La Raccoglitrice di Bellezza Femminile Esisteva, un tempo, una bellissima fanciulla, che percorreva le vie più segrete e inviolate del mondo alla ricerca della bellezza. Portava abiti semplici e di fattura antica, ai piedini calzava un paio di graziosi zoccoletti, e allacciato in vita teneva un fine grembiule di lino.
Camminando senza mai stancarsi, la fanciulla cercava le infinite visioni della divina bellezza, che nascevano nei luoghi in cui la natura era rimasta pura, vergine e rigogliosa, e ogni volta che ne incontrava una se ne lasciava incantare dolcemente, si offriva alle sue gioiose emanazioni, si riempiva il grembo della sua magia, e in cambio le offriva un caldo sorriso, ringraziandola con amore.
La fanciulla camminava e camminava, e nell’infinito tempo del sogno raccoglieva la bellezza dentro se stessa, ovunque la trovasse… un florido frutteto pieno di meli in fiore, una brezza fresca che faceva fremere le foglie, un delicato bucaneve sbocciato al margine di un sentiero innevato, il silenzioso volo di una civetta fra le luminose stelle del cielo, un raggio di luna riflesso sulle calme acque di un lago di montagna, il cinguettio vivace di un’allodola, il gorgogliare argentino di un ruscello fra le rocce coperte di muschio, i tralci verde scuro dell’edera abbracciata a un vecchio faggio, il piumaggio turchino di un martin pescatore sulla superficie di un torrente, le bacche scarlatte di una grande rosa selvatica, il canto potente delle onde del mare, e tanti altri tesori partoriti da Madre Natura.
Piena di gioia e di armonia, la fanciulla camminava e raccoglieva. Si donava alla bellezza, la custodiva amorevolmente e sempre ne preservava il ricordo. E più la bellezza la riempiva più lei diventava bella, radiosa e felice. Più la bellezza la trasformava, più lei se ne faceva luminoso riflesso vivente.
Così, il bosco viveva in lei, la luna viveva in lei, l’acqua, i fiori, il fuoco, gli alberi, il vento, il mare vivevano in lei, e tutta la divina armonia viveva in lei, riempiendola di luce.
I suoi passi imprimevano tracce dorate sul sentiero della vita, il suo sorriso splendeva come un raggio di sole, i suoi occhi brillavano come le stelle, e sempre la fanciulla raccoglieva…
E nell’infinito tempo del sogno portava la bellezza nel mondo.
Raccogliere la bellezza significa lasciarsi incantare dall’armonia naturale, farsene invadere e riempire fino a sentirla vivere dentro di sé, fino a ricongiungersi ad essa in una gioiosa ed estatica comunione.
Coltivando la capacità di aprirsi ad accogliere le infinite visioni armoniose che nascono da Madre Natura, diventa sempre più spontaneo offrirsi alla bellezza, commuovendosi e abbandonandosi ad essa senza alcun limite e sentendola risuonare nell’intimo del proprio grembo, ovvero in quell’intimità riposta che nella donna rappresenta la parte più magica e adatta a raccogliere e contenere il divino.
Ascoltando la natura con la pancia, lasciandosi ispirare dalle sue incantevoli emanazioni perché ci riempiano di dolcissimo e travolgente amore, ci si rende ad essa simili, e si trasforma il grembo in un luminoso scrigno di bellezza. Una sorgente inesauribile alla quale potremo attingere ogni volta che vorremo.
Ogni volta che, camminando nella natura, incontrate qualcosa che vi incanta profondamente e vi trasmette sentimenti d’amore, di tenerezza o di intensa emozione, dedicate a questa visione qualche istante. Lasciatevi pervadere dalla sua purissima bellezza, abbandonatevi senza trattenervi a ciò che vi suscita nell’anima, lasciate che canti dentro di voi e sentitela con la pancia, in modo istintivo e spontaneo. Offritevi ad essa, fatevi trasformare dalla sua magia armonizzante e rigenerativa, e raccoglietela in voi, riponendo il suo vivo ricordo nel grembo. In questo modo essa continuerà a vivervi dentro, risvegliandosi e incantandovi ogni volta che ne ravviverete la memoria.
Raccogliendo la bellezza ovunque la si incontri, ripetutamente e con amore incondizionato, si può ridestare l’antica armonia in noi stesse, sentendo nascere e rinascere tutta la florida natura nell’anima e nel grembo. Così si potrà, ogni giorno di più, nutrirsi di bellezza, amarsi nella bellezza, ubriacarsi di bellezza... e divenire donne gravide di bellezza.
“Soffiava una brezza leggera, che sembrava intonare un canto antico. Respirando profondamente, la fanciulla "sentì" il bosco intorno a lei. Per un momento breve, le sembrò di essere il vento invernale che la accarezzava dolcemente con mani fredde e pulite; e poi l'acqua del ruscello che gorgheggiava ininterrottamente, e le nuvole che danzavano nel cielo. Era come sentire tutto il bosco dentro di sé, e la fanciulla seppe che quello era un messaggio che le veniva inviato da qualcuno, un messaggio di felicità e di armonia.”
“(...) Dentro di noi c'è tutto, c'è il bosco, ci sono l'aria ed i fiumi. Basta saperlo trovare, basta sentirlo e farlo vivere in noi.”
(Barbara Fiore, La Signora dell’antica Casa, Edizioni della Terra di Mezzo)
Dedico questo breve scritto alla donna che, anni fa, dopo una meravigliosa giornata immersa nell’incanto della natura, mi ha detto: “Ora puoi tenere tutto questo nella pancia. Tienilo nella pancia, e potrai ritrovarlo ogni volta che vorrai.”
il tempio della Ninfa
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domenica 23 marzo 2014
martedì 31 dicembre 2013
La Ruota dell’Anno
La Ruota dell’Anno
La Ruota dell’Anno, con le sue otto stazioni, è qualcosa di più di un calendario
“liturgico” pagano. E’ un simbolo che rivela continuamente numerosi significati,
dispiegandosi in una serie infinita di livelli di comprensione. Possiamo
paragonarla ad un mandala, quella rappresentazione simbolica del cosmo nelle
tradizioni induista e tibetana, che è al tempo stesso un potente strumento
rituale di meditazione. Oppure alla ‘Ruota di Medicina’ dei Nativi Nord-
Americani che, seppure in forme diverse, adempie alle stesse
funzioni.Proviamo a disegnare un cerchio su un foglio di carta, trac ciando otto
raggi (prima una croce a quattro bracci dritta e poi una seconda croce a X).
Laddove i raggi incontrano la circonferenza riportiamo i nomi delle otto feste.
11 punto in alto è quello del Solstizio d’inverno, poi procedendo in senso orario
sistemiamo imbolc, l’Equinozio di Primavera e così via .A questa ruota collocata
nel tempo possiamo sovrapporne un’altra situata nello spazio: la bussola. Così
in alto ci sarà il Nord, la direzione del buio e del freddo, così come buio e
freddo è il giorno più breve dell’anno. Dalla parte opposta troveremo il Sud,
luogo di quel calore e di quella luce che trionfano nel Solstizio di Estate.
L’Equinozio di Primavera è il mattino dell’anno, dove il sole sorge a oriente,
mentre l’Autunno è nel luogo del tramonto, a Ovest. Le quattro festività
celtiche troveranno spontaneamente la loro collocazione nelle direzioni
intermedie: Imbolc a NE, Beltane a SE, Lughnasadh a SO e Samhain a NO.Così
orientata, la Ruota dell’Anno continua a svelarci analogie e similitudini. Essa
può svilupparsi in un arco di tempo molto breve, nelle 24 ore. Il Solstizio
d’Inverno sarà analogo alla mezzanotte, mentre Imbolc apparterrà alle ore
piccole della notte, quando le tenebre iniziano poco a poco a scolorire.
L’Equinozio di Primavera sorgerà di primo mattino, alle sei, Beltane celebrerà il
suo trionfo alle nove e mezzogiorno sarà l’ora del Solstizio d’Estate.Nel corso
della giornata incontreremo Lughnasadh a metà pomeriggio, alle quindici circa
e l’Equinozio di Autunno al tramonto, verso le diciotto. La tarda serata sarà il
momento di Samhain. Ma la Ruota dell’Anno, nel gioco delle analogie, può
svilupparsi anche lungo quell’arco di tempo che ha scandito i calendari delle
civiltà primordiali: il mese lunare. Non ci vuole molto per determinare il posto
della Luna Oscura (impropriamente chiamato nei calendari Luna Nuova!), il
momento del ciclo lunare in cui il nostro satellite è completamente invisibile:
esso sarà nello stesso punto del Solstizio d’Inverno. Oscurità del Sole e
Oscurità della Luna. La prima falce della Luna Crescente sarà il preannuncio
dello splendore futuro e per questo assimilabile a Imbolc. L’Equinozio di
Primavera con il suo equilibrio di Luce e Oscurità non potrà che essere il Primo
Quarto, quando la luna è illuminata per metà. Beltane, con il suo splendore
sarà paragonabile alla cosiddetta Luna Gibbosa, quando cioè l’astro è luminoso
per tre quarti. La Luna Piena è il trionfo della luce, quindi si colloca idealmente
al Solstizio d’Estate. Il lento declino della Luna Disseminante che dona via via
la propria luce è Lughnasadh, quando la terra cede uno alla volta tutti i suoi
frutti. L’Equinozio di Autunno è come l’Ultimo Quarto: anche stavolta la luna è
illuminata solo a metà, ma ora è la tenebra che sta avanzando. Samhain, la
Festa dei Morti, si accoppia infine alla Luna Balsamica, l’ultima falce della luna
calante prima dell’oscurità totale. La falce che ci ricorda quella della Grande
Mietitrice. Non si può però dimenticare un altro ciclo che si sovrappone
idealmente a quello della Ruota dell’Anno, ed è il ciclo della nostra esistenza
umana. Prima del Solstizio d’Inverno siamo nel grembo materno da cui
emergiamo con la nascita del Nuovo Sole. Imbolc, il timido inizio, è la prima
infanzia dai zero ai sette anni circa, l’epoca che vede l’allattamento, lo
svezzamento e una condizione di innocenza e di purezza che dovremo presto
abbandonare. Con la tarda infanzia giungiamo all’Equinozio primaverile, l’inizio
irruente di ogni cosa, le prime prove della vita che affrontiamo con ottimismo e
voglia di crescere. Beltane è l’adolescenza, la prima giovinezza, così segnata
dalle prime esperienze d’amore, quando incontriamo l’Altro o l’Altra e ci
rendiamo conto di essere solo la metà di una dualità.
Con la prima età adulta, dai venti ai trenta anni, arriviamo nel fiore degli
anni: è il momento degli studi superiori, del matrimonio, dell’inserimento nella
vita professionale. Il Solstizio d’Estate simboleggia bene questo periodo della
nostra vita. Invece Lughnasadh è l’età adulta, dai trenta ai cinquanta anni
circa, l’epoca in cui cominciamo a vedere i frutti delle nostre fatiche (i successi
professionali, i figli).L’Equinozio di Autunno è il tramonto della nostra vita, dai
cinquanta ai settanta anni. Godiamo i frutti del nostro lavoro e osserviamo figli
e nipoti percorrere il loro sentiero. Samhain è la vecchiaia e quindi la morte,
punto di passaggio ad altri cicli di esistenza.E la Ruota inizia un nuovo giro!
Altri hanno collocato su questo mandala una lunga serie di altre figurazioni
simboliche: elementi, piante, animali totemici, pietre, colori e così via, ma non
vogliamo appesantire il discorso con elenchi che mutano da tradizione a
tradizione o addirittura da compilatore a compilatore. Chi vuole potrà costruirsi
la propria Ruota, attingendo alle tradizioni della propria zona, alle letture
suggerite dalla Bibliografia e magari anche alla propria intuizione.Ci sembra
invece opportuno concludere questa nostra esposizione con un piccolo rituale,
una meditazione in forma di visualizzazione, tramite la quale possiamo entrare
in sintonia con le energie e i profondi significati della Ruota dell’Anno.
(Roberto Fattore)
La Ruota dell’Anno, con le sue otto stazioni, è qualcosa di più di un calendario
“liturgico” pagano. E’ un simbolo che rivela continuamente numerosi significati,
dispiegandosi in una serie infinita di livelli di comprensione. Possiamo
paragonarla ad un mandala, quella rappresentazione simbolica del cosmo nelle
tradizioni induista e tibetana, che è al tempo stesso un potente strumento
rituale di meditazione. Oppure alla ‘Ruota di Medicina’ dei Nativi Nord-
Americani che, seppure in forme diverse, adempie alle stesse
funzioni.Proviamo a disegnare un cerchio su un foglio di carta, trac ciando otto
raggi (prima una croce a quattro bracci dritta e poi una seconda croce a X).
Laddove i raggi incontrano la circonferenza riportiamo i nomi delle otto feste.
11 punto in alto è quello del Solstizio d’inverno, poi procedendo in senso orario
sistemiamo imbolc, l’Equinozio di Primavera e così via .A questa ruota collocata
nel tempo possiamo sovrapporne un’altra situata nello spazio: la bussola. Così
in alto ci sarà il Nord, la direzione del buio e del freddo, così come buio e
freddo è il giorno più breve dell’anno. Dalla parte opposta troveremo il Sud,
luogo di quel calore e di quella luce che trionfano nel Solstizio di Estate.
L’Equinozio di Primavera è il mattino dell’anno, dove il sole sorge a oriente,
mentre l’Autunno è nel luogo del tramonto, a Ovest. Le quattro festività
celtiche troveranno spontaneamente la loro collocazione nelle direzioni
intermedie: Imbolc a NE, Beltane a SE, Lughnasadh a SO e Samhain a NO.Così
orientata, la Ruota dell’Anno continua a svelarci analogie e similitudini. Essa
può svilupparsi in un arco di tempo molto breve, nelle 24 ore. Il Solstizio
d’Inverno sarà analogo alla mezzanotte, mentre Imbolc apparterrà alle ore
piccole della notte, quando le tenebre iniziano poco a poco a scolorire.
L’Equinozio di Primavera sorgerà di primo mattino, alle sei, Beltane celebrerà il
suo trionfo alle nove e mezzogiorno sarà l’ora del Solstizio d’Estate.Nel corso
della giornata incontreremo Lughnasadh a metà pomeriggio, alle quindici circa
e l’Equinozio di Autunno al tramonto, verso le diciotto. La tarda serata sarà il
momento di Samhain. Ma la Ruota dell’Anno, nel gioco delle analogie, può
svilupparsi anche lungo quell’arco di tempo che ha scandito i calendari delle
civiltà primordiali: il mese lunare. Non ci vuole molto per determinare il posto
della Luna Oscura (impropriamente chiamato nei calendari Luna Nuova!), il
momento del ciclo lunare in cui il nostro satellite è completamente invisibile:
esso sarà nello stesso punto del Solstizio d’Inverno. Oscurità del Sole e
Oscurità della Luna. La prima falce della Luna Crescente sarà il preannuncio
dello splendore futuro e per questo assimilabile a Imbolc. L’Equinozio di
Primavera con il suo equilibrio di Luce e Oscurità non potrà che essere il Primo
Quarto, quando la luna è illuminata per metà. Beltane, con il suo splendore
sarà paragonabile alla cosiddetta Luna Gibbosa, quando cioè l’astro è luminoso
per tre quarti. La Luna Piena è il trionfo della luce, quindi si colloca idealmente
al Solstizio d’Estate. Il lento declino della Luna Disseminante che dona via via
la propria luce è Lughnasadh, quando la terra cede uno alla volta tutti i suoi
frutti. L’Equinozio di Autunno è come l’Ultimo Quarto: anche stavolta la luna è
illuminata solo a metà, ma ora è la tenebra che sta avanzando. Samhain, la
Festa dei Morti, si accoppia infine alla Luna Balsamica, l’ultima falce della luna
calante prima dell’oscurità totale. La falce che ci ricorda quella della Grande
Mietitrice. Non si può però dimenticare un altro ciclo che si sovrappone
idealmente a quello della Ruota dell’Anno, ed è il ciclo della nostra esistenza
umana. Prima del Solstizio d’Inverno siamo nel grembo materno da cui
emergiamo con la nascita del Nuovo Sole. Imbolc, il timido inizio, è la prima
infanzia dai zero ai sette anni circa, l’epoca che vede l’allattamento, lo
svezzamento e una condizione di innocenza e di purezza che dovremo presto
abbandonare. Con la tarda infanzia giungiamo all’Equinozio primaverile, l’inizio
irruente di ogni cosa, le prime prove della vita che affrontiamo con ottimismo e
voglia di crescere. Beltane è l’adolescenza, la prima giovinezza, così segnata
dalle prime esperienze d’amore, quando incontriamo l’Altro o l’Altra e ci
rendiamo conto di essere solo la metà di una dualità.
Con la prima età adulta, dai venti ai trenta anni, arriviamo nel fiore degli
anni: è il momento degli studi superiori, del matrimonio, dell’inserimento nella
vita professionale. Il Solstizio d’Estate simboleggia bene questo periodo della
nostra vita. Invece Lughnasadh è l’età adulta, dai trenta ai cinquanta anni
circa, l’epoca in cui cominciamo a vedere i frutti delle nostre fatiche (i successi
professionali, i figli).L’Equinozio di Autunno è il tramonto della nostra vita, dai
cinquanta ai settanta anni. Godiamo i frutti del nostro lavoro e osserviamo figli
e nipoti percorrere il loro sentiero. Samhain è la vecchiaia e quindi la morte,
punto di passaggio ad altri cicli di esistenza.E la Ruota inizia un nuovo giro!
Altri hanno collocato su questo mandala una lunga serie di altre figurazioni
simboliche: elementi, piante, animali totemici, pietre, colori e così via, ma non
vogliamo appesantire il discorso con elenchi che mutano da tradizione a
tradizione o addirittura da compilatore a compilatore. Chi vuole potrà costruirsi
la propria Ruota, attingendo alle tradizioni della propria zona, alle letture
suggerite dalla Bibliografia e magari anche alla propria intuizione.Ci sembra
invece opportuno concludere questa nostra esposizione con un piccolo rituale,
una meditazione in forma di visualizzazione, tramite la quale possiamo entrare
in sintonia con le energie e i profondi significati della Ruota dell’Anno.
(Roberto Fattore)
domenica 29 dicembre 2013
Dove una donna racconta delle Baccanti…
Dove una donna racconta delle Baccanti…
Ho conosciuto molte donne inattuali, per usare un termine caro a Nietzsche.(...) Credo che ciascuno di voi ne avrà incontrata qualcuna, se ha avuto fortuna.(...) In più diversi per ambiti, professioni e ruoli sociali. L’elenco però potrebbe essere molto lungo, soprattutto se includesse le persone "normali", quelle di tutti i giorni. Credetemi, sono numerose. Ognuno di noi ne ha incontrate sicuramente tante, magari senza farci caso, Bisognerebbe imparare a riconoscerle. Sono tutte legate da quell’inesprimibile senso di inattualità a cui mi riferivo prima, Inoltre emanano
un'aura che le distingue, quasi una impossibilità di effettiva integrazione, anche se hanno un nome prestigioso e osannato dai media. E come potrebbero inserirsi totalmente, loro che sono eredi di un mondo altro? (…) Alcune note, altre meno. Non importa; quello che conta è che siano tra noi, testimoni di una cultura che sopravvive e si perpetua in attesa di immani rivolgimenti. Anche se sono cresciute in città e non hanno mai visto un filo d'erba, profumano di selve. La notte
sembra avvolgerle e Demetra si affaccia tra le pieghe della bocca, nei sospiri, tra l'agitarsi delle dita. lside le avviluppa nelle manifestazioni affettive e Afrodite non le abbandona mai, neppure con l’incedere degli anni…(…)
“Si, La Porta, disse con voce ferma, le Baccanti fanno parte del Femminile e il Femminile è anche lo scempio di Penteo. II Femminile è anche mistero crudele e selvaggio. È estasi nelle selve e stragi cruente. Guai a sottovalutare la tremenda forza sotterranea e oscura delle donne dimenticate, umiliate, vessate, offese, torturate. Loro è la forza terrifica della natura, loro è il tuono e la folgore prima che l'uomo malvagio se ne impadronisse. Loro è il rombo celeste, loro è la quercia, loro è la lingua degli uccelli, loro è il lunare titanico, loro l’immensa violenza "delle foreste e degli Dèi ctonii e ribelli per l'ingiustizia. L’immane potenza dei boschi, delle acque, del fuoco oscuro tornerà un giorno potente e si riprenderà il regno perduto. Non lo dimentichi mai. (…) Le donne sono un arcano insondabile. Per capirle nel profondo mai usare soltanto la logica. (…)”
Ho conosciuto molte donne inattuali, per usare un termine caro a Nietzsche.(...) Credo che ciascuno di voi ne avrà incontrata qualcuna, se ha avuto fortuna.(...) In più diversi per ambiti, professioni e ruoli sociali. L’elenco però potrebbe essere molto lungo, soprattutto se includesse le persone "normali", quelle di tutti i giorni. Credetemi, sono numerose. Ognuno di noi ne ha incontrate sicuramente tante, magari senza farci caso, Bisognerebbe imparare a riconoscerle. Sono tutte legate da quell’inesprimibile senso di inattualità a cui mi riferivo prima, Inoltre emanano
un'aura che le distingue, quasi una impossibilità di effettiva integrazione, anche se hanno un nome prestigioso e osannato dai media. E come potrebbero inserirsi totalmente, loro che sono eredi di un mondo altro? (…) Alcune note, altre meno. Non importa; quello che conta è che siano tra noi, testimoni di una cultura che sopravvive e si perpetua in attesa di immani rivolgimenti. Anche se sono cresciute in città e non hanno mai visto un filo d'erba, profumano di selve. La notte
sembra avvolgerle e Demetra si affaccia tra le pieghe della bocca, nei sospiri, tra l'agitarsi delle dita. lside le avviluppa nelle manifestazioni affettive e Afrodite non le abbandona mai, neppure con l’incedere degli anni…(…)
“Si, La Porta, disse con voce ferma, le Baccanti fanno parte del Femminile e il Femminile è anche lo scempio di Penteo. II Femminile è anche mistero crudele e selvaggio. È estasi nelle selve e stragi cruente. Guai a sottovalutare la tremenda forza sotterranea e oscura delle donne dimenticate, umiliate, vessate, offese, torturate. Loro è la forza terrifica della natura, loro è il tuono e la folgore prima che l'uomo malvagio se ne impadronisse. Loro è il rombo celeste, loro è la quercia, loro è la lingua degli uccelli, loro è il lunare titanico, loro l’immensa violenza "delle foreste e degli Dèi ctonii e ribelli per l'ingiustizia. L’immane potenza dei boschi, delle acque, del fuoco oscuro tornerà un giorno potente e si riprenderà il regno perduto. Non lo dimentichi mai. (…) Le donne sono un arcano insondabile. Per capirle nel profondo mai usare soltanto la logica. (…)”
(Gabriele La Porta – Il Ritorno della Grande Madre)
Noi siamo natura
(…) Un edizione del Chamber Dictionary degli anni cinquanta definisce la natura, in modo notevolmente appropriato, come il potere che crea e regola il mondo. Penso che questa sia la definizione più idonea. Rievoca dimensioni di magnificenza, potere, infinito, ma pone anche una domanda: come umanità, siamo sopra e oltre a questo potere, o questo concetto è tanto superiore a noi da comprenderci in ogni caso? (…) “Noi” siamo la Natura di cui abusiamo. Stabilire una riunificazione con la Natura significa riportarsi dentro al nostro Sé, riprendere contatto con la saggezza senza tempo che è in ognuno di noi. Sono poche le persone che non hanno l'opportunità di farlo, ma sono anche poche quelle che dedicano del tempo a questo. (…) Ho imparato che questa “connessione” con la Natura trascende l'aspetto fisico, diventando un rapporto con lo Spirito. (…)
“Rispetto e riverenza possono diventare le porte verso le più alte realtà della Natura. E' solo bussando con leggerezza e umiltà a questa porta che si può pian piano arrivare all'armonia. Impara a conoscere il tuo Sé, a comprendere cosa vuol dire essere umano, perché che c'è ancora molto di cui rendersi conto. Ogni epoca di questo pianeta ha avuto una differente razza senziente. Anche questa si avvierà all'estinzione, man mano che dalle rovine della civiltà nascerà un nuovo genere umano. Riesci a capire, anche per un solo momento, che proprio come ogni albero ha radici che si spingono lontano, allo stesso modo gli uomini d'oggi sono solo le radici di una diversa razza umana? Questo è successo molte volte e succederà ancora molte volte. Ogni volta, l'uomo ha raggiunto un picco massimo di potere, scegliendo sempre le vie della distruzione. Così, come un albero cresce conforme al suo seme, l'uomo raccoglie ciò che egli stesso ha seminato. Questo ciclo avrà fine solo quando l'umanità avrà raggiunto un alto livello di saggezza. Solo allora potrà nascere una nuova era. Nel ciclo attuale l'uomo è di nuovo arrivato a una punto in cui ha tra le mani il seme della propria distruzione. Questo causerà contemporaneamente un inizio e una fine.”
Michael J.Roads “Dialoghi con la natura”
“Rispetto e riverenza possono diventare le porte verso le più alte realtà della Natura. E' solo bussando con leggerezza e umiltà a questa porta che si può pian piano arrivare all'armonia. Impara a conoscere il tuo Sé, a comprendere cosa vuol dire essere umano, perché che c'è ancora molto di cui rendersi conto. Ogni epoca di questo pianeta ha avuto una differente razza senziente. Anche questa si avvierà all'estinzione, man mano che dalle rovine della civiltà nascerà un nuovo genere umano. Riesci a capire, anche per un solo momento, che proprio come ogni albero ha radici che si spingono lontano, allo stesso modo gli uomini d'oggi sono solo le radici di una diversa razza umana? Questo è successo molte volte e succederà ancora molte volte. Ogni volta, l'uomo ha raggiunto un picco massimo di potere, scegliendo sempre le vie della distruzione. Così, come un albero cresce conforme al suo seme, l'uomo raccoglie ciò che egli stesso ha seminato. Questo ciclo avrà fine solo quando l'umanità avrà raggiunto un alto livello di saggezza. Solo allora potrà nascere una nuova era. Nel ciclo attuale l'uomo è di nuovo arrivato a una punto in cui ha tra le mani il seme della propria distruzione. Questo causerà contemporaneamente un inizio e una fine.”
Michael J.Roads “Dialoghi con la natura”
Fuoco-La magia della scintilla
La maggior parte degli occidentali ha perduto quel rapporto intenso ed emotivo che i nostri antenati avevano con il fuoco. La terribile grandiosità del fulmine, la magia della scintilla, la fiamma, la luce, il calore che si irradia e il ruggito del fuoco vivo stanno diventando cose del passato. E' sufficiente premere un interruttore e splende la luce, una luce immobile, inanimata e fredda; basta schiacciare un pulsante e una fila di fiammelle blu trasforma l'acqua o il gas in un'immediata fonte di calore per la casa. (…) Io sono tra i fortunati:
sono figlio delle fiamme e del fuoco. Mi ricordo una mia zia che mi accompagnava a letto reggendo una candela dalla fiamma tremolante che proiettava ombre misteriose contro il muro; io sedevo e fissavo con attonito stupore le fiamme vive, ruggenti e scoppiettanti nel vecchio e maestoso caminetto dei miei genitori, aspirando il fumo del legno di pino o di quercia, assorbendo il calore nel mio corpo e osservando le braci ardenti consumarsi lentamente e silenziosamente. (…) In molti luoghi, ma mai in modo così intenso come in Africa, ho assistito al grandioso e tremendo potere dei temporali, con saette lunghe chilometri che squarciavano il cielo sopra di me. Tutto questo mi ha donato la consapevolezza dell'essenza viva del fuoco e della sua capacità di risvegliare le terribili forze della natura: creare, vivere, bruciare e infine, così come inevitabilmente succede con tutte le forme di vita, ritornare alla cenere. (…)
Il fuoco trasmesso agli uomini dai cieli grazie a una saetta e il coraggio dell'umanità nel domare la fiamma, impressero un ricordo indelebile nei nostri avi preistorici. E' questa l'essenza dei nostri più antichi miti. (…) Non ho mai smesso di sorprendermi dinnanzi all'incredibile consapevolezza di coloro che l'uomo moderno chiama con così tanta condiscendenza “pagani primitivi”, e alla loro profonda visione della psicologia, della filosofia, della sociologia e della natura: furono loro ad ideare i miti e a tramandarli oralmente di generazione in generazione, mettendo sempre in guardia l'uomo contro i pericoli derivanti dalla sete di potere, da un'eccessiva ricchezza materiale, dal controllo sulla natura e dagli sforzi compiuti dall'umanità per sfidare la morte cercando ogni volta invano di ottenere l'immortalità. Al giorno d'oggi il mito dell'Albero di fuoco continua a trasmetterci la meraviglia della natura e ad insegnarci ad essere grati per i miracoli del fuoco, della luce e della conoscenza; ci ricorda inoltre di usare i nostri poteri con saggezza, con amore e mai con egoismo.
(Tony Van Renterghen – Quando Babbo Natale era uno Sciamano)
sono figlio delle fiamme e del fuoco. Mi ricordo una mia zia che mi accompagnava a letto reggendo una candela dalla fiamma tremolante che proiettava ombre misteriose contro il muro; io sedevo e fissavo con attonito stupore le fiamme vive, ruggenti e scoppiettanti nel vecchio e maestoso caminetto dei miei genitori, aspirando il fumo del legno di pino o di quercia, assorbendo il calore nel mio corpo e osservando le braci ardenti consumarsi lentamente e silenziosamente. (…) In molti luoghi, ma mai in modo così intenso come in Africa, ho assistito al grandioso e tremendo potere dei temporali, con saette lunghe chilometri che squarciavano il cielo sopra di me. Tutto questo mi ha donato la consapevolezza dell'essenza viva del fuoco e della sua capacità di risvegliare le terribili forze della natura: creare, vivere, bruciare e infine, così come inevitabilmente succede con tutte le forme di vita, ritornare alla cenere. (…)
Il fuoco trasmesso agli uomini dai cieli grazie a una saetta e il coraggio dell'umanità nel domare la fiamma, impressero un ricordo indelebile nei nostri avi preistorici. E' questa l'essenza dei nostri più antichi miti. (…) Non ho mai smesso di sorprendermi dinnanzi all'incredibile consapevolezza di coloro che l'uomo moderno chiama con così tanta condiscendenza “pagani primitivi”, e alla loro profonda visione della psicologia, della filosofia, della sociologia e della natura: furono loro ad ideare i miti e a tramandarli oralmente di generazione in generazione, mettendo sempre in guardia l'uomo contro i pericoli derivanti dalla sete di potere, da un'eccessiva ricchezza materiale, dal controllo sulla natura e dagli sforzi compiuti dall'umanità per sfidare la morte cercando ogni volta invano di ottenere l'immortalità. Al giorno d'oggi il mito dell'Albero di fuoco continua a trasmetterci la meraviglia della natura e ad insegnarci ad essere grati per i miracoli del fuoco, della luce e della conoscenza; ci ricorda inoltre di usare i nostri poteri con saggezza, con amore e mai con egoismo.
(Tony Van Renterghen – Quando Babbo Natale era uno Sciamano)
Gli uomini Antichi-tra alberi e radici
Gli uomini antichi si sentivano molto vicini agli alberi delle grandi foreste. Chiunque abbia trascorso del tempo in un'antica foresta maestosa, sia di conifere che di alberi cedui, conosce quella misteriosa sensazione che fa percepire tutt'attorno a sé la vita dei secoli, una vita che si svolge a ritmo grandioso e posato in una cornice temporale molto più lenta della nostra. Se facciamo scorrere il tempo più velocemente con una speciale cinepresa,
vedremo come il movimento dei rami e delle foglie nel loro chiudersi e schiudersi seguendo il sole, appaia vivo e aggraziato come una mandria di cavalli selvaggi al galoppo attraverso le pianure. Come ora sappiamo, gli alberi della foresta non sono semplicemente entità individuali, ma tendono a collegarsi l'un l'altro attraverso la rete delle loro radici. L'uomo riteneva che gli alberi ospitassero gli spiriti dell'antica vita e lo sciamano agiva grazie a questa comunione tra l'uomo e la natura; vestendo le sembianze delle forze della natura, egli parlava sia per gli spiriti della foresta e i suoi animali selvatici, sia per l'uomo. In pratica, lo sciamano faceva da mediatore tra i due, esternando l'amore mistico, il rispetto e la gratitudine.(Tony Van Renterghen – Quando Babbo Natale era uno Sciamano)
vedremo come il movimento dei rami e delle foglie nel loro chiudersi e schiudersi seguendo il sole, appaia vivo e aggraziato come una mandria di cavalli selvaggi al galoppo attraverso le pianure. Come ora sappiamo, gli alberi della foresta non sono semplicemente entità individuali, ma tendono a collegarsi l'un l'altro attraverso la rete delle loro radici. L'uomo riteneva che gli alberi ospitassero gli spiriti dell'antica vita e lo sciamano agiva grazie a questa comunione tra l'uomo e la natura; vestendo le sembianze delle forze della natura, egli parlava sia per gli spiriti della foresta e i suoi animali selvatici, sia per l'uomo. In pratica, lo sciamano faceva da mediatore tra i due, esternando l'amore mistico, il rispetto e la gratitudine.(Tony Van Renterghen – Quando Babbo Natale era uno Sciamano)
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