della Giovinezza, che sgorgava sulla vetta più alta delle montagne scozzesi.
Appena si presentavano i dolori della vecchiaia, esse iniziavano ad immergersi nelle fresche e chiare acque della fonte, da cui uscivano ogni volta giovani e forti come prima.
Ma, già all’arrivo dei primi popoli, le acque della Fonte della Giovinezza apparivano solo di tanto in tanto. Presto fu chiaro alle sorelle che, in futuro, ci sarebbe stata acqua sufficiente solo per una di loro.
“Tiriamo a sorte e vediamo chi sarà la fortunata a potersi bagnare ancora alla fonte, quando le acque riappariranno!” decisero. La prescelta si sarebbe immersa nell’acqua e ne sarebbe uscita ancora giovane, mentre le sorelle sarebbero invecchiate. La prescelta dalla sorte fu Cailleach e, mentre lei rimaneva sempre giovane, le altre sorelle furono colpite da tante infermità che non poterono più stare sulla Terra. Esse non morirono come gli umani, ma si sedettero ad osservare i laghi e le terre della Scozia, finché, una ad una, si trasformarono in pietre, diventando parte di quelle montagne che avevano creato; alla fine Cailleach rimase sola.
Piangeva le sorelle e diceva: “Ahimè! Dove saranno le mie sorelle, ora?” le sue lacrime si trasformarono in neve, i suoi sospiri divennero venti di burrasca e la terra fu sommersa dalla neve e dal ghiaccio.
Da quel momento la vita fu solitaria per Cailleach. Finché le sorelle erano in vita, i giorni e le notti passavano gioiosi. Ma ora non c’era nessuno ad aiutarla e Cailleach divenne feroce come una mattina gelida, quando il sole non riesce ad uscire dalle nuvole.
Ella cercava di sbrigarsela al meglio: si cuciva i vestiti con i veli del tempo o con le nuvole lavorate a maglia e i mantelli con le notti stellate.
I suoi stivali erano fatti con la pelle delle innumerevoli renne che popolavano allora le terre di Scozia.
Esse guidavano anche il carro con cui Cailleach trasportava la carne e il latte.
Quando voleva lavare i vestiti, li gettava nel vortice del Corryvrekin e le sue acque, sempre in tumulto, glieli restituivano puliti.
Quando le ossa dolevano e la forza veniva meno, Cailleach si immergeva nelle acque magiche della Fonte della Giovinezza.
La fonte però, non aveva più il potere di un tempo e l’acqua scarseggiava.
Cailleach doveva affrettarsi a buttarvisi, prima che arrivasse qualche uccellino a dissetarsi.
La sua vita si trasformò in un inverno perenne. Col passare del tempo non sopportò più i caldi mesi estivi e si nascose nelle valli buie e fredde delle montagn più alte, tra le rocce più nascoste e impervie.
All’arrivo dell’inverno ricominciava a vagare solitaria.
Con il suo mantello di pietra colpiva la terra finché non diventava dura, gelata e senza un filo d’erba. Con l’arrivo della primavera Cailleach sedeva su una montagna e si lamentava per la giovinezza perduta: “Ahimè! Dove sono finiti i giorni spensierati che ho vissuto con le mie sorelle?”.
Ogni suo respiro si trasformava in un vento potente che riuniva nuvole nere nel cielo e la gente diceva: “Cailleach piange le sue sorelle!” e i pescatori preferivano non uscire in mare, perché i suoi sospiri e i suoi lamenti potevano generare tempeste che li spingevano lontano dalla terraferma.
I giorni e gli anni passavano, la Fonte della Giovinezza s’inaridiva e Cailleach era sempre meno giovane e agile. I lavori che un tempo svolgeva con facilità ora le apparivano duri.
Aveva ormai bisogno di un aiutante che svolgesse i compiti quotidiani: pescare nei laghi, cucire i vestiti, preparare il pranzo e pettinarla.
Cailleach percorse così l’intera Scozia e rapì giovani donne. Sceglieva sempre le più agili, forti e belle, strappandole alle loro case e alle loro famiglie. Ma Cailleach viveva così a lungo che, una ad una, le fanciulle invecchiarono e poi morirono. La gente aveva paura a far uscire le proprie donne perché Cailleach poteva portarle via: era divenuta una rapitrice sempre più abile. L’inverno era diventato per lei la stagione della forza, quando riusciva ad assumere le sembianze di diversi animali, come una grassa scrofa, un lupo feroce, un’anguilla scivolosa o un’esile gru.
A quei tempi viveva una fanciulla di nome Bride, che abitava nella casa di un druido insieme a sua madre, che ne era la domestica.
Bride badava alle pecore e le portava a pascolare sulle montagne. Il druido le aveva dato un fischietto d’osso, dicendole: “Quando sei lassù in montagna tutta sola, tieni questo fischietto al collo perché Cailleach è alla ricerca di una nuova aiutante e può apparirti sotto varie sembianze. Se vedi una grassa scrofa, un lupo feroce, un’anguilla scivolosa o un’esile gru, usa il fischietto ed esso ti proteggerà”.
Un giorno, mentre Bride era sulle montagne con il suo gregge, scese una spessa nebbia ghiacciata che le fece perdere il senso dell’orientamento.
Così inizio a chiamare ad alta voce le pecore. Sentendo il suono delle loro unghie sulle rocce, la ragazza allungo una mano, ma non tocco lo spesso vello di una pecora, bensì la grassa e rugosa pelle di un maiale. Velocemente si portò il fischietto alla bocca ma, prima che potesse usarlo, fu portata via da Cailleach. 
Il fischietto cadde e si perse nella nebbia gelata.
Cailleach portò Bride nella sua caverna e le ordinò di mungere le renne che popolavano la valle.
La ragazza, che passava le sue giornate a mungere e a fare il formaggio con il latte delle renne, sentiva molto la nostalgia di casa. Le stagioni passavano e Bride continuava a cercare il suo fischietto, ma non riuscì mai a trovarlo.
Un giorno Cailleach prese le sembianze di una gru e portò con sé Bride fino al mare, dove le diede una canna da pesca.
“Dovrai riempire questo cesto di pesce, prima che cali la notte!” ordinò. “Torneò a prenderti prima che il sole tramonti!”.
Con le mani che tremavano per il freddo, Bride agganciava le esche all’amo e pescava, piangendo silenziosamente al ricordo di sua madre.
Mentre la ragazza piangeva, le si avvicino un uccello bianco e nero con un lungo becco rosso che la chiamò: “Klee-ee, klee-ee!”.
Era proprio il druido che si era trasformato in una beccaccia di mare per cercarla.
“Continua a pescare, Bride, e ascoltami! Ti sto cercando da quasi un anno. Il tempo sta inesorabilmente passando per Cailleach e sta arrivando il suo momento. Fai come ti dico: non solo presto sarai libera dalla schiavitù di Cailleach, ma potrai acquisire anche i suoi poteri e la sua saggezza. Sono certo che quell’essere non potrà sopravvivere a lungo senza gettarsi presto nelle acque magiche della Fonte della Giovinezza.”
“Che cosa devo fare?” sospirò Bride, gettando un altro pesce nella cesta di vimini.
“Tre cose ti ridaranno la libertà. Dapprima dovrai scoprire qual è il suo nome segreto, poi dovrai trovare a Fonte della Giovinezza e come prova ultima, ma non meno importante, dovrai sopraffare la morsa del gelo invernale, perché la primavera torni presto. Per scoprire il suo nome, dovrai chiederle da quanto tempo vive. Ascolta con attenzione la sua risposta e poi, quanto tornerò da te, dovrai riferirmela parola per parola.”
Quella sera Bride accese un bel fuoco, diede a Cailleach una ciotola di latte di renna e, timidamente, le chiese: “Suppongo tu viva da molto tempo, grande Cailleach”.
“Ah bambina! Sono nata avanti il tempo stesso e vivevo già prima che le montagne vedessero sorgere le loro vette e le valli fossero sommerse dai laghi. Si, la Figlia delle Spoglie Mortali, allora, era già nata!”, racconto Cailleach con tristezza e poi tacque.
La beccaccia di mare ritornò e ascoltò attentamente ciò che Bride le riferiva.
“Il nome segreto di Cailleach è “Nic Neven”, la Figlia delle Spoglie Mortali” le disse il druido.
“Conoscendo il suo segreto ormai potrai scoprire dove si trova la Fonte della Giovinezza e assicurarti che la prossima volta non si getti nelle sue acque. Il tempo della nuova cerimonia di rigenerazione è vicino e, se fallirà, Cailleach morirà. Dovrai seguirla ogni istante, da questo momento in poi, ma prima dovrai raccogliere dei giunchi sulle rive del lago e intrecciarli, dando loro questa forma.”
E così dicendo, con il suo lungo becco, disegnò sul terreno una stella a tre punte.
“Avrai bisogno di questa stella a tre punte per sigillare la fonte, altrimenti Cailleach non morirà!” aggiunse l’uccello.
Quando Cailleach tornò alla caverna, quella sera, la ragazza stava intrecciando a forma di stella i giunchi raccolti sulle rive del lago.
Il giorno successivo Cailleach assunse le sembianze di un lupo feroce per recarsi alla fonte.
Bride la seguì, mantenendosi ad una certa distanza, ma non era ancora giunto il momento per le acque di apparire in superficie e Cailleach, sempre sotto le spoglie di un lupo, discese la montagna.
Bride, invece, andò alla fonte e, proprio come il druido le aveva detto, posò l stella atre punte all’interno della cavità da cui sarebbero dovute sgorgare le acque della Fonte della Giovinezza, dicendo: 

Nel nome dell’antica Nic Neven
chiudo questa fonte con il sigillo divino.
Per le scintille del sole e le sue lingue di fuoco
Possano le acque della fonte mai più risorgere
Finché io non le chiamerò
E solo allora le acque sgorgheranno in superficie!

Poi la ragazza incontrò nuovamente il druido, sempre celato sotto le spoglie di una beccaccia di mare, e gli disse: “Ho fatto tutto ciò che mi hai detto, ma ora, come potrò sopraffare la morsa del gelo invernale, per fare in modo che la primavera torni presto?” 
Il druido rispose: “Taglia un ramo di betulla dall’albero che è cresciuto in fondo alla valle e insegna a Cailleach la Danza della Foschia. È sicuramente tanti anni che non balla e sarà felice di farlo. Dovrai insegnarle tutti i passi e i movimenti, poi le darai il ramo di betulla da tenere in mano, spiegandole i gesti successivi fanno parte della danza stessa. Quindi coricati a terra e dille di toccarti, con il ramo di betulla, le mani i piedi e la bocca. Tu morirai per un breve tempo, ma non preoccuparti, perché io sarò al tuo fianco, fischiettando la Danza della Foschia. Sii determinata e non avere paura, perché Cailleach vorrà danzare ancora e per questo ti soffierà sulle mani, sui piedi e sulla bocca e ti ridarà la vita. Quando sarà arrivato anche il suo momento di coricarsi a terra, dovrai toccarle, con il ramo di betulla, le mani, i piedi e la bocca: lei si tramuterà in pietra e tutti i suoi poteri e la sua saggezza passeranno a te. Ma non soffiarle sulle mani, piedi e bocca, altrimenti si risveglierà”.
Bride tagliò un ramo di betulla e lo nascose sotto il mantello. Più tardi, quella sera, la fanciulla andò da Cailleach e le disse: “Le nostre notti sono così lunghe e noiose senza un po’ di musica! Mi chiedevo se avessi voglia di ballare, grande Cailleach.”
Cailleach emise un lungo sospiro: “È da tantissimo tempo che non danzo, come ero solita fare con le mie sorelle giù nella vallata. Ora sono troppo vecchia e poi non abbiamo musica!”.
“A quella ho pensato io. Ho insegnato a questo uccello la melodia di una danza, l’unica che è riuscito ad imparare”, rispose la ragazza.
La beccaccia di mare, obbedendo agli ordini di Bride, inizio a fischiettare la Danza della Foschia dal ritmo allegro e brioso. I piedi di Cailleach si mossero e presto ella pregò Bride di insegnarle quella danza.
La ragazza afferrò il ramo di betulla, che aveva posato su una catasta di legna, così da far apparire il gesto del tutto casuale, e mostrò a Cailleach come muoversi.
“Prima ci portiamo entrambe in avanti e poi facciamo un passo indietro, quindi ci sfioriamo e ci scambiamo il posto, battendo il ramo sul terreno a ritmo della musica”.
Presto Cailleach fu senza fiato: “È una danza molto impegnativa”, commentò.
Bride sorrise e disse: “Si, ma a turno ci riposeremo – in questo modo. Dapprima una delle due darà un colpetto sulla testa dell’altra, che si coricherà a terra. Poi, quella che è ancora in piedi darà alla compagna un colpetto sulle mani, sui piedi e uno sulla bocca. Quando quella sarà immobile, l’altra le soffierà sulle mani, sui piedi e sulla bocca: entrambe ci ritroveremo in piedi e ci scambieremo di ruolo. Sei pronta a cominciare? Inizia tu, tieni il ramo di betulla e io mi sdraierò, mentre tu imparerai la danza. Poi sarà il tuo turno di sdraiarti a terra così potrai riposarti quanto vorrai.”
“Bene!” disse Cailleach. Dapprima Cailleach toccò Bride sulla testa poi la ragazza si sdraiò a terra.
Con il ramo di betulla Cailleach toccò le mani e i piedi della ragazza mentre quest’ultima, a terra, tremava per la paura: credeva ciecamente nel druido, ma non era sicura che Cailleach si ricordasse di soffiarle sulle mani, sui piedi e sulla bocca. Se non l’avesse fatto Bride sarebbe morta.
Quindi Cailleach le toccò la bocca con il ramo di betulla e Bride sentì che la sua vita si allontanava.
La beccaccia di mare continuò a fischiettare, ma Bride non sentì più nulla finché Cailleach non le soffiò sulla bocca, dopo averle soffiato anche sulle mani e sui piedi.
“Ora è il tuo turno di danzare” le disse Cailleach, e così il rito iniziò nuovamente.
Questa volta fu Bride a toccare con il ramo di betulla Cailleach, che si era distesa a terra e, in quel momento, la terrà tremò.
Il ramo di betulla fece danzare ancora un po’ le mani e i piedi di quell’essere mostruoso, mentre gli aghi dei pini e i ghiaccioli che pendevano dalle rocce lì intorno cominciarono a tremare.
Quelli furono gli ultimi movimenti della Cailleach, perché, quando Bride le diede un colpetto con il ramo sulla bocca, l’essere mostruoso si trasformò in pietra.
La beccaccia di mare, rivolgendosi alla ragazza, le disse: “Ora tutti i poteri della Cailleach sono tuoi. Usa il ramo di betulla con saggezza e ricorda: mentre la luce scende, il freddo aumenta.”
Bride sentì il potere che cresceva dentro di lei e promise al druido che avrebbe utilizzato le sue nuove capacità per aiutare le persone che si trovavano in pericolo.
Poi disse ad alta voce:

Il potere di Nic Neven è vinto
Sorgete, acque, dalle cavità più profonde.
Per le scintille del sole e le sue lingue di fuoco
Possa il rigore dell’inverno essere vinto
e il freddo ghiaccio lasciare il posto alle fioriture di primavera!

Bride prese il ramo di betulla e la stella a tre punte che copriva la Fonte della Giovinezza e li alzò al cielo. Le acque, per il potere delle sue parole, sgorgarono dalla roccia e caddero come pioggia sulla Scozia, mischiandosi al ghiaccio e alla neve.
Ogni anno in Scozia, si ricorda ancora l’arrivo della primavera portando la stella di giunco, simbolo dell’alternanza delle stagioni e in ricordo di Bride, che viene invocata in caso di bisogno. In questo giorno viene ricordata anche la beccaccia di mare, chiamata “Gille Brighid” o “Serva di Bride”. In Scozia gli inverni non sono più così rigidi come una volta ma, se nevica o fa freddo, la gente del posto dice che è Cailleach che vaga, ancora una volta, per le terre scozzesi."

***

Nota bibliografica:

La storia, narrata da Caitlin Matthews, attinge dall'antica tradizione scozzese ed è contenuta nel libro Storie Celtiche, di Caitlin Matthews, illustrato da Olwyn Whealer, Edizioni IdeAli, 2004
Il Tempio della Ninfa

mercoledì 18 febbraio 2015

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