La maggior parte degli occidentali ha perduto quel rapporto intenso ed emotivo che i nostri antenati avevano con il fuoco. La terribile grandiosità del fulmine, la magia della scintilla, la fiamma, la luce, il calore che si irradia e il ruggito del fuoco vivo stanno diventando cose del passato. E' sufficiente premere un interruttore e splende la luce, una luce immobile, inanimata e fredda; basta schiacciare un pulsante e una fila di fiammelle blu trasforma l'acqua o il gas in un'immediata fonte di calore per la casa. (…) Io sono tra i fortunati:
sono figlio delle fiamme e del fuoco. Mi ricordo una mia zia che mi accompagnava a letto reggendo una candela dalla fiamma tremolante che proiettava ombre misteriose contro il muro; io sedevo e fissavo con attonito stupore le fiamme vive, ruggenti e scoppiettanti nel vecchio e maestoso caminetto dei miei genitori, aspirando il fumo del legno di pino o di quercia, assorbendo il calore nel mio corpo e osservando le braci ardenti consumarsi lentamente e silenziosamente. (…) In molti luoghi, ma mai in modo così intenso come in Africa, ho assistito al grandioso e tremendo potere dei temporali, con saette lunghe chilometri che squarciavano il cielo sopra di me. Tutto questo mi ha donato la consapevolezza dell'essenza viva del fuoco e della sua capacità di risvegliare le terribili forze della natura: creare, vivere, bruciare e infine, così come inevitabilmente succede con tutte le forme di vita, ritornare alla cenere. (…)
Il fuoco trasmesso agli uomini dai cieli grazie a una saetta e il coraggio dell'umanità nel domare la fiamma, impressero un ricordo indelebile nei nostri avi preistorici. E' questa l'essenza dei nostri più antichi miti. (…) Non ho mai smesso di sorprendermi dinnanzi all'incredibile consapevolezza di coloro che l'uomo moderno chiama con così tanta condiscendenza “pagani primitivi”, e alla loro profonda visione della psicologia, della filosofia, della sociologia e della natura: furono loro ad ideare i miti e a tramandarli oralmente di generazione in generazione, mettendo sempre in guardia l'uomo contro i pericoli derivanti dalla sete di potere, da un'eccessiva ricchezza materiale, dal controllo sulla natura e dagli sforzi compiuti dall'umanità per sfidare la morte cercando ogni volta invano di ottenere l'immortalità. Al giorno d'oggi il mito dell'Albero di fuoco continua a trasmetterci la meraviglia della natura e ad insegnarci ad essere grati per i miracoli del fuoco, della luce e della conoscenza; ci ricorda inoltre di usare i nostri poteri con saggezza, con amore e mai con egoismo.
(Tony Van Renterghen – Quando Babbo Natale era uno Sciamano)
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