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giovedì 18 giugno 2015

La Dea Oltre il Tempo è in vendita!!

Da oggi potete trovare il libro La Dea Oltre il Tempo su: Amazon, Ibs,il Giardino dei libri  e in tutte le librerie ...

http://www.edizionidelcigno.it/index.php/la-dea-oltre-il-tempo-riscoprire-la-magia-del-femminile.html

sabato 13 giugno 2015

Litha

Litha
L'altare e il cerchio vengono decorati con rose e altri fiori estivi. Viene acceso un fuoco al centro del cerchio. Il Sacerdote porta un'immagine del Dio fatta di legnetti intrecciati. (Al centro di essa è stata nascosta una pagnotta, avvolta con cura in molti strati di carta di alluminio). Sull'altare c'è una ghirlanda di rose e fiori di bosco. Anche i membri della congrega e gli ospiti indossano fiori. Riunitevi, eseguite una meditazione sul respiro e accendete il fuoco. La Sacerdotessa dice:
“Questo è il tempo della rosa, della fioritura e delle spine, dei profumi e del sangue. Adesso, nel giorno più lungo dell'anno la luce trionfa, e tuttavia comincia a svanire verso il buio. Il Re del Sole è cresciuto e abbraccia la Regina dell'Estate con un amore che porta la morte, perché è così completo che tutto si dissolve nell'unico canto d'estasi che fa muovere il mondo. In questo modo, il Signore della Luce muore a Sé stesso, e salpa attraverso i mari oscuri del tempo, cercando l'isola della luce che porta alla rinascita. Giriamo la Ruota e condividiamo il suo destino, perché noi stessi abbiamo piantato i semi dei nostri cambiamenti e per crescere dobbiamo accettare anche il passare del sole”
Purificato lo spazio, fate il cerchio e invocate la Dea e il Dio. Danzate la Danza  a Spirale, cantando:
Lei è luminosa, Lei è bianca, Lei è splendente, Incoronata di luce!
Lui è radioso, Lui è luminoso, Lui si sta alzando, Lui prende il volo!
Mentre il potere viene innalzato, l'inno cambia gradualmente. (Le strofe sono ripetute di continuo; membri diversi della congrega intonano strofe differenti simultaneamente)
Lei che sta al centro, Lei che sboccia!
Lui, frondoso, il Dio Verde, frondoso, il Dio Verde.. Lei che è incoronata, Lei che abbraccia!
Il Sacerdote danza al centro del cerchio, insieme all'immagine dl Dio. Sempre continuando a cantare, i membri della congrega posano dei fiori sull'immagine del dio, intrecciandoli ai ramoscelli, fino a che, mentre il potere cresce, l'immagine viene completamente ricoperta di fiori. Il cerchio si allarga: il canto diventa un silenzioso Cono di Potere, mentre il Sacerdote e la Sacerdotessa danzano vicino al fuoco. Mentre il cono raggiunge l'apice, la Sacerdotessa apre le braccia e grida:”A me! A me!” Il Sacerdote getta l'immagine del Dio tra le fiamme. Tutti restano in silenzio, meditando sui fiori che bruciano e avvizziscono.

(Starhawk -  La Danza a Spirale)

domenica 23 marzo 2014

Oestara-Equinozio di Primavera

Oestara
Conosciuto come equinozio di primavera, Oestara segna il risveglio della terra e il rinnovamento della fertilità della nostra vita spirituale. Questa festa della fertilità e la Pasqua cristiana prendono entrambe il nome dalla Dea Eostra. La leggenda narra che un giorno, mentre faceva giocare un gruppo di bambini, la Dea trasformò un uccello in conigli. Con grande gioia dei bambini, l'animale stregato depose uova colorate. Da questa leggenda traggono origine il coniglio pasquale, il rito delle uova, e molte altre tradizioni associate a questa festa. Leggenda a parte, l'uovo è un simbolo eccellente per celebrare la primavera. L'albume rappresenta la natura onnicomprensiva della Dea, mentre il tuorlo giallo le qualità virili del Dio Sole. Il guscio esterno, simmetrico, congiunge i due elementi, suggellando la fertilità e l'amore perfetto che provano l'uno per l'altra.
Da un punto di vista materiale, tutta la vita animale deriva dalle uova. Pesci, volatili, anfibi e insetti depongono le uova. I mammiferi concepiscono quando gli spermatozoi penetrano gli ovuli. E, con un po' di immaginazione, potremmo dire che anche la vegetazione si sviluppa dalle uova. Essendo i semi embrionali e rivestiti da un guscio, la loro natura è simile a quella delle uova. Per questi motivi, le uova sono un grande simbolo di fertilità nel rituale di Ostara. Per i festeggiamenti, provate alcuni dei suggerimenti proposti qui di seguito.
Indicazioni per il cerchio di Oestara
Per l'altare usate un panno verde, candele di colore pastello e decorazioni con fiori di campo o fiori di stagione. Per segnare i punti cardinali usate dei cestini con uova del colore appropriato. Create il cerchio con la bacchetta. In alternativa, usate un ramo fiorito. Rami di sanguinello, ciliegio e salice vanno bene.
Suggerimenti per celebrare Oestara
Per il banchetto, invece dei dolci e del vino servite uova condite con una salsa piccante e latte.
Con una matita bianca, scrivete sulle uova bollite le qualità che vorreste acquisire. Per esempio, su uno potreste scrivere prosperità, su un latro gentilezza, e così via. Dipingete ciascun uovo fresco ad ogni angolo della vostra proprietà per garantirvi una vita familiare prospera. Mentre sistemate ogni uovo, pronunciate parole simili a queste:
“Uovo fertile di antica vita
Porta gioia e allegria,
Tutti i conflitti soffia via
La tua grande fertilità
Perfetto amore e armonia a tutti noi concederà”
Sbattete bene tre uova, poi aggiungete un quarto di latte. Benedite con queste parole:
“Ricchi prodotti della Terra
Unitevi e mischiatevi in gioia e allegria
Che tutto ciò che toccate fertile sia
Come io desidero, così sia”
Usare il preparato per aspergere e benedire tutte le aree del giardino non ancora coltivate o i vasi per i semi. Mentre nebulizzate, pronunciate queste parole:
“Latte e uova, fertilizzate ora
Questo terreno che sotto il cielo dimora
Nel nome della Signora e del Signore
Che questo luogo benedetto sia
E che nella luce e nell'ombra prospero sia”
Tempo permettendo, fate il rito all'aperto, in giardino. Al termine, delimitate l'area di coltivazione, dissodate a fondo la terra e lavoratela bene. Poi stendete una tovaglia e fate un picnic. Pensate a cosa volete piantare nel giardino.
(L'Arte della Strega – Dorothy Morrison)

Tradizioni di Oestara
Un passatempo tradizionale dell'Equinozio di Primavera: andate in un prato e raccogliete fiori campo a caso. Oppure compratene da un fiorista, prendendone uno o due, di quelli che preferite. Poi portateli a casa ed utilizzateli per la divinazione, traendo il loro significato magico utilizzando dei libri, servendovi della vostra intuizione e del vostro istinto, di un pendolo o altro. I fiori che avete scelto rivelano le vostre emozioni e i vostri pensieri reconditi. E' importante, in questo momento di rinascita della vita organizzare una passeggiata o una cavalcata nei prati, in un parco, nei boschi, nella foresta e in altri luoghi nel verde. Non prendetelo per un semplice esercizio, perché non avete altro compito che apprezzare la Natura. Fate in modo che la vostra passeggiata sia una celebrazione, un rituale vero e proprio per la Natura. Altre attività tradizionali comprendono il piantare semi, creare un giardino magico e praticare qualunque lavoro con le erbe, per la magia, per la medicina, come cosmetici, per cucinare ed anche come forma artistica. I cibi appropriati per questo giorno (abbinare la nostra alimentazione con le stagioni è un buon metodo per armonizzarsi con la Natura) comprendono quelli fatti con i semi, ad esempio di girasole, di zucca, di sesamo e i pinoli. Sono altrettanto appropriati i germogli e tutti gli ortaggi a foglia verde. Abbondano sulla tavola di questa festa anche piatti a base di fiori, come nasturzi ripieni, i dolci di garofano.
(Wicca – Scott Cunningham)

mercoledì 1 gennaio 2014

Calendario Festività Pagane




Molte sono le feste riportate nel calendario pagano ma quali di esse si conoscono veramente? Ve lo diciamo noi!
Ecco il Calendario Festività Pagane, in cui sono inseriti i giorni e le feste affiancate, ogni 28 giorni il periodo cambia nome, che sono: Bet, Luis, Nion, Fearn, Saile, Hat, Duir, Tinne, Coll, Miun, Gort, Peith, Ruis.
Le feste pagane spesso fanno riferimento a Dei di culti antichi, e presenti anche in altre religioni. Noi cercheremo di spiegarvi come si svolgevano le feste e quando possibile vi mostreremo dei rituali che potrete fare voi stessi per onorare tali Dei.
Tenete conto che molto spesso per onorare gli Dei basta un inno dedicato a loro e offrire un semplice dono, quale una coppa di vino, di latte, del miele, fiori e quant'altro a seconda del Dio che si sta onorando.
Non sempre sono stati riportati a noi rituali completi delle celebrazioni, quindi se avete dubbi o domande e nn sapete come onorare uno di questi Dei postate in conttato o commento la richiesta di un inno o rituale per onorarli adeguatamente e cercheremo di rispondervi al piu presto. Buona navigazione ^^

Bet, 24 Dicembre – 20 Gennaio:


-24 Dicembre, Giorno della Betulla.


-25 Dicembre, Natale, Sol Invictis. Festa di EcateFesta di Dagda.


-31 Dicembre, Festa di ArtemideNotte del Popolo Fatato.
-

01 Gennaio, Capodanno. Festa di Giano.


-06 Gennaio, Festa di IsideFesta di Holla, di Frigg e di FullaFesta di Perchta. Festa dei miracoli. Battesimo di Osiride.


-09 Gennaio Festa di Selene.
-

17 Gennaio, Festa di Odino.

Luis, 21 Gennaio – 17 Febbraio:


-21 Gennaio, Giorno del Sorbo.


-31 Gennaio. Grande Sabba di Brigit.


-01 Febbraio. Imbolc. Festa di purificazione.


-02 Febbraio. Candelora.


-06 Febbraio, Festa di Dioniso.
-

07 Febbraio, Giorno della Luna


-14 Febbraio Festa dell’amore.

Nion, 18 Febbraio – 17 Marzo:


-18 Febbraio, Giorno del Frassino.


-27 Febbraio, Festa di Marte.


-05 Marzo, Festa di Iside ed Ecate.


-11 Marzo, Festa di Artemide.


-15 Marzo, Festa di Penitenza.


-17 Marzo. Festa di Ishtar.

Fearn, 18 Marzo – 14 Aprile:


-18 Marzo, Giorno dell’Ontano.


-20 – 21 Marzo, Equinozio di Primavera. Grande Sabba. Festa di Oestara e della giovinezza. Giorno della Ginestra. Festa di Freya.


-23 Marzo, Morte di Attis.


-25 Marzo, Festa di Attis risortoFesta di Adone.


-31 Marzo, Festa della Luna


-06 Aprile, Festa delle Rune.

Saile, 15 Aprile – 12 Maggio:


-15 Aprile, Giorno del Salice.


-20 Aprile. Festa delle Fate.


-28 Aprile, Festa di Flora.


-30 Aprile, Notte di Valpurga.


-01 Maggio, Festa della Fauna.


-01 – 04 Maggio Beltane. Grande Sabba dell’Estate, Calendimaggio. Festa di Morrigan. Festa di Cerere.


-08 Maggio, Festa delle Dee.


-09 Maggio, Festa di Artemide.


-11 Maggio, Festa di Frigg.

Hat, 13 Maggio – 09 Giugno:


-13 Maggio, Giorno del Biancospino.


-18 Maggio, Festa di Aradia.


-20 Maggio, Festa di Gea.


-28 Maggio, Festa della Geomanzia.
-09 Giugno Festa di Vesta.

Duir, 10 Giugno – 07 Luglio:


-10 Giugno, Giorno della Quercia.


-15 Giugno, Festa di Baldur.


-20 Giugno, Festa di Atena.


-21 – 23 Giugno, Litha, Solstizio d’estate, Grande Sabba della Terra, Festa della Natura, Giorno dell’Erica, Festa di Giano.


-24 Giugno, Notte di S. Giovanni. Festa di Foris. Della Fortuna.


-05 Luglio, Festa d’estate dei Quattro elementi.

Tinne, 08 Luglio – 04 Agosto:

-08 Luglio, Giorno dell’Arifoglio.
-22 Luglio, Festa della Grande Madre.


-28 Luglio, Festa di Thor.


-31 Luglio, Grande Sabba del raccolto.


-01 Agosto. Lunghnassadh. Festa di Lug.


-04 Agosto, Festa di Atena.

Coll, 05 Agosto – 01 Settembre:


-05 Agosto, Giorno del Nocciolo.


-10 Agosto, Festa degli Dei.


-13 Agosto, Festa di Diana.


-19 Agosto, Festa di Venere.


-30 Agosto, Festa di Cibele.

Muin, 02 Settembre – 27 Ottobre:


-02 Settembre, Giorno della Vigna.


-03 Settembre, Festa di Iside.


-08 Settembre, Festa di Tyr.


-21 – 23 Settembre Mabon, Equinozio d’autunno. Grane Sabba d’autunno.


-23 Settembre Giorno del Pioppo


-29 Settembre, Festa di Mercurio.

Gort, 30 Settembre – 27 Ottobre:


-30 Settembre, Giorno dell’edera.


-04 Ottobre, Festa del Bosco.


-16 Ottobre, Festa di Astarte.


-20 Ottobre, Festa di Pan.


-22 Ottobre, Festa degli Elfi.

Peith, 28 Ottobre – 24 Novembre:


-28 Ottobre, Giorno del Tiglio.


-31 Ottobre, Grande Sabba di Halloween.


-01 Novembre, Samhain, Calenda, Samonios.


-02 Novembre, Festa degli Antichi Spiriti. Festa di Epona. Festa di Loki.


-11 Novembre, Festa di Sucellus.


-18 Novembre, Festa di Artia o Artio.

Ruis, 25 Novembre – 22 Dicembre:


-25 Novembre, giorno del Sambuco.


-30 Novembre, Festa di Diana.



-03 Dicembre, Festa di Merlino.


-08 Dicembre, Festa d’Inverno dei Quattro Elementi.


-12 Dicembre, Festa degli Gnomi.


-20 Dicembre, Festa di Cernunnos.


-21 – 23 Dicembre, Solstizio d’inverno. Grande Sabba d’inverno.

http://antrodellamagia.forumfree.it/



martedì 31 dicembre 2013

YULE-SOLSTIZIO D ‘INVERNO LA RINASCITA DEL MONDO

SOLSTIZIO
D ‘INVERNO
LA RINASCITA DEL MONDO

Mentre l’anno volge al termine, nelle terre dell’emisfero boreale a clima
temperato le notti si allungano e le ore di luce sono sempre più brevi, fino al
giorno del Solstizio invernale, il 21 dicembre. Solstizio, dal latino “sol stat”, “il
sole si ferma”. E difatti il sole per circa tre giorni sorge sempre nello stesso
punto. Il respiro della natura è sospeso, nell’attesa di una trasformazione, e il
tempo stesso pare fermarsi. E’ uno dei momenti di passaggio dell’anno, forse il
più drammatico e paradossale: l’oscurità regna sovrana, ma nel momento del
suo trionfo cede alla luce che, lentamente, inizia a prevalere sulle brume
invernali. Dopo il Solstizio, la notte più lunga dell’anno, le giornate
ricominciano poco alla volta ad allungarsi. Come tutti i momenti di passaggio, il
Solstizio d’Inverno è un periodo carico di valenze simboliche e magiche,
dominato da una costellazione di miti e di simboli, echi ancestrali di un passato
lontanissimo e dei quali abbiamo ormai perso il significato originario. E
tuttavia, nelle moderne celebrazioni natalizie e di fine anno è ancora possibile
discernere i simboli di tradizioni primordiali sotto la loro attuale veste, cristiana
o consumistica che sia.
Cerchiamo per un attimo di immaginare come viveva l’antica umanità questo
periodo dell’anno, in epoche prive della
tecnologia moderna e nelle quali buio e gelo erano sinonimi di fame e morte.
Dalla Siberia alle Isole Britanniche, passando per l’Europa Centrale e il
Mediterraneo, era tutto un fiorire di riti e cosmogonie che celebravano le nozze
fatali della notte più lunga col giorno più breve. Due temi principali si
intrecciavano e si sovrapponevano, come i temi musicali di una grande
sinfonia. Uno era la morte del Vecchio Sole e la nascita del Sole Bambino,
l’altra era il tema vegetale che narrava la sconfitta del Dio Agrifoglio, Re
dell’Anno Calante, ad opera del Dio Quercia, Re dell’Anno Crescente. Un terzo
tema, forse meno antico e nato con le prime civiltà agrarie, celebrava sullo
sfondo la nascita-germinazione di un Dio del Grano...
Se il sole è un dio, il diminuire del suo calore e della sua luce è visto come
segno di vecchiaia e declino. Occorre cacciare l’oscurità prima che il sole
scompaia per sempre.Le genti dell’antichità, che si consideravano parte del
grande cerchio della vita, ritenevano che ogni loro azione, anche la più piccola,
potesse influenzare i grandi cicli del cosmo. Così si celebravano riti per
assicurare la rigenerazione del sole e si accendevano falò per sostenerne la
forza e per incoraggiarne, tramite la cosiddetta “magia simpatica” la rinascita e
la ripresa della sua marcia trionfale. L’inverno era pericoloso, non solo per il
freddo e la scarsità di cibo, ma anche perché vagavano sulla terra spiriti di
defunti, vampiri e licantropi, entrati dal varco che si era aperto alle calende di
novembre, Samhain (l’attuale Ognissanti). In un anno di 13 mesi lunari di 28
giorni ciascuno, resta inevitabilmente fuori un giorno, il giorno senza nome che
rappresenta una frattura nel ciclo del tempo, il ritorno del Caos
primordiale. Il Solstizio è insieme festa di morte, trasformazione e rinascita.Il
Re Oscuro, il Vecchio Sole, muore e si trasforma nel Sole Bambino che rinasce
dall’utero della Dea: all’alba la Grande Madre ‘Terra dà alla luce il Sole Dio. La
Dea è la vita dentro la morte, perché anche se ora è regina del gelo e
dell’oscurità, mette al mondo il Figlio della Promessa, il Sole suo amante che la
rifeconderà riportando calore e luce al suo regno. Anche se i più freddi giorni
dell’inverno ancora devono venire, sappiamo che con la rinascita del sole la
primavera ritornerà.
I Celti consideravano il sole che si levava fino alla vigilia del Solstizio un
sole-ombra, mentre quello vero era prigioniero di Arawn, re del Mondo-di-
Sotto. Questo vero sole rinasceva dal grembo di Ceridwen, la vecchia Dea-
Strega dell’inverno. Nella tradizione druidica moderna il solstizio prende il
nome di Alban Arthuan, “Luce di Artù”, dove il Dio Sole rinasce in questo
giorno come il re Artù che dorme in una grotta segreta nelle montagne gallesi
si risveglierà un giorno per portare un’epoca di pace e di prosperità.
I grandi monumenti megalitici della preistoria sono testimonianze mute ma
possenti di questa tradizione.A Stonehenge, il cerchio di pietre eretto in
Inghilterra fra il 3100 e il 1700 a.C. il sole del Solstizio sorge all’alba attraverso
il trilite di Sud-Est e proprio sopra la Altar Stone, la Pietra Altare. I costruttori
di dolmen e menhir possedevano una notevole sapienza astronomica e appare
evidente il loro interesse per il solstizio invernale e per la posizione della luna
in questo periodo: si è già visto come il Nuovo Sole era inseparabilmente
legato alla Vecchia Strega lunare, regina dell’inverno. Forse i monumenti
preistorici erano teatro di danze rituali in cerchio che, combinate con le energie
delle grandi pietre, avevano lo scopo di rigenerare i poteri della vita.A
Newgrange, in Irlanda, il simbolismo era più spettacolare: nell’enorme tumulo
eretto verso il 3200 a.C., un raggio del sole che sorge all’alba del solstizio
percorre esattamente un lungo e strettissimo corridoio per illuminare la piccola
cella interna. Molto più tardi, i Celti narreranno che Lugh, dio della luce, era
stato sepolto a Newgrange, tomba e utero della sua rinascita.
Sono numerose le tradizioni che vedono nascere un dio del sole o della luce
in una caverna. Il sole emerge dall’utero-caverna della Dea o, per usare un
altro linguaggio, il buio è l’oscurità alchemica in cui si forma la splendente
pietra filosofale. In una grotta, simbolo del cosmo stesso, nascono Dioniso,
Hermes. Zeus. In Atene il rituale del solstizio erano le Lenee, la Festa delle
Donne Selvagge, in cui si celebravano ad un tempo la morte e la rinascita di
Dioniso. Grotte addobbate di fiori commemoravano la nascita del dio, sacrificato
in precedenza come capretto dai Titani. I Cretesi uccidevano e
mangiavano un toro quale sostituto di Dioniso. E come toro veniva adorato e
sacrificato un altro dio solstiziale, il persiano Mithra, che nasceva il 25
dicembre in una grotta, così come grotte erano i suoi santuari di iniziazione.
In Egitto era Iside a circumambulare sette volte, sotto forma di vacca aurea,
l’altare di Osiride per cercare le parti del suo cadavere smembrato,
raffigurando la ricerca del sole in inverno da parte della Dea. Le case erano
decorate con lampade a olio che ardevano tutta la notte. A mezzanotte i
sacerdoti uscivano dal santuario gridando “La Vergine ha partorito! La luce è
crescente!” e mostrando un’immagine del bambino ai fedeli. La sepoltura di
Osiride, il Vecchio Sole assassinato dal fratello Seth, il dio dalla testa di asino,
avveniva il 21 dicembre.Il 23 Iside dava alla luce il figlio Horus, il Nuovo Sole e
al tempo stesso il Signore dei raccolti.Horus e Osiride rappresentano
contemporaneamente gli aspetti solari e vegetali della divinità, fondendo nel
suo) mito i tre temi mitici del Solstizio e insegnandoci che morte e vita Sono
inseparabili: ogni nuova nascita ci porta più vicini alla morte.Il Vecchio Dio
deve venire a patti con le implicazioni di questa verità perché solo così può
rinascere attraverso il figlio. Il Natale è la versione cristiana della rinascita (lei
sole, fissato secondo la tradizione al 25 dicembre dal papa Giulio I (337 - 352)
I)CF il duplice SCO{)O di celebrare Gesù Cristo come ‘Sole (li giustizia’ e
creare una celebrazione alternativa alla più popolare festa pagana dell’epoca.Il
25 dicembre infatti, quando il nuovo sole è già salito percettibilmente sull’orizzonte,
era a Roma il Dies Natalis Solis lnvicti, la festa in onore del Sole
Invincibile istituita dall’imperatore Aureliano per celebrare il sole quale
manifestazione della divinità che governa il cosmo.La nuova religione cristiana
assorbì gran parte dei significati di questa festa, così come, più tardi, assorbì le
usanze legate alla festività nord-europee di Yule (dal norvegese iul, “ruota’, ad
indicare la vuota o ciclo dell’anno).ella a Roma vi era una festa molto più antica
di quella del Sole Invincibile: fra il li e il 23 dicembre si celebravano i
Saturnali.In ogni città e villaggio veniva nominato un rex Saturnaliorum che
regnava per una settimana fra banchetti, giochi e orge, mentre gli schiavi
prendevano il posto nei padroni e viceversa.I a libertà e il caos non erano altro
che il ricordo della mitica Età del l’oro, un’epoca felice,uguaglianza e
abbondanza in cui aveva regnato Saturno. Solo durante i Saturnali veniva
ammesso il gioco d’azzardo: nomi un semplice svago tua un atto rituale
oracolare, teso ad interpretare la volontà degli dei. La falce di Saturno era in
realtà un lituus, il bastone ricurvo usato dagli àuguri per vaticinare il futuro.E i
dadi dell’antica Roma erano forse il residuo di una antichissimo gioco
oracolare: “sortes’ erano in latino i dadi, nome che rimanda alla lettura dei
destini.La moderna tombola ha ereditato questo valore, con i suoi significati
scherzosi attribuiti ai 90 numeri, mentre ancor oggi fioriscono le vecchie
usanze divinatorie, come quella secondo cui è possibile trarre pronostici sui 1 2
mesi dell’anno a venire osservando 1 2 giorni che separano il Natale
dall’Epifania.Tutti i momenti critici dell’anno, come ormai abbiamo ben
compreso,sono fratture tra i mondi umani e quelli ultraumani, sommo tempi
fuori dal tempo, mm cui passato, presente e futuro si mescolano e di
conseguenza momenti propizi per le arti divinatorie. Gli antichi Greci
chiamavano il Solstizio invernale ‘porta degli dei”, considerandolo il confine tra
il nostro mondo e una dimensione non-spaziale e non-temporale. Per questa
porta si accede ad uno stato super-individuale, divino, il regno degli dei.
Un’altra tradizione tramandata dai Saturnali è quella dei doni: in epoca
imperiale a Roma ci si scambiava lumi accesi, simbolo della luce crescente. Alla
fine dei Saturnali il Rex Saturnìaliorurn era ucciso simbolicamente (o forse
realmente in epoche remote), e Saturno nuovamente legato, perché la frattura
spazio-temporale si era richiusa e l’Età dell’Oro poteva essere instaurata
definitivamente solo alla fine di un intero ciclo cosmico.
Saturno veniva imprigionato da Giove: questo ricorda chiaramente il tema
delle due divinità che si combattono, la metà crescente e quella calante
dell’anno o, come appare in certi miti di origine celtica, il Re della Quercia e il
Re dell’Agrifoglio. Le attuali decorazioni natalizie richiamano l’antica usanza di
mantenere vivo lo spirito della vegetazione con piante sempreverdi. In
analogia al Solstizio d’Estate, anche il Solstizio d’Inverno è ricco di simboli
vegetali.
L’albero di Natale, l’abete, rappresenta in realtà l’Albero del Cosmo delle
mitologie nordiche. Se appendiamo ai suoi rami luci e frutti dorati è per
celebrare il mito solare. L’albero di Natale ha in effetti origini pre-cristiane.Si
attribuisce la sua introduzione a Martin Lutero, nella Germania del XVI0 secolo,
ma la parola tedesca per l’albero non è Kristenbaum bensì Tannenbaum, parola
collegata a Tinne o Glas-tin (gli alberi sacri dei Celti). La parola Tin o Tanne era
usata per una quercia sempreverde (di qui il nome tannino, l’acido estratto
dalla corteccia e usato per la concia delle pelli) e quindi abbiamo un ulteriore
rinvio al Re della Quercia.
L’agrifoglio invece, con le sue bacche rosse allude al sole e ghirlande di
agrifogli simboleggiano la Ruota dell’Anno. In certi luoghi delle Isole
Britanniche un uomo vestito di nero (colore saturnino!) o con la faccia tinta di
nerofumo era il Ragazzo dell’Agrifoglio, la persona designata a entrare per
prima nelle case il giorno del Solstizio. Una mazza di agrifoglio era il bastone di
Saturno con il quale si uccideva un asino durante i Saturnali. Per le loro
associazioni con il Dio dell’Anno Calante, ancora oggi in Irlanda, le decorazioni
di agrifoglio vengono spazzate via dalle case dopo Natale perché porta sfortuna
conservare i simboli dell’anno vecchio. Tinnìe la parola irlandese per agrifoglio
è ritenuta collegata alla parola Glas-Tin che in Cornovaglia significa “albero
sacro”: ciò ha fatto ipotizzare che Glastonbury, la località britannica
considerata il luogo) di sepoltura del mitico re Artù, fosse stata anticamente un
bosco di alberi sacri ove magari crescevano agrifogli e querce.L’agrifoglio era
collegato folkloricamente all’edera, simbolo di vita e di rinascita a motivo della
sua crescita a spirale, e considerato l’arbusto in cui si nasconde lo
scricciolo.Nelle antiche usanze britanniche l’edera era utilizzata come
decorazione natalizia e si combattevano scherzose battaglie a base di canti
satirici tra le Ragazze dell’Edera e i Ragazzi dell’Agrifoglio.[orse ciò
rappresentava uno scontro tra la parte dell’Anno dominata da una divinità
maschile e quella dominata da una divinità femminile. “Fanciulla dell’Edera” era
chiamato l’ultimo covone di grammo mietuto e questo ci conduce al tenia
agrario e cerealicolo del Solstizio.Lo scrittore Robert Graves riteneva clic la
foglia a cinque punte dell’edera simboleggiasse il misterioso gruppo delle
cinque dee dell’antica Britannia, le Deae Matronìae che ricorrono in numerose
iscrizioni dell’epoca romana e che forse presiedevano i duelli solstiziali dei due
Re.Ma è amiche probabile che l’edera rappresentasse il nuovo sole, il Dio
risorto, dato che era una pianta sacra a Dioniso e a Osiride.
Nel fòlklore britannico la morte del Re dell’Anno Galante è tuttora celebrata
cori la caccia e uccisione dello scricciolo (uccello totemico di Saturno) ad opera
del pettirosso, l’uccello dell’Anno Crescente. In certe località irlandesi, il 26
dicembre i “ragazzi dello scricciolo” gira no per le case con rami di agrifoglio,
chiedendo doni. In altri luoghi a girare sono gruppi di musici adulti, con una
piccola effigie di uno scricciolo su un ramo di agrifoglio. Non esistono
corrispondenti tradizioni estive della caccia al pettirosso, anche se la curiosa
credenza irlandese secondo cui i bambini nati alla Pentecoste e ritenuti in
pericolo di vita potevano salvarsi se fra le loro mani veniva schiacciato un non
specificato uccellino, può suggerire il sacrificio rituale del pettirosso simbolo del
Re della Quercia, che si prende la rivincita in inverno. Nei mumming plays
inglesi 5. Giorgio uccide l’oscuro “Turco” gridando poi di avere ucciso il suo
stesso fratello: luce ed oscurità sono complementari e inseparabili, così alla
fine di queste rappresentazioni folkloriche giunge un misterioso “Dottore” che
resuscita con un elisir il personaggio ucciso. Questo equilibrio di buio e luce è
stato distorto nel corso dei secoli in una lotta fra bene e male. In molte località
europee le campane delle chiese per secoli suonarono il “rintocco funebre del
diavolo” nell’ultima ora della vigilia di Natale, avvisando che Cristo stava
arrivando per distruggere Satana. Curiosamente, il soprannome inglese del
diavolo “Old Nick” ci rinvia a Nik, un nome del dio nordico Odino, e a San
Nicola, che nell’antico folklore cavalcava un cavallo bianco nel cielo, proprio
come Odino.Questo santo com’è noto, si è poi trasformato nel Santa Claus
americano, l’odierno Babbo Natale e ultima incarnazione del Dio Agrifoglio,
l’anno calante, il Saturno vecchio e morente ma dispensatore di doni e di
saggezza analogo al dio celtico Bran (e come questo signore del benefico caos
solstiziale). Babbo Natale vive al Polo Nord e il nord è la direzione simbolica
degli spiriti, la terra dei morti. Incidentalmente, in Italia Babbo Natale è
sostituito o affiancato dalla Befana, la strega benefica che altri non è che la
Vecchia Dea come dispensatrice di nuova vita.
Anche la mela, frutto che abbiamo già visto a Samhain (capodanno celtico
così come il Solstizio è il capodanno astronomico), ha giocato un ruolo
importante nelle tradizioni solstiziali. Durante i secoli XIV e XV in molte località
europee venivano appese mele a rami sempreverdi per usarli in
rappresentazioni sacre la vigilia di natale, chiamata nel Medio Evo anche
Giorno di Adamo ed Eva. In queste rappresentazioni sacre i rami con le mele
indicavano l’albero dell’Eden. Ma più importante era il significato della
continuità della vita spirituale che si manifesta nel continuo ciclo delle stagioni.
Nell’epoca più buia dell’anno occorreva mimare il ritorno del sole e un modo
semplice per fare questo era adornare rami di sempreverdi con simboli di
abbondanza, di luce e di primavera, come frutti e candele accese. L’uso delle
mele era molto antico e si ricollegava all’usanza pagana sassone del wassailing
(dal sassone wes hai = essere in buona salute) che consisteva nel recarsi di un
gruppo di persone nei frutteti al Solstizio d’Inverno con un recipiente di
wassail, cioè di sidro bollito e speziato. Il sidro era spruzzato sui rami e versato
intorno alla base del tronco di un albero scelto a rappresentare tutti gli altri.
Danze e canti accompagnavano questo rito che aveva lo scopo di garantire
futuri abbondanti raccolti.
Il Solstizio d’inverno cela tra le sue molteplici manifestazioni anche quelle
legate ad un simbolismo granario. San Girolamo, che visse a Betlemme fra il
386 e il 420, scrisse che là c’era un bosco sacro ad Adone o Tammuz, come era
chiamato in Palestina. Tammuz, amato dalla dea Ishtar, è il tipico dio morente
e risuscitato, Signore della vegetazione e del grano. La religione cristiana
assimilò ben presto questo simbolismo nel sacramento dell’eucarestia. La
risonanza del ciclo del grano con quello del sole si riflette ancora in molte
usanze, come quella scozzese di conservare fino a Yule la Fanciulla del Grano,
la bambola costruita con le spighe dell’ultimo covone mietuto, per poi darla
come cibo al bestiame per farlo prosperare. Oppure nell’usanza, diffusa in
molte regioni europee, di spargere le ceneri del ciocco di Natale sui campi di
grano.
La tradizione del ciocco è quella che, forse più di tante altre, ha fuso in unico
simbolo il mito della luce solare e quello vegetale del dio che muore per
rinascere dalle proprie ceneri. Il ceppo, di solito di legno di quercia (l’albero del
Dio dell’anno crescente, trionfante al Solstizio d’Inverno...), veniva portato
nelle case la sera della vigilia, ornato di sempreverdi e innaffiato di vino, per
essere acceso nel caminetto dal membro più giovane o più anziano della
famiglia (il nuovo o il vecchio sole...) Spento il giorno dopo, veniva riacceso
ogni sera nelle fatidiche 12 notti fino all’Epifania. La cenere era sparsa intorno
all’orto contro i parassiti o sulle travi di casa a protezione dai fulmini. I carboni
erano riaccesi quando minacciava la grandine.Il pezzo che restava era
utilizzato per accendere il ciocco dell'anno successivo, a simboleggiare la forza
della vita che passa da una modalità di esistenza all’altra, in un ciclo senza
fine.
In Scozia e Cornovaglia si bruciava un ceppo cori una figura umana
rozzamente scolpita su di esso, vestigia di un antichissimo sacrificio divino.Il
ciocco ci riconduce al simbolo del pettirosso tramite una curiosa credenza. Il
nome inglese dell’uccello, Robin Redbreast, richiama infatti Robin Hood e Hood
significa ciocc() (li legno.Nel ciocco di legno di quercia si credeva risiedesse
questo spirito.“Cavallo di Robin Hood” era chiamato il pidocchio del legno che
fuggiva quando il ciocco veniva acceso; Robìn stesso fuggiva dal camino in
forma di pettirosso e a Yule muoveva contro il Dio dell’Anno Calante.Per gli
antichi Ittiti il dio Alalu, il cui nome significa ciocco, personificava il destino.Così
il ciocco ci riconduce al significato più autentico della festa solstiziale: il grande
cerchio dell’essere dove buio e luce, mori e vita, passato e futuro si intrecciano
e si trasformano l’uno nell’altro in quella eterna danza cosmica che è il destino
di tutto ciò che esiste.La pianta sacra del Solstizio D’inverno è il vischio, pianta
simbolo della vita in quanto le sue bacche bianche e traslucide somigli ano allo
sperma maschile. Il vischio.pianta sacra ai druidi, era considerata una pianta
discesa dal cielo, figlia del fulmine, e quindi emanazione divina.Equiparato alla
vita attraverso la sua somiglianza allo sperma, ed unito alla quercia, i sacro
albero dell’eternità. Questa pianta partecipa sia del simbolismo dell’eternità che
di quello dell ‘istante, simbolo di rigenerazione ma anche di immortalità. I
druidi tagliavano ritualmente ai solstizi i rami di vischio con unì falcetto d’oro,
strumento che univa in sé il simbolo del sei e quello del la luna.La pianta era
chi amata il tutto-sana (in gaelico irlandese uile-iceadh, in gaelico scozzese uilioc),
medicina universale dono del risanante momento dell’eternità. Ancora
oggi baciarsi sotto il vischio è un gesto propiziatorio di
fortuna e la prima persona a entrare in casa dopo il solstizio deve portare con
sè un ramo di vischio.Queste usanze solstiziali sono state trasferite al primo
gennaio: il Capodanno dell' attuale calendario civile.
CELEBRARE IL SOLSTIZIO D’INVERNO
La natura in questo tempo si riposa per prepararsi a vivere un nuovo ciclo e
anche per noi sarebbe fisicamente opportuna una pausa, approfittando magari
delle vacanze natalizie per
dedicarci alla lettura, alla meditazione, a esercizi di rilassamento.Una cosa
piacevole sarebbe l'idromassaggio, un a pratica rilassante e al tempo stesso
simboleggiante le acque uterine da cui vogliamo rinascere per l'anno a
venire.Purtroppo tutto congiura contro un salutare riposo solstiziale.Infatti
questo p nodo dell’anno, per l'accumularsi di celebrazioni, feste e acquisti di
regali può portare a stress e ansia La forzata allegria, la caduta della routine
quotidiana, il consumismo esasperato, sono tutti elementi che possono
condurre a sentimenti di depressione e isolamento. Sarà la minor quantità di
luce solare, sarà l’essere costretti a mostrare un aspetto felice, ma questo è
uno dei periodi dell’anno con il più alto picco di suicidi. .Iuttavia, se ricordiamo
che questo tempo è quel lo in cui siamo più lontani dal Sole e
contemporaneamente anche consapevoli della sua rinascita, possiamo provare
a trattenere questa piccola luce in noi. Il Solstizio può essere per noi un
momento molto calmo e importante, in cui nella silenziosa e oscura profondità
del nostro essere, noi contattiamo la scintilla del nuovo sole. Questa è anche
una opportunità per gioire e abbandonarci a sentimenti di ottimismo e di
speranza: come il sole risorge, anche noi possiamo uscire dalle tenebre
invernali rigenerati. Ci sono tanti modi per celebrare a livello spirituale questa
festa: possiamo decorare la nostra casa con le piante del Solstizio oppure fare
un albero solstiziale. Non un solito albero natalizio, bensì un albero decorato
con tante piccole raffigurazioni del sole. O ancora possiamo alzarci all’alba e
salutare il nuovo sole. Si possono accendere candele o luci per rappresentare
la nascita delle nostre speranze per il nuovo anno. Possiamo anche compiere
una celebrazione più rituale, con l’accensione del ciocco. Anche se non
abbiamo un caminetto in casa possiamo accenderlo nel nostro giardino, o in un
prato insieme ai nostri amici. Si prende un grosso pezzo di legno di quercia e lo
si orna con rametti di varie piante: il tasso (a indicare la morte dell’anno
calante), l’agrifoglio (l’anno calante stesso), l’edera (la pianta del dio
solstiziale) e la betulla (l’albero delle nascite e dei nuovi inizi). Si legano i
rametti al ciocco usando un nastro rosso. Se abbiamo celebrato questo rito
anche l’anno precedente e abbiamo un pezzo non combusto del vecchio ciocco,
accenderemo il fuoco con questo. Si dice: “Come il vecchio ciocco è
consumato, così lo sia anche l’anno vecchio”. Quando il ciocco prende fuoco si
dice: “Come il nuovo ciocco è acceso, così inizi il nuovo anno”. Una volta che il
fuoco è acceso osserviamo le sue fiamme e meditiamo sulla rinascita della luce
e sulla nostra rinascita interiore. Accogliamo le nostre speranze, i nostri sogni
per il futuro e salutiamo questa luce dicendo: “Benvenuta, luce del nuovo
sole!”. Brindiamo con vino brulè (in sostituzione del wassail nord-europeo) e
consumiamo dolci, lasciando una parte del nostro festino per la Madre Terra.
Se sono con noi amici e familiari doniamo loro rami di vischio. Più tardi le
ceneri del ciocco potranno essere sparse nel nostro giardino o nei vasi delle
piante che teniamo in casa per propiziare la salute e la fertilità della
vegetazione.
Un modo simpatico per celebrare il Solstizio di inverno è quello del ramo dei
desideri, un rituale della tradizione celtica bretone. Nove giorni prima del
Solstizio occorre procurarsi un ramo secco di buone dimensioni, pitturarlo con
vernice dorata e appenderlo nell’anticamera della propria abitazione, con un
pennarello e alcune strisce di carta rossa da tenere lì vicino. Chiunque entri in
casa se vuole, potrà scrivere un proprio desiderio su una striscia di carta, che
verrà ripiegata per garantire la segretezza del desiderio e legata al ramo con
un nastrino colorato. Quando nove giorni dopo si accende il fuoco del Solstizio
(nel caminetto di casa o in un falò nel giardino o nel campo) il ramo viene
sistemato sulla legna da ardere e i desideri che sono appesi ad esso bruciando
saliranno col fumo sempre più in alto, finché verranno accolti da entità celesti e
chissà, forse esauditi.
(Feste Pagane Di Roberto fattore)

SAMHAIN LA FESTA DELL’OSCURITÀ

LA FESTA DELL’OSCURITÀ

L’autunno inoltrato, con l’arrivo delle nebbie e dei primi freddi è un altro punto
di svolta della grande Ruota dell’Anno. In questo periodo infatti, al primo
novembre, cade la grande festa celtica di Samhain (pron. souin). Samhain in
gaelico irlandese indica il mese di novembre e il corrispondente gaelico
scozzese Samhuin (pron. sov’en) è la festività di Ognissanti. Questa ricorrenza,
il cui nome significa “fine dell’estate”, rappresenta la controparte di Beltane,
l’arrivo della parte oscura dell’anno, l’inizio stagionale dell’inverno (mentre
quello astronomico è determinato dal Solstizio d’Inverno). Come si è accennato
in precedenza, gli antichi Celti avevano in origine due sole stagioni, Geimredh
che iniziava a Samhain e Samradh che iniziava a Beltane (più tardi furono
aggiunte altre due stagioni, Earrach con inizio a Imbolc e Foghamar a
Lughnasadh). Samhain era il capodanno celtico: infatti, per gli antichi Celti,
l~anno iniziava con la sua parte oscura, allo stesso modo in cui il giorno
iniziava con le ore notturne. Le feste celtiche iniziavano sempre al crepuscolo
del giorno precedente: ancora oggi nei paesi anglosassoni si celebra Hallowe’en
cioè All Hallow’s Eve o Vigilia di Ognissanti (come è stata cristianizzata tale
ricorrenza), così come si festeggia May Eve a Beltane.Nella tradizione celtica,
al pari di altre culture, il giorno che segna la fine di un ciclo e l’inizio di un
altro, non appartiene a nessuno dei due (né al passato né al futuro) ma è un
“tempo oltre il tempo”, una scintilla dell’eternità. Tutti i confini, siano essi
spaziali o temporali, hanno in moltissime tradizioni antiche una valenza
magico-sacrale: un luogo come la spiaggia non appartiene né all’acqua né alla
terra, così l’alba e il crepuscolo non appartengono né al giorno né alla notte.
Mezzanotte è un’ora magica perché è al confine fra due giorni. Questi luoghi e
questi tempi presentano al tempo stesso pericoli e opportunità di conoscenza
perché si può attraverso essi entrare nell’Altro Mondo allo stesso modo in cui
energie dell’Altro Mondo possono entrare nel nostro mondo quotidiano. Il
momento in cui una stagione cede alla successiva è particolarmente
significativo da questo punto di vista, come abbiamo visto a proposito della
festa di Beltane. Samhain è ancora più cruciale perchè è l’inizio di un nuovo
anno, per questo motivo più di ogni altra festa annuale è un momento critico:
non appartenendo al tempo quotidiano, esso costituisce un passaggio fra la
realtà del nostro mondo e altre dimensioni. Se ogni festa costituisce al tempo
stesso un inizio e una fine, Samhain è un momento speciale perché il velo del
tempo si solleva e si può comunicare con gli altri livelli di esistenza in maniera
più chiara che mai. In questo giorno i vivi possono visitare il mondo dei morti e
i morti possono tornare tra i vivi (anzi, ad esser più precisi, tutto il periodo
compreso tra Samhain e il Solstizio d’inverno è un tempo di contatti con spiriti
ed entità dell’Altro Mondo, perché siamo nella “notte dell’anno”). Le porte del
Sidhe (l’aldilà celtico) si aprivano e nè gli umani, né gli esseri fatati avevano
bisogno di un lasciapassare. Nella Féile na Marbh, la “festa dei morti”, si
ritornava al caos primordiale. Secondo un’antica concezione pagana si
festeggiava la vita nella morte con una celebrazione che non aveva nulla di
triste, quasi a ricordare che ogni fine è un nuovo inizio e ogni morte in questo
mondo è una nascita nell’altro mondo. Così da un lato si propiziavano i morti,
dall’altro si dava luogo a disinibite feste che riaffermavano il valore della vita di
fronte all’incombente oscurità. Samhain può sembrare un inizio strano per il
nuovo anno, ma l’esistenza per gli antichi era una ruota, in cui la morte intesa
come fenomeno naturale precedeva necessariamente qualsiasi nuova nascita.
Di tutte queste credenze è rimasta qualche eco nelle celebrazioni cristiane dei
defunti, il 2 novembre, mentre la festa di Samhain fu cristianizzata come
Ognissanti e spostata dalla data originaria del 13 maggio dal papa Gregorio IV
nell’anno 834. La festa fu però estesa a tutto il mondo cristiano solo nel
Samhain, preceduto dalla notte conosciuta ancora oggi in Sco’zia come Nos-
Galan-Geaf (Notte delle Calende d’Inverno) era una festa celebrata dagli
antichi Celti in manjera solenne, con banchetti e festini che potevano durare
anche una settimana intera. Vi era una ragione pratica: in questo periodo il
bestiame proveniente dai pascoli estivi veniva radunato nelle stalle e in base
alle scorte di foraggio, si macellavano tutti i capi in eccesso. La carne che non
poteva essere conservata veniva consumata da tutti i membri della tribù,
perfino dai più poveri che venivano generosamente ospitati dai nobili e dai
capi. Anche tutti i prodotti della terra dovevano essere raccolti entro il 31
ottobre: ciò che rimaneva era abbandonato ai Pùca, folletti dispettosi e
malvagi.
Infatti Samhain era anche il giorno che celebrava la fine dell’ultimo raccolto
dell’anno, quello delle mele, frutto sacro in molte tradizioni. Altro raccolto,
celebrato dai Celti, era quello delle nocciole, frutto simbolo della sapienza
magica. Non è un caso se in molte leggende mele e nocciole rappresentano i
frutti dell’Altro Mondo, donati agli umani da divinità o da esseri fatati! Il
nocciolo era sacro ai Celti, simbolo di saggezza e di segreta conoscenza: una
leggenda narrava che nove noccioli sacri circondavano la sorgente di Connlas,
in Irlanda, portando frutti e fiori nello stesso tempo. In molte culture, non solo
quella celtica, il legno di nocciolo era il più indicato per bacchette magiche o
rabdomantiche.
In quanto all’altro frutto di Samhain, tra i frutti che la stagione autunnale ci
offre nessuno è più presente nei miti e nelle tradizioni dell’Occidente quanto la
comune mela. Sicuramente uno dei primi frutti coltivati in Europa (resti fossili
sono stati rinvenuti in antichi insediamenti del Neolitico), la mela riassume in
sé molti significati simbolici, che fanno capo alla triade di amore - conoscenza -
morte.
La mela rappresenta innanzitutto l’amore: in molti luoghi gettare una mela
ad una persona era considerato una dichiarazione d’amore. Nella mitologia
greca il giovane principe Paride doveva offrire una mela alla Dea più bella:
scelse Afrodite, come era ovvio e anche logico, dato che il frutto era sacro a
quella Dea.
Ma la mela è sempre stata anche un frutto di conoscenza: conoscenza
proibita come nel caso della Bibbia, ma più spesso come conoscenza da
“coltivare”. Infatti nella tradizione celtica il legno del melo è uno dei nove Legni
Sacri dei Druidi, usato per accendere i fuochi delle cerimonie sacre. Lo stesso
albero raffigura poi una delle lettere dell’alfabeto arboreo druidico, la Q (Quert
è il nome del melo in gaelico). La mela nasconde al suo interno un simbolo
sacro: se si taglia il frutto orizzontalmente (e non verticalmente come avviene
di solito) si vedrà al centro una stella a cinque punte, la cui simmetria riflette la
Sezione Aurea del numero sacro ai pitagorici. Il pentagramma o pentalpha è un
simbolo presente in numerose tradizioni.
Non mancano poi i miti che collegano la mela all’immortalità. La Dea nordica
Idhunn dispensava questi frutti agli altri Dei, consentendo loro di conservare
l’eterna giovinezza.
La mela possiede tutti questi significati simbolici perché è un frutto che
rappresenta al tempo stesso la morte e l’immortalità. Per quanto possa
sembrare strano i suoi semi contengono una sostanza chiamata cianide tale da
uccidere un adulto che ne mangi mezza tazza. Le favole ci raccontano di
personaggi che cadono in un sonno così profondo da essere scambiato per
morte: chi non ricorda la storia di Biancaneve?
Ma il mito unisce sempre un significato al suo opposto e così la mela è anche
frutto di immortalità. In quanto tale essa è il frutto magico dei regni dell’Altro
Mondo, offerto dagli esseri fatati agli umani o ricercato dagli eroi che intraprendono
viaggi lunghi e pericolosi.
Nel mito greco la mela è il frutto del Giardino delle Esperidi, mentre nelle
fiabe è il frutto che cresce nel giardino della Regina delle Fate. Il melo è
l’albero sacro di Avalon, il cui nome significa appunto “Isola delle mele”.
Del resto, questo frutto domina l’intera mitologia celtica:
cibo sacro dei Tuatha De Danann (gli Dei dell’antica Irlanda) la mela fruttifica
con noci e ghiande contemporaneamente sui rami dei cinque alberi sacri
d’Irlanda. Un ramo di melo, recante allo stesso tempo germogli, fiori e frutti,
era il Ramo d’Argento che consentiva al suo possessore di entrare nel regno
degli Dei. Un altro mito irlandese narra di come un guerriero si avvicinò un
giorno alle mura della capitale Tara recando con sé un ramo d’argento con tre
mele capace di emettere una dolcissima musica che faceva addormentare
chiunque, tranne l’eroe Cormac; il guerriero era il Dio Manannan mac Lir,
sovrano di Emain Ablach, la “Terra delle mele” (cioè di nuovo Avalon).
Un frutto così prezioso tuttavia nasconde pericoli. Nella antica ballata inglese
“Thomas il Rimatore”, la Regina delle Fate mette il guardia il poeta Thomas dal
cibarsi delle mele che crescono nei giardini fatati: mangiare il cibo dell’Altro
Mondo significa infatti non poter più fare ritorno nel mondo degli esseri umani!
Di tutti questi antichi significati è rimasta qualche eco nel folklore europeo:
le mele sono usate negli incantesimi per tenere unita una coppia o trovare
l’anima gemella (l’amore), il legno del melo si utilizza per costruire talismani
per la longevità (eterna giovinezza e immortalità), mentre un ricordo del cibo
degli dei e delle fate permane nel Nord Europa sotto forma di sidro (vino di
mele) o di “wassail” (sidro bollito con spezie e mele intere), bevande consumate
durante il Solstizio d’Inverno o ad Halloween come augurio di
prosperità.Come mìelle altre feste celtiche amiche a Samhain il fuoco aveva un
ruolo importante, considerato come simbolo della scintilla della vita futura che
rifiorirà in primavera. Alla vigilia della festa tutti i fuochi delle case venivano
spenti e la gente si raccoglieva sulle cime delle colline, dove era stato
preparato un grande falò. Tutti attendevano in silenzio e nell’oscurità che
trascorresse l’ora fatale tra le stagioni e che gli spiriti si fossero allontanati. Poi
il sacro fuoco era acceso dai druidi e, passato il pericolo, la gente festeggiava
con grande gioia. All’alba ciascuno avrebbe preso una torcia dal falò per
riaccendere il proprio focolare domestico.Il fuoco di Samhain era anche un faro
e una guida per le anime perdute, le quali potevano usare la sua luce per
andare o tornare nel loro luogo di riposo.Echi dei fuochi di Samhain
permangono nelle candele collocate all’interno di zucche intagliate a forma di
testa umana. Forse un lontano ricordo dei crani collezionati dai guerrieri Celti?
Queste zucche (ma in molte zone anticamente si utilizzavano anche rape)
prendono il nome di Jacko-lantern, nome dato anche al fenomeno naturale
della luminosità che appare nel cielo orientale dopo il tramonto. Se volessimo
cercare un ulteriore significato simbolico, possiamo supporre che dal momento
che l’ovest è la direzione associata alla morte, l’est simboleggia la luce della
sopravvivenza spirituale.Ancora oggi molte tradizioni di Samhain sono sopravvissute,
specie nei paesi anglosassoni. Numerosi sono gli echi pagani nella
festa di Halloween negli Stati Uniti, dove gli spiriti dei defunti e gli esseri fatati
sono interpretati da bambini mascherati che passano di casa in casa potessero
cercare vendetta o comunque punire il comportamento irrispettoso dei viventi.
Di notte a Samhain si evitava di uscire se non per accendere il sacro fuoco.
D’altro canto i morti rappresentavano potenze benefiche da propiziarsi per far
crescere i semi del nuovo raccolto e la propiziazione era una faccenda seria
quando la sopravvivenza dipendeva da essa.. I defunti erano infatti assimilati
ai semi. Nell’antichità l’inverno era la stagione dei morti perché era una
stagione dura: molte persone sarebbero morte di fame, freddo o malattie
allora incurabili, la morte era sempre qualcosa di molto vicino. Anche la vita
vegetale moriva, ma il suolo era visto come il corpo della Madre Terra, dove i
buchi per i semi erano il suo grembo. I semi giacevano nella terra e da essi
nasceva nuova vita. Nel Neolitico i defunti venivano sepolti in posizione fetale,
ad aspettare una nuova nascita dal grembo della Dea. Più tardi vennero sepolti
in tumuli che avevano camere sepolcrali a forma di grembo. Questi tumuli
vennero considerati in seguito le “colline cave”, dimore di spiriti e di fate, da
cui uscivano appunto a Samhain. Ma probabilmente i costruttori di tumuli
avevano inteso costruire non tanto delle tombe bensì dei luoghi di iniziazione,
nei quali dovevano avere luogo solenni ceriomnie nei periodi delle feste sacre.
E’ possibile supporre che gli iniziati si sottoponessero ad una sorta di morte
rituale ed entrassero nei tumuli che erano gli uteri della madre terra. Al
sorgere del sole forse gli iniziati uscivano risalendo gli stretti corridoi dei
monumenti, e ritornavano nel mondo come nuovi esseri, “nati due volte”. Sui
tumuli e nelle camere sepolcrali, come a Newgrange, appare il simbolo della
doppia spirale. Nelle antiche civiltà essa era un simbolo di iniziazione. La
spirare verso l’interno rappresenta la morte dell’iniziato, il centro è il luogo di
rigenerazione e la spirale verso l’esterno è la rinascita. Allo stesso modo si
pensava che il Dio del Sole o del Grano avesse affrontato il viaggio iniziatico
nel regno dell’oscurità, dove ora egli regnava come sovrano, il Re Oscuro o Re
dell’Agrifoglio. Anche la Dea della Terra appariva una potenza oscura, come la
celtica Cailleach (la “Velata”, dal gaelico irlandese caille - velo -), il cui animale
totemico era il corvo che si nutre di cadaveri. La Vecchia Dea piange il suo
amante, il Dio della Vegetazione che se ne è andato nell’Altro Mondo, ma che
tuttavia ha fecondato il suo grembo con il seme della nuova primavera. La Dea
Oscura è quindi anche come la madre della vita futura e il suo calderone
magico altro non è che il grembo della rinascita.Ma Samhain non è solo un
periodo di morte e di iniziazione, ma anche di divinazione. L’aspetto divinatorio
di questa festa è favorito dal clima psicologico della stagione, che incoraggia a
rivolgere lo sguardo verso la propria interiorità, e viene facilitato dalla
possibilità di contattare altre dimersioni dell’esistenza. Tuttavia nell’antichità la
divinazione era un cosa seria, resa necessaria dall’angoscia provocata
dall’approssimarsi dell’inverno con le sue durezze. Quindi le arti mantiche
erano appannaggio di persone esperte, sciamani, streghe, sacerdoti. Nel corso
dei secoli, però, quella che una volta era l’arte dei druidi, divenne sempre più il
gioco preferito dalle ragazze nubili in cerca di marito. Così, nel Donegal
(Irlanda) le ragazze lavavano la propria camicia da notte per tre volte in acqua
corrente, appendendola ad asciugare di fronte al focolare nella mez
zanotte della vigilia di Samhain, e poi lasciando aperta la porta di casa. Si
credeva che il futuro sposo sarebbe stato costretto a entrare in casa. Altri
metodi di divinazione consistevano nel fissare le scintille o le fiamme del fuoco
di Samhain e trarre auspici.
Anche i frutti di Samhain , noci e mele, ricoprivano un ruolo importante nelle
tecniche divinatorie; possedendo anche un valore simbolico di fertilità (le noci
sono i testi-coli, la mela è il frutto d’amore) erano inevitabilmente collegati alle
profezie amatorie. Per fare un esempio, le ragazze “battezzavano” alcune
nocciole con i nomi dei loro pretendenti e dopo le arrostivano sul fuoco: la
prima nocciola che saltava era quella del futuro sposo. Oppure si tagliava una
mela in nove spicchi uguali, se ne mangiavano otto e si gettava il nono al di
sopra della spalla sinistra, girandosi velocemente. Si credeva che la ragazza
avrebbe intravisto le fattezze del futuro marito.
I giochi di Samhain avevano però anche un significato sacrificale: In Galles
una volta che l’ultima scintilla del fuoco di Samhain era spenta, tutti
improvvisamente si afferravano le gambe gridando: “La scrofa nera si prenda
l’ultimo!”; nella mitologia celtica del Galles la scrofa nera era Cerridwen, di
nuovo la Vecchia Dea nel suo aspetto oscuro. Tale usanza forse è il lontano
ricordo di antichissimi sacrifici rituali dove veniva probabilmente ucciso in
maniera rituale il rappresentante umano del re o del Dio, come narrano
parecchi miti.
La pianta sacra di Samhain è il tasso, pianta legata per tanti aspetti alla
morte. Infatti è un albero con corteccia e foglie altamente velenosi e il suo
legno era anticamente usato per fabbricare archi da guerra. Per questi motivi
ha sempre ornato tanti cimiteri e presso gli antichi veniva usato spesso nelle
pire funerarie. Ma paradossalmente rappresenta anche la Vita nella Morte
perché è una pianta sempreverde, con un legno resistentissimo, e può vivere
fino a 2000 anni e oltre. Ciò fà del tasso un simbolo di immortalità.
CELEBRARE SAMHAIN
In questo periodo cominciano gli oscuri, freddi giorni invernali. Nelle
campagne c’è poco lavoro da fare, le foglie cadono dagli alberi e i giorni si
accorciano sensibilmente. I poteri naturali della crescita e della luce declinano
ed entrano nel loro lungo sonno invernale. Anche gli animali si preparano al
letargo. Come loro anche noi dovremmo rallentare le nostre attività e passare
più tempo in casa. Se si ha un caminetto in casa è bello accalcarci intorno al
fuoco insieme ai nostri amici e raccontare storie. Approfittiamo di questo
periodo dell’anno, in cui la Natura muore apparentemente, ritirandosi in sé
stessa ~ome i semi si ritirano nel terreno, per raccoglierci in noi stessi
intraprendendo viaggi interiori nella nostra coscienza. Prestiamo attenzione ai
sottili mutamenti del corpo, all’adattamento biopsichico del nostro organismo ai
brevi e freddi giorni invernali: la mente inizia a scivolare dall’esteriorità
all’interiorità. Ora ètempo che la nostra attenzione passi dal lato materiale a
quello spirituale. E’ tempo di riflessione, di viaggi interiori per potere scoprire
quegli aspetti di noi stessi che necessitano di essere cambiati prima che possa
iniziare una nuova vita. Come gli antichi iniziati dobbiamo discendere nel
mondo inferiore, ripercorrendo il viaggio delle divinità stagionali: seguiamo la
spirale interiore dell’anno vecchio fino ad arrivare al nostro centro interiore e a
questo punto ripercorriamo la spirale all’esterno portando fuori il nostro
potenziale di vita e creatività che sarà manifesto nel nuovo anno, al tempo
stesso conservando in noi la saggezza imparata nel passato.E’ un periodo
adatto a tutti i tipi di meditazione e tradizionalmente propizio alle arti
divinatorie, essendo un momento di passaggio in cui si incontrano passato,
presente e futuro. Possiamo approfittarne per imparare qualche tecnica
divinatoria, come i tarocchi 0 le rune.Inoltre, siccome le energie di questo
tempo hanno a che fare con la morte, possiamo rivolgere i nostri pensieri alle
persone che ci hanno lasciato. Si dice che gli spiriti possono essere ora
contattati e consultati ma è preferibile (se crediamo in una vita nell’aldilà) non
disturbarli; è meglio prestare attenzione ai piccoli messaggi che ci possono
inviare (sogni, ricordi improvvisi, ecc,).E’ infatti tempo di riflessione, tempo di
considerare l’anno passato e di confrontarci con quel fenomeno della vita su cui
non abbiamo nessun controllo: la morte. Per celebrare degnamente il cerchio
completo dell’esistenza dobbiamo riconoscere la realtà della morte e del
declino fisico come eventi naturali, non come qualcosa da ignorare o da
nascondere. A queste energie ora dobbiamo tributare omaggio ma dobbiamo al
tempo stesso ricordare la nuova vita che sopraggiungerà. Il Re dell’Agrifoglio ci
insegna che la morte è una fine ma anche un inizio.Teniamo presente la
lezione degli antichi Celti e non indugiamo in tristezze! Invitiamo a cena i nostri
amici, vestiamoci da streghe e fantasmi, decoriamo le nostre case con le
zucche di Halloween e, se ci va, celebriamo i giochi tradizionali cercando di
afferrare con la bocca le sacre mele appese ad un filo o galleggianti in una
bacinella di acqua! Possiamo divertirci a intagliare e scavare zucche e rape,
inserendo in esse candele per espone alle finestre o sui balconi delle nostre
case.E’ infine un momento in cui al fine di favorire la nostra rigenerazione, si
possono ritualmente abbandonare tutte le cose del passato che dobbiamo o
vogliamo lasciare, abbandonare (lasciar morire) le cose che non ci piacciono
nella nostra vita. Possiamo quindi scrivere queste cose su foglietti di carta per
bruciarli nel nostro fuoco di Samhain, che può anche essere una candela di
colore nero o comunque scuro. Potete dire per tre volte una frase del tipo: “La
cosa tal dei tali è venuta in essere, la cosa tal dei tali ha la sua stagione, e la
cosa tal dei tali se ne va!”. Poi, si brucia il foglietto di carta nella
fiamma.Possiamo poi, più semplicemente, dare via o bruciare quegli oggetti
che non ci piacciono più. E’ tempo di abbandonare le cattive abitudini, di
cambiare la propria vita! Infatti, prima che la nuova crescita possa iniziare, il
suolo deve essere fecondato con i resti dei raccolti dell’anno precedente e con i
rifiuti (se non ci fossero morte e decomposizione non ci sarebbe la vita).Un
rituale senza dubbio più complesso, ma che vale la pena di compiere, può
essere eseguito nelle nostre case. Al tramonto del sole, la vigilia di Samhain, si
spengono tutte le luci di casa e ci si mette in piedi davanti ad una candela nera
o scura. Sentiamo l’anno vecchio che sta per morire, ricordiamo tutte le cose
buone o cattive che avete vissuto, ricordiamo le persone a voi care che non ci
sono più, e quando ci sentiamo pronti si accende la candela dicendo:“Accolgo
con questa luce gli spiriti di coloro che se ne sono andati prima di me. Siate i
benvenuti !“. Prendiamo una coppa o un bicchiere pieno di vino e beviamone
un po’, dopo aver detto: “Ai morti!”, lasciandone alcune gocce. Possiamo poi
accendere una candela speciale per ciascuno dei vostri amici o parenti morti:
possono essere anche candele bianche o colorate. Per accenderle si usa la
candela scura, e con la stessa candela accendiamo anche le lanterne-zucche di
Hallowe’en, se ne abbiamo fabbricata qualcuna. Dopo aver fatto questo si
prende un piatto o un vassoio dove avremo messo del pane o dei dolci (potete
usare i “dolci dei morti” se esistono ricette tipiche nella vostra zona) e
invitiamo gli amici invisibili a condividere con noi il cibo. Lasciamone sempre
qualche porzione. Poi, prendendo la candela scura, andiamo in tutte le stanze e
accendiamo tutte le luci, magari solo per pochi minuti. Andiamo fuori dalla
porta d’ingresso e gettiamo una moneta: dovrebbe essere d’argento ma una
comune moneta andrà bene ugualmente... Diciamo: “Denaro sul pavimento,
denaro sotto la porta” e lasciamo la moneta sul pavimento per un mese,
facendola magari scivolare sotto lo zerbino. Essa porterà fortuna alla nostra
casa.Meditiamo sul significato di questa festa e lasciamo aperta la porta di casa
per fare entrare i nostri amici invisibili; lasciamo loro cibo e bevande.
(Feste Pagane Di Roberto fattore)