domenica 29 dicembre 2013

Elfi

 Elfi, un popolo affascinante e ricco di mistero. Le loro leggende risalgo ai tempi dei celti, che rispettavano questo popolo, a cui hanno dedicato molte raffigurazioni e scritti.

Introduzione

Nell'immaginario degli uomini, la storia degli Elfi è alquanto tormentata: nascono come divinità, decadono al rango di creature tra il grottesco e il malvagio, divengono i figli prediletti degli dei con Tolkien, invadono i giochi di ambientazione fantasy e infine rappresentano un ideale di vita...

«Su due sedie sormontate da un baldacchino di rami viventi. sedevano fianco a fianco Celeborn e Galadriel. Si alzarono ad accogliere gli ospiti, secondo l'usanza degli Elfi. Erano molto alti, e la statura della Dama pari a quella del Signore; i loro volti erano gravi e belli. Le vesti bianche, e i capelli della Dama di un oro intenso, e quelli del Sire Celeborn d'argento. lunghi e lucenti, nessuna traccia d'età. salvo forse la profondità dei loro occhi, penetranti come lance, eppur impenetrabili, abissi di arcaici ricordi.»

JRR Tolkien. il Signore degli Anelli, La Compagnia dell'Anello


Le Origini degli Elfi.

I Sidhe (pronuncia Shee) sono il popolo fatato delle leggende celtiche con cui l'epopea elfica ha inizio. La loro origine affonda in un mito ancora più antico, quello dei Tuatha De Danaann (la tribù della Dea Danu). la seconda delle popolazioni che occuparono l'Irlanda nel mito: fu il popolo che, grazie all'uso delle arti magiche, conquistò la supremazia sui fir Bolg. I Tuatha De Danaann arrivarono dal cielo avvolti in una nube con i loro quattro tesori magici: la Pietra del Destino, la Lancia di Lugh, la Spada di Danu il Calderone di Dagdha. Nonostante i poteri dei Tuatha, i successivi invasori, i Milesi, avranno poi la meglio. ma il rispetto per il nemico sconfitto e per la sua sapienza magica è tale, che i vincitori canteranno le gesta del popolo che li ha preceduti nel dominio dell'Irlanda, conferendogli un alone di divinità. I re Tuatha assurgono al ruolo di Dei, i Tuatha sono riconosciuti come un popolo permeato dalla magia. È così che nasce faerie, il luogo magico in cui i Tuatha, da ora riconosciuti come i Sidhe, si ritirano per ricomparire di tanto in tanto con le più svariate motivazioni (andare a caccia. danzare sotto la luna, rapire un bambino...). È una sorta di paradiso pagano, in cui i guerrieri combattono per rinascere dopo la morte, e vivono tra banchetti e divertimenti.

La tradizione originaria dei Sidhe-Elfi sarà poi rielaborata dai mille rivoli delle tradizioni popolari, talvolta sovrapponendosi agli spiriti pagani dell'acqua, del mare e delle foreste. Questa stirpe andrà a costituire la miriade di creature del cosiddetto Piccolo Popolo. Si tratta di esseri spesso malvagi, talvolta burloni, sempre elusivi e misteriosi; esseri che esistono tra due mondi e che possono attirare gli umani verso Faerie, un luogo da cui nessuno può (O vuole?) fare ritorno. E’ in questa forma che, prima con Chaucer e poi con Shakespeare, gli elfi entrano nella letteratura; letteratura e tradizione popolare si incontreranno nell'opera di raccolta delle fiabe e leggende irlandesi di W.B. Yeates, il veicolo che ha traghettato i popoli di Faerie verso il mondo contemporaneo.

Gli Elfi nel Folklore

È con Yeates che arriviamo all'Elfo dell'epoca vittoriana; sostanzialmente un Folletto, una creatura di piccole dimensioni (se si escludono quelli giganteschi...) allegra e spensierata, che visita il nostro mondo per divertirsi alle spalle degli umani. In un certo senso, l'opera di Tolkien è uguale e contraria a quella di Yeates, Se il premio Nobel irlandese ha utilizzato le fonti folcloristiche per creare una narrativa mitologica moderna, l'autore sudafricano, da studioso delle letterature britanniche arcaiche, crea il suo mondo fittizio in primo luogo come laboratorio di linguistica. L’obiettivo e ancora quello di studiare il mito e di salvarlo dall'oblio, ma questa volta 'dall'interno', creando un mondo con lo scopo di scriverne la storia e la mitologia, e analizzarne la sua nascita. E in questa operazione gli Elfi occupano un posto fondamentale caratterizzando l'intera Prima Era, come narrato ne Il Silmarillion, mantenendo una posizione di primo piano nello sviluppo delle vicende della Terra di Mezzo fino alla distruzione dell'unico anello. Figli prediletti dei Valar (le divinità del pantheon tolkieniano), si destarono nella Terra di Mezzo presso il lago Cuivienen (acqua di Risveglio); ancor prima dell'esistenza del sole e della luna gli Elfi furono chiamati a vivere presso i Valar in Aman (le Terre Imperiture), per proteggerli dalla malvagità di Melkor (il Vala ribelle nel quale si ripete il mito della Caduta di Lucifero)
Così si ebbe la prima scissione tra le stirpi degli Elfi: gli Avari (coloro che hanno rifiutato) non si recarono in Aman, dando origine agli Elfi Silvani o Elfi Scuri. Le stirpi dei Vanyar, dei Noldor e dei Teleri intrapresero invece la Grande Marcia, ma i Teleri, la stirpe piu' numerosa, si divisero: alcuni rinunciarono al viaggio, come i Nandor (che si rifiutarono di passare i Monti Brumosi), i Laquendi e i Sindar, che saranno poi noti come Elfi Grigi. Coloro che non hanno visto la luce di Aman, non essendone stati toccati, non avranno l'aura di bellezza soprannaturale che accompagnerà i discendenti di coloro che hanno intrapreso il viaggio verso Aman. Solo una minima parte arrivò poi ad Aman, trasportata su un'isola utilizzata da Ulmo, Vala delle acque, come imbarcazione. Vanyar e Noldor costruirono in Aman la città di Tirion e e il Porto dei Cigni (Alqualondè): e il tempo della Pace di Arda, alla luce di Telperion e Laurelin, gli alberi d'argento e d'oro.


Mentre Melkor era incatenato, le virtù degli Elfi progredivano. producendo manufatti di inimmaginabile e insuperata bellezza. Intanto, sotto l'ala protettiva di Melian (antenata di Elrond, uno dei protagonisti de Il Signore degli Anelli, custode di Vilya, l'anello d'Aria) i Sindar istituirono nel Doriath (la Terra della Cintura, così definita a causa della rete di incantesimi che Melian pose a protezione della regione) il primo potente regno delle Terre dei Mortali. Mentre Féanor costruiva i Silmarìl, le tre gemme che racchiudevano la luce dei due alberi di Valinor, la liberazione di Melkor getto un'ombra su questi tempi gloriosi...

Gli Elfi nella Letteratura

Le trame tessute da Melkor Morgoth (l'Avversario) portarono ben presto alla guerra con Ungoliant. il terribile ragno gigante distrusse gli alberi e si impadronì dei Silmarìl, aprendo una stagione di freddo e oscurità. Assetato di vendetta. Firanor, alla testa dei Noldor, nonostante l'opposizione dei Valar, mosse guerra a Melkor. Ma per impadronirsi delle navi con cui arrivare nella Terra di Mezzo i Noldor combatterono contro i Teleri, divenendo così un popolo maledetto. Le schiere di Finwè arrivarono invece nella Terra di Mezzo attraverso Helcaraxe, il terribile ponte di ghiaccio. Ebbe così inizio la Guerra delle Gemme, ma solo l'intervento dei Valar riuscì a piegare Melkor: il Beleriand (le terre a ovest dei Monti Azzurri) era ormai ridotto a una terra desolata e per lunghi tratti sommersa dal mare... Solo una piccola parte. il Lindon, sopravvisse alla devastazione. Intanto, a Numenor nasceva il primo regno degli Uomini. Molti Elfi abbandonarono nuovamente la Terra di Mezzo. ma da quelli rimasti nacquero il regno di Thranduil di Bosco Atro (descritto ne Lo Hobbit) e di Galadriel e Celeborn a Lothlorien (a cui sono dedicate alcune delle pin belle pagine de lì Signore degli Anelli). Fu in questi tempi che fece la sua comparsa nella Terra di Mezzo Sauron (l'Aborrito), il Maia (divinità minore rispetto ai Valar) malvagio delle schiere di Melkor. Sotto mentite spoglie Sauron riuscì ancora una volta a volgere a suo favore l'amore per la bellezza degli Elfi: infatti spinse Celembrimbor Mano d'Argento a costruire gli Anelli di Potere. Le battaglie che seguirono furono terribili, e solo con l'aiuto dei Numenoreani gli Elfi riuscirono ad arginare le orde nere di Sauron. La risposta del Maia fu tremenda: Numenor fu distrutta. Aman e la Terra di Mezzo furono divise, Terreno e Ultraterreno non avrebbero più potuto convivere finche il mondo fosse infestato dalla presenza dell'Oscuro Signore. La nuova guerra contro Sauron vide la sua sconfitta, ma al caro prezzo della morte di Gil Galad, ultimo re dei Noldon ed Elendil, il fondatore dei Regni Numenoreani nella Terra di Mezzo lì resto, sarà storia che riguarda anche gli Hobbit...

La storia degli Elfi in Tolkien è quindi epica e drammatica: le vicende della Terra di Mezzo costituiscono una vera e propria storia morale di cui gli Elfi sono protagonisti, e il loro destino è direttamente correlato a quello delle divinità. I temi classici di ogni mitologia sono chiaramente presenti: la vita nel paradiso terrestre , la caduta, la ribellione contro la divinità, il riconoscimento del Male e la lotta contro di esso. L’Elfo è quindi una creatura permeata di essenza divina, e che è amica degli dei. Questa sua posizione lo rende di conseguenza un essere alle soglie della perfezione, e in quanto tale bellissimo nell'aspetto, agile, slanciato, coraggioso, dotato di una profonda saggezza. Ma la perfezione può essere la causa di tremendi errori: lo testimoniano le scissioni in seno alla stirpe elfica, e soprattutto la facilità con cui l’Elfo, in nome della bellezza, cade di fronte alle tentazioni di Sauron. Non è un caso che la vicenda dell'anello abbia bisogno, per concludersi felicemente, del coinvolgimento delle altre razze dei Popoli Liberi (Nani, Umani e gli apparentemente insignificanti Hobbit). È indubbio il fatto che tutte le ambientazione successive hanno dovuto ‘fare i conti ’ con gli Elfi di Tolkien, talvolta banalizzandone la caratterizzazione. Così il distacco dalla realtà materiale, dovuto alla divinità degli Elfi, diviene molto spesso presunzione o razzismo o incapacità di relazionarsi con le altre razze, l'intenso rapporto con la natura e il pretesto per costruire personaggi in calzamaglia verde e calzature leggere. Naturalmente non mancano casi in cui la rivisitazione dei grandi temi tolkieniani e originale e innovativa: i Faerie di Cosile Folkenstein lasciano il loro regno incantato a caccia di avventure steam fantasy, perché trovano noiosa la perfezione dei loro stessi simili e amano la spontanea passionalità degli umani: i Sidhe di Changeling: the Dreaming incarnano la nobiltà e l'aura di perfezione che gia abbiamo trovato negli Elfi di Tolkien, tornando alla gioia selvaggia dei miti celtici in cui gli Elfi sono esseri belli e terribili che vivono al di la del tempo.

La caduta dalla perfezione è un altro aspetto che accompagna la rielaborazione della elficità; è singolare che uno degli aspetti marginali della caratterizzazione degli Elfi in Tolkien abbia dato vita a una delle più interessanti rivisitazioni della elficità nei giochi di ruolo, gli Elfi Scuri, Quelli che per Tolkien erano la stirpe non toccata dalla luce del paradiso, diventano terribili creature dell'oscurità, richiamando così le tradizioni del folclore, che vedono alcuni esponenti dei Sidhe come malvagi e spaventosi (gli Sluagh o i Redcap). I Drow di Forgotten Realms sono una dello razze più sanguinarie e malvagie dell'intero multiverso di AD&D. Gli Elfi Scuri del mondo di Martelli da Guerra hanno origine dal fascino subito da alcuni Elfi alti per gli dei del Caos: la corruzione creò una stirpe che perse le consuete caratteristiche di fascino e bellezza e sviluppò una contorta malignità d'animo. Gli Elfi Scuri furono banditi dai Regni Elfici con una sanguinosa guerra civile, che li costrinse a rifugiarsi nelle oscure foreste confinanti con le terre del Caos, nell'estremo nord del Nuovo Mondo. Paradossalmente, un'ambientazione che rilegge gli stereotipi della elficità in una chiave originale e non banale è quella di Flintloque, che sovrappone l'orgoglio e il valore degli Elfi alla grandeur della Francia napoleonica: gli Elfi del Cristallo sono la razza del mondo di Valon con la migliore organizzazione militare. La rivolta del principe Mordred, con l'invenzione della Polvere Nera, e il motivo scatenante di un conflitto che seminerà morte e distruzione ovunque. Gli ideali elfici di superiorità si confondono con l'orgoglio della Guardia Imperiale napoleonica, la proverbiale destrezza in battaglia di queste creature veloci e agilissime richiama l'impressionante superiorità di manovra delle truppe francesi comandate da Bonaparte.

Il Elfi e la New Age

Un altro aspetto singolare del rapporto tra Elfi e Umani e il recente utilizzo della figura mitica dell'Elfo come ideale di vita alternativo. Avrete sicuramente sentito parlare delle comunità di Elfi che si sono insediate in alcuni sobborghi abbandonati delle montagne toscane della Garfagnana. Si tratta di piccoli gruppi, che vivono senza elettricità o acqua corrente, coltivando la terra e producendo oggetti di piccolo artigianato. Talvolta li troviamo a fiere e feste di paese, dove vendono collanine, bracciali.. Per un giocatore di ruolo o per un appassionato di letteratura fantastica parlare con uno di loro, o semplicemente vederli scendere dal bosco per andare a far provviste in paese, può essere un'esperienza molto profonda. Anche la New Age, filosofia religione che dal mondo anglosassone sta contagiando un po' tutto l'Occidente, rifacendosi per certi aspetti alla mitologia celtica, e comunque a un rapporto più equilibrato con la realtà che ci circonda, accoglie elementi elfici. Sentir parlare di consapevolezza di sè e armonia con la natura non può non far pensare agli Elfi di Lothlorien e alla loro capacità di comprendere la bellezza del Bosco Dorato. Lungi da noi l'intenzione di darsi ad analisi sociologiche, ci piace segnalare l'esistenza di questo approccio filosofico come conferma del fascino che gli Elfi continuano a esercitare sull'immaginario: il mito di un essere perfetto, malinconico nella sua perfezione, altero e al di là del tempo che scorre, e probabilmente immortale.

Come Festeggiare la Festa degli Elfi

Se volete rendere omaggio agli Elfi Oscuri, recatevi in un altura di notte, dove si può vedere la luna, e portate con voi :

Una Candela Nera
Dell' incenso all'Oppio o al Rosmarino.
E una Rosa rosso sangue, recisa al gambo.

Accendete la candela e con la sua fiamma accendete l'incenso, spargetelo intorno a voi e rivolgendovi alla luna con la rosa rossa stretta in mano dicendo :

"Io rendo omaggio a voi Alfar, signori caduti che della notte avete fatto la vostra dimora."

Detto questo lasciate la rosa sulla collina, e andatevene quando l'incenso sarà finito, la candela potete portarla via con voi anche se nn è finita.
Il giorno dopo potrete recarvi sull'altura per vedere se gli Elfi hanno accettato i vostri omaggi prendendo la rosa.

Se invece è agli Elfi chiari che volte rendere omaggio recatevi sulla collina di giorno, e portate con voi :

Una Candela Bianca
Incenso alla Vaniglia
Una piantina qualunque da piantare, (quindi viva e con radici)
Una palettina per scavare.

il procedimento è lo stesso del rituale di sopra, tranne che la piantina dovrete piantarla sulla collina perche a differenza degli Elfi oscuri gli elfi chiari amano la vita e le cose viventi, che proteggono e curano. E le parole saranno:

"Io rendo omaggio a voi Alfar, signori caduti che della vita siete i cantori."

Se la piantina crescerà sana e forte significa che il vostro omaggio è stato accettato e la piantina riceverà la benedizione degli elfi chiari, crescendo sempre di piu e protetta.

(L'Antro della Magia)

caffeomanzia


 La caffeomanzia è un antichissima arte orientale precisamente un’arte che deriva dalla popolazione araba, ed è stata importata solo alla fine del 1600 in Occidente, dove ancora oggi è praticata particolarmente nel Sud Italia. Molto testimonianze risalgo all’inizio del XVIII a Parigi, e ancora oggi questa antica arte continua ad esistere e a creare molto fascino intorno a lei.
La sua lettura sembrerebbe semplice, infatti consiste solo nel leggere le figure che si formano nella tazza di caffè e sul piattino, e cercarle di interpretarle nel miglior modo possibile, ma vediamo passo per passo come si legge e cosa si utilizza in questo tipo di divanazione.

Occorrente

Caffè rigorosamente turco
Acqua
Un pentolino di metello o una caffettiera di rame
Un tazzina da caffè di porcellana
Un piattino da caffè di porcellana

Procedimento

Innanzitutto dovete procuravi del finissimo caffè turco, lasciatelo bollire con acqua e zucchero in un pentolino di metallo, o in una caffetteria di rame, versatelo poi in una tazzina da caffè, bevetene il contenuto, assicurandosi di lasciare sul fondo della tazza un po’ di liquido scuro. Capovolgete la tazzina di caffè sul piattino, aspettate due minuti ponendo la domanda che si vuole fare, rigiratela e tenete la tazzina tra le due mani, guardate nel fondo della tazzina e leggete le forme o le immagini che vi si sono formate. Le immagini nella tazza di caffè sono legate al futuro, le immagine nella tazzina riguardano la situazione attuale. Le tazze devono essere obbligatoriamente di porcellana affinché le immagine che si formano siano ben leggibili.

Interpretazione dei segni e delle immagini

Ogni figura ha un significato particolare, ma è bene fare attenzione anche in che posizione sono messi, se sono al contrario, se insieme ad un immagine c’è ne un altra vicina, ogni particolare può cambiare la lettura e il suo significato di molto. Vediamo e impariamo ora le principali figure che si potrebbero formare:

Aereo: partenza improvvisa
Anatra: vi sarà restituito del denaro
Ancora: farete un viaggio, o rapporti con uno straniero
Anello: si raggiungerà un accordo, totale riuscita
Ape: successi, o buona notizia
Arco: cattive notizie
Balena: successo professionale
Barca: riceverete una visita
Bilancia: problemi con la giustizia
Bottiglia: momenti gradevoli
Candela: aiuti e sostegno
Cappello: cambiamento
Carriola: momenti felici con persone amiche
Casseruola: sarete molto amati e innamorati
Cerchio: realizzazioni nella vita sentimentale o professionale
Chiave: nuove ed inattese prospettive
Coltello: cercheranno di intralciarvi
Coniglio: dovrete dar prova di coraggio e pazienza
Corona: successi personali
Croce: noie e scelte
Cuore: vi saranno date prove d’amore
Falce: delusioni sentimentali
Farfalla: spensieratezza
Fiore: desiderio che si realizzerà
Foglia: entrate di denaro
Forbici: litigio
Freccia: notizia sconvolgente
Gatto: persona ipocrita vicina
Libro: non potrete agire senza consigli
Linea: giornata tranquilla se è retta, imprevisti se è curva, una giornata instabile se è sinuosa, se è inclinata verso l’alto siate ottimisti, se inclinata verso il basso avrete delusioni
Luna: se crescente avrete buone notizie, se calante avrete brutte notizie
Mela: successi economici
Numeri: il numero che appare indica tra quanti giorni vi accadrà qualche cosa di importante
Nuvole: contrattempi
Occhio: sarete sorvegliati da qualcuno
Piuma: sarete instabili
Quadrato: vi faranno un regalo
Ragno: scoprirete un segreto
Rana: cambiamento buono
Ruota: fortuna
Scala: progressi
Scure: risolverete dei problemi
Serpente: cercheranno di nuocervi
Stella: cambiamenti positivi
Triangolo: con la punta verso l’alto: riuscita, con la punta in giù fallimento
Tridente: i vostri desideri si realizzeranno
Trifoglio: fortuna
Uovo: grossi successi
Volto: una persona vi penserà molto
Gatto: persona ipocrita vicina


Figure particolari

Ovali numerosi e ben disegnati significano successo in affari.

Le crocette riunite insieme stanno a significare una passione burrascosa, ma cambiano significato a seconda del numero, ad esempio se ci sono 3 crocette significa onori, se c’è 1 crocetta sola significa morte tranquilla dopo una lunga vita.

Le linee solitamente vogliono auspicare viaggi in generale, se la linea è nitida il viaggio sarà piacevole, altrimenti, se è interrotta o poco visibile nel viaggio ci saranno dei contrasti.

Una casa vicina ad un cerchio significa che si potrà entrare in possesso di una casa, se invece è accompagnata da triangoli vorrà dire che la casa si erediterà.

La corona solitamente significa successo, ma se è formata da croci vorrà dire la morte di una persona cara, se è formata da quadrati sta a significare malattia, se è formata da cerchi ci sarà un amore contrastato.

Piante e fiori

Il salice significa malinconia e depressione;

La rosa significa salute;

Il bouquet di fiori significa grande gioie e felicità.

I punti o i cerchi significano quasi sempre il denaro, se sono molti annunciano delle entrate, se invece si presentano in pochi ci sarà qualche problema finanziario.

Un cerchio sfaccettato o con dei spigoli annuncia un matrimonio fortunato.
Un cerchio con piccoli punti nel mezzo annuncia la nascita di un bambino

Un quadrato allungato, preannuncia litigi con parenti, se invece è circondato da crocette sta a segnalare l’infedeltà.
(esoterya)

Un po di curiosità-Festa di San Patrizio

Un po' di curiosità sulla festa di San Patrizio, perché non è “solo” una festa cattolica...
Perchè il St Patrick’s Day si festeggia il 17 Marzo?
Secondo alcune fonti il 17 marzo è il giorno in cui morì S. Patrizio, intorno al 461 d.C. Ma poiché non si conosce con certezza l’anno della sua morte, appare improbabile che si sappia il giorno esatto. Esiste, tuttavia, un altro possibile motivo per cui la festa dedicata a S. Patrizio cada il 17 marzo: secondo una leggenda popolare questo è il giorno in cui S. Patrizio estrasse la “pietra fredda” dall’acqua – in altre parole il giorno in cui l’inverno era da considerarsi passato e poteva iniziare la semina dei campi. Da sempre importanti date per i cicli agricoli erano considerate feste pagane, e furono col tempo inserite nel calendario cristiano.
Le prime parate in Irlanda risalgono solo al tardo Ottocento, nate dal crescente nazionalismo dell’epoca e sembrerà strano ma l’evento principale del calendario irlandese non nasce in Irlanda, ma vede i primi festeggiamenti a Londra e in America. Un po' di storia... A differenza dei festeggiamenti americani, il St. Patrick’s Day in Irlanda è nato come festa religiosa: sembrerà assurdo, ma fino agli anni ’70 i pub avevano l’obbligo di chiudere il 17 marzo! Solo nel 1995 St Patrick’s Day diventò una festa nazionale in Irlanda, grazie ai seguenti motivi esposti nel decreto del Governo irlandese:
Offer a national festival that ranks amongst all of the greatest celebration in the world;
Create energy and excitement throughout Ireland via innovation, creativity, grassroots involvement, and marketing activity;
Provide the opportunity and motivation for people of Irish descent (and those who sometimes wish they were Irish) to attend and join in the imaginative and expressive celebrations;
Project, internationally, an accurate image of Ireland as a creative, professional and sophisticated country with wide appeal, as we approach the new Millennium;
The first St Patrick’s Festival was held over one day, and night, on March 17th 1996. With a little over four months in which to effect change, the main object was to demonstrate that changes were afoot and starting the process away from “just a parade”. The live audience for the day was estimated to be 430,000.
Il primo St Patrick’s Day ufficiale ebbe luogo in Irlanda nel 1996 e durò un solo giorno. Nel 1997 durò tre giorni e dal 2000 sono quattro o più giorni non-stop a base di teatro, spettacoli di strada, fuochi d’artificio, concerti, cortei carnevaleschi e gare di vario genere, culminanti nella parata che ovunque si tiene il 17 marzo.
Per cominciare, la più remota testimonianza di un St. Patrick’s Day, celebrato fuori dall’Irlanda, è fornita da Jonathan Swift, l’autore dublinese de I viaggi di Gulliver.
Nel suo Diario a Stella lui annotava che nel 1713 il Parlamento di Westminster era chiuso perché era St. Patrick’s Day e che Londra era talmente piena di decorazioni da pensare che tutto il mondo fosse irlandese.
Approdando in America, invece, il primo incontro di irlandesi in onore di S. Patrizio risale al 17 marzo 1737 a Boston. Nonostante oggi la festa di San Patrizio sia strettamente legata ai cattolici, è bene precisare che allora i protagonisti dei primi festeggiamenti furono dei Protestanti irlandesi emigrati in America e che, nella maggior parte dei casi, i cattolici erano rigorosamente esclusi. Solo più tardi, tra il XIX e il XX secolo, i cattolici si unirono alle celebrazioni del St Patrick’s Day. La prima parata in onore di S. Patrizio si tenne a New York nel 1762: un gruppo di soldati irlandesi si stavano dirigendo a festeggiare il St. Patrick’s Day in una taverna, quando decisero di marciare dietro la loro banda e mostrare i loro stendardi reggimentali. Lo spettacolo deliziò a tal punto passanti e spettatori che da allora il 17 marzo vide sempre gli irlandesi d’America marciare a ritmo di melodie tradizionali irlandesi. Nel XIX secolo, durante la Grande Carestia che colpì l’Irlanda, milioni di irlandesi emigrarono in America per sopravvivenza e la mancanza di casa si trasformò presto in nostalgia. Perciò il St Patrick’s Day sembrò l’occasione perfetta per unirsi e celebrare la propria nazionalità. L’esempio militare aveva mostrato l’efficacia di marciare dietro a una banda al ritmo di ballate irlandesi, quindi nacque l’usanza di metter su una parata tinta di verde per alimentare lo spirito patriottico.
Nel XX secolo le nuove generazioni di irlandesi d’America sono ormai parte integrante della società americana e festeggiare il St Patricks’ Day non serve solo a vantare le propri origini, ma anche a celebrare l’integrazione di successo nella società ospite.
Oggi il St Patrick’s Day è celebrato in tutto il mondo: USA, Canada, Australia, Francia, Argentina, l’isola caraibica Montserrat, Russia, Giappone. Anche in Gran Bretagna l’impegno di un’enorme quantità di persone di origine irlandese ha introdotto l’usanza dei festeggiamenti del 17 marzo.

(Irlandando)

Meditazione della Luna Piena

Meditazione della Luna Piena
Radicatevi e centratevi, e visualizzate la luna piena. E' la Madre, il potere della realizzazione e di tutti gli aspetti della creazione. Lei nutre ciò che la luna nuova ha iniziato. Vedete le sue braccia aperte, i suoi seni ricolmi, il suo grembo che germoglia di vita. Percepite il vostro potere di nutrire, di dare, di realizzare le vostre possibilità. Lei è la donna nel suo aspetto sessuale; il suo piacere nell'unione è la forza motrice che sorregge tutti gli esseri viventi. Sentite il potere del vostro piacere. Il suo colore è il rosso del sangue, che rappresenta la vita. Chiamatela con il nome di “Mari!” e percepite la vostra capacità di amare.
Inno alla Dea per la Luna Piena
Madre LUNA, luce splendente di tutta la terra e il cielo,
noi Ti chiamiamo.
LUNA Madre Luminosa, brilla e vieni da noi.
Ti diamo il Benvenuto, Antica Luna, oh Misteriosa Saggia,
Ti diamo il Benvenuto, Antica Luna oh Misteriosa Saggia.
Lei splende per tutti, scorre dentro tutti.
Tutto ciò che è selvaggio e libero
Tutto ciò che è selvaggio e libero

Starhawk “La danza a spirale”

La Luce della Madre

Anche se siamo nel momento buio dell'anno, la luce della Madre illumina la notte e indica il cammino. Copre Madre Terra con il suo manto d'argento e protegge il suo sonno. Veglia su di noi e ci protegge con le sue nebbie. Con la sua luce e il suo amore ci accompagna mese dopo mese nella scoperta dei suoi Misteri. Buon Esbat. Le Figlie Dell'Antica Religione )O(

Dea Artia

Artia - Artio
Altre idee si aggiungono pensando che era forse una "signora degli animali e delle piante", simile all'originaria Artemide dei Greci, a cui la ricollega anche il nome.
Il 18 Novembre si festeggia la Festa di Artia. La Dea Celtica Artia o Artio / Artaius è molto conosciuta in bretagna, dove se ne trovano molti 
scritti delle sua apparizioni sotto forma di Orsa.

Il nome di questa dea deriva dalla parola gallico artos, cioè orso . Anche altre lingue celtiche hanno parole simili, come art nell'antico irlandese, arth in gallese. Secondo alcuni studiosi, il nome di Artù sarebbe collegato proprio a questa parola e a questa divinità.

La sua figura è associata alla caccia e all'abbonzanza, e alla natura, che come l'orso che va in letargo ha i suoi moti di vita e sterilità. (passaggio tra veglia e letargo) dove il letargo rappresenta il dormire-sterilità della terra, e l'estate il risveglio-fertilità.
Inoltre è anche considerata come una dea "dispensatrice di vita" in quanto orsa e madre.

L'orso è il simbolo della forza, e insieme al cervo ed al cinghiale è uno degli animali più famosi e rappresentativi della cultura celtica, e anche tra quelli più venerati.

artio

Ne è un esempio la scultura in bronzo proveniente da Muri, nei pressi di Berna (nome che significa orso) in Svizzera, che mostra un grande orso, dietro al quale c'è un piccolo albero, che sta di fronte a una donna seduta su un carro. Quest'ultima sembra tenere della frutta sul suo grembo, che serve forse a sfamare l'animale. La scultura poggia su una grande base rettangolare in bronzo con un'iscrizione (CIL 13, 05160): Deae Artioni/Licinia Sabinilla, cioè "Alla dea Artio (o Artionis), da Licinia Sabinilla".


Come onorare la dea.

Onorare questa dea è molto semplice, in quanto dea associata alla natura qualsiasi gesto di amore e protezione verso un animale o una pianta nel suo giorno, è come un ringraziamento.
Potete anche recarvi in un bosco e piantare una nuova pianta in suo onore, oppure recandovi ad un ruscello, fare un bagno di depurazione stringendo la raffigurazione di un orsa tra le mani e invocandola.


Fonti:
www.celticworld.it
Wiki - Artio
l'antro della magia

Sogno e incubazione sacra

Sogno e incubazione sacra

Che cos’è il sogno?
Il sogno è uno stato di coscienza alterata del nostro esistere. Fin da tempi antichissimi si è rivelato una fonte inesauribile di informazioni su noi stessi e sulla nostra vita e di saggezza per tutti i popoli. Non è possibile dare una spiegazione scientifica completa e convincente del fenomeno onirico e della relazione con l’apparato conoscitivo umano.
Dopo il grande successo riscosso dalla psicoanalisi il sogno è stato messo da parte, trascurato e abbandonato. Il sogno ci dà la prova che, per fortuna, non tutto è ancora completamente conoscibile, comprensibile e codificabile dalla ragione umana. La nostra mente sogna, anche la mente degli animali sogna e probabilmente l’intera anima mundi sogna. Per questo dovremmo ritrovare, riscoprire la capacità di ascoltare i sogni e di saperli leggere e interpretare, così come le civiltà da cui abbiamo avuto origine.
Ancora oggi, fortunatamente, esistono delle “isole” nelle quali culture protette e lontane dalla tecnologia e dal progresso, che spesso annebbia le nostre capacità e il senso della vita, vivono quasi senza tempo a diretto contatto col sogno, conoscendo e parlando un linguaggio atavico di simboli conosciuti da tutti i popoli.
Ciò che noi definiamo e chiamiamo sogno, in quei luoghi è un viaggio, un’estensione della percezione che riesce a rivelare un Sé sconosciuto e inatteso, cercato e poi raggiunto.

A proposito del sogno la Prof. Viviana Vivarelli scrive "Presso i popoli antichi, il sogno godeva di grandissima considerazione. Venivano raccolti specialmente i grandi sogni ricevuti dai re, dai sacerdoti o dai capi militari. Essi erano ritenuti messaggi divini, rivelazione diretta del volere degli dei. Nel mondo antico le potenze superiori possono attivare una conoscenza privilegiata, attraverso la medianità, lo spiritismo, la chiaroveggenza, l’arte…
...con messaggi in cui si assegnano compiti, si mostra il futuro, si indicano destini. Nell’universo induista il sogno è tanto importante che il mondo stesso sorge come un sogno del Brahma addormentato. Gli Assiro-Babilonesi avevano una vera e propria incubazione sacra, un rituale per indurre i grandi sogni, che avevano un significato importantissimo per la storia del popolo e per le decisioni dei re. Il luogo del sogno è visto come varco tra due mondi, quello degli uomini e quello degli dei, o tra il mondo dei vivi e quello dei morti, oppure più semplicemente tra la coscienza e l’inconscio o tra passato e futuro. Il sogno è un ponte. Nelle caverne australiane gli aborigeni dormono con cristalli di quarzo o opali della chiaroveggenza, per contattare le creature del Tempo del Sogno, che crearono il mondo e tracciarono le "Vie dei canti"...

...Nel bacino del Mediterraneo, nelle caverne sotterranee, negli antichi culti della terra, le sacerdotesse della Dea Madre cadevano nel sogno incubatorio per avere dalla Dea potere ed energia e anche comunicazioni occulte. Il sonno o trance della sacerdotessa è una immagine costante del mondo antico...

...Sognano nella tenda del sudore i nativi americani per contattare gli spiriti degli antenati e dormivano forse nelle Domus de Janas i sacerdoti delle antiche popolazioni sarde, deprivati delle loro energie terrene dai campi magnetici sottrattivi, per lasciare più facilmente questo mondo per l’altro, sconnettendo il piano materiale...

...Presso gli indiani del Nord America i sogni aiutano a scoprire medicine, canti magici, danze. Il gruppo resta a lungo nudo nella capanna sudatoria delle pietre ardenti bagnate con acqua ed erbe ed entra in una situazione di trance da cui si esce raccontando i sogni. Ci sono pietre per sognare e pietre su cui si sogna. I dolmen, enormi pietre piatte disseminate un po’ per tutto il centro l’Europa, forse erano letti per sognare, o tavole su cui focalizzare l’energia concentrata di Terra e Cielo, energia cosmo-tellurica. I nativi americani sospendono sul capo dei bambini addormentati una reticella intessuta di sassolini e conchiglie, per trattenere i sogni, affinché essi non si portino via le anime dei loro bambini nelle terre perdute dell’altrove...

Gli antichi Celti dicevano che gli dei stanno nelle isole dei sogni, oltre la spaccatura della terra, oltre la nona onda, e ricevevano da loro, sognando, messaggi in versi, ottenuti con pratiche incubatorie a fini poetici, stendendosi in terra in stanze buie col capo fasciato e il corpo coperto, addormentandosi in un sonno simile alla trance.
Del resto tutti i grandi testi sacri, I Veda, la Bibbia, il Corano, le Upanishad sono in versi. Il dio si comunica rivelandosi attraverso la poesia. La poesia è la forma iniziatica del sapere sacro...

...Spesso troviamo nel mondo antico elenchi di simboli. Li abbiamo un po’ dappertutto, in Tibet come in Grecia. Anche i sacerdoti egizi compilarono repertori di simboli per interpretare i sogni. Gli Egizi rispettavano grandemente i messaggi dei sogni.
Parlano del sogno la Bibbia, il Talmud e i testi religiosi islamici. Spesso i sogni sono apparizioni del dio che chiede una costruzione. Un sacerdote sognò la dea Serapide che gli ordinò un nuovo tempio.
Sappiamo di sogni mandati dagli dei che davano una consacrazione al sognatore, una investitura o un compito; erano molto importanti i grandi sogni di re o sacerdoti, ma il sogno poteva anche indicare anche una professione o una scelta o un’occasione...
...Molti popoli conoscono l’incubazione sacra, modo di sognare rituale in un luogo sotterraneo, grotta o buca scavata nella terra o anche in un bosco sacro, in cui si potevano avere sogni profetici. Anche i Sumeri la praticavano, il sognatore scendeva in un luogo sotterraneo, ci dormiva una notte e poi raccontava il suo sogno a un sacerdote che vi leggeva una profezia. In Sardegna sono stati trovati nei nuraghe sotterranei in cui probabilmente si praticava l’incubazione sacra...

Presso i nativi americani, quando il ragazzo arriva alla pubertà, viene mandato in luoghi solitari, prateria o montagna o boscaglia, per tre giorni, dove digiunerà, conoscerà la solitudine e combatterà con gli elementi naturali. Una volta tornato, dovrà raccontare i sogni che ha fatto, in base ai quali sarà scelto il suo ruolo nella tribù. Il digiuno è sempre un elemento fondamentale. Per provocare sogni speciali si usavano tecniche come la preghiera, il rito, incantesimi, invocazioni, il digiuno, l’incubazione, il sonno in un luogo sacro...

...questi rituali non sono inventati ma spesso derivano proprio da sogni di sacerdoti o sensitivi, e che questi sogni si presentano anche nel mondo moderno, con gli stessi simboli, anche in chi non ha conoscenza del passato. I sogni dunque creano i riti in quanto li suggeriscono"...

Strettamente legata al sogno è la pratica dell’incubazione che veniva praticata in Sardegna a scopo terapeutico. Di questa pratica nell’isola il primo a parlarne fu Aristotele il quale scrisse che in quest'isola vi erano degli eroi presso le cui tombe andavano a dormire coloro che volevano liberarsi dagli incubi. Gli incubi di cui bisognava liberarsi erano le allucinazioni, le ossessioni, i disturbi del sistema nervoso e i gravi traumi psichici ma anche la possessione da spiriti maligni.
Il filosofo Filipono, nel VI d.c. scriveva: "Alcuni scrittori hanno tramandato che certe persone afflitte da infermità se ne andavano lontano, presso (le tombe) degli eroi in Sardegna e si curavano; costoro quindi giacevano così per dormire per una durata di cinque giorni, dopodiché svegliandosi ritenevano che il momento (in cui si destavano) fosse lo stesso in cui si erano adagiati accanto agli eroi ".
Semplicio commentando quanto detto da Aristotele aggiunse "Sino ai tempi di Aristotele raccontavano che dei nove fanciulli nati ad Eracle dalle figlie di Tespio il Tespiese, le salme rimanessero incorrotte ed integre e presentassero le sembianze di dormienti. Questi pertanto sono gli eroi (venerati) in Sardegna".
Da ciò emerge come le salme dovessero essere imbalsamate e custodite per potersi conservare integri, si ipotizza che l’incubazione avenisse all’interno delle Tombe dei giganti, nell'esedra cioè all’aperto. Si può però obiettare a tale ipotesi che se così fosse , assai difficilmente si sarebbero potuti vedere come “dormienti” data l’oscurità e la difficoltà ad entrarvi ed inoltre sembra poco probabile che un sono tanto lungo, 5 giorni, potesse farsi all’aperto (si pensi ad esempio all’ipotesi che animali o vicende atmosferiche potesse molestare il corpo). Per cui l’esedra era luogo ideale per la pratica dei riti funebri collettivi ma era inadeguata alla terapia incubatoria.

L’incubazione si praticava all’interno dei nuraghi e il sonno richiedeva sicuramente l’assunzione di particolari sostanze soporifere che purtroppo sono a noi sconociute. Questi muraghi erano custoditi da sacerdoti e sacerdotesse (rappresentati nei bronzetti ritrovati) che possedevano conoscenze probabilmente di tipo sciamanico visti i sistemi oracolari e terapeutici connessi al culto dei morti; erano depositari di un sapere anctico relativo alle guarigioni e alla divinazione e rappresentavano gli intermediari tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Per indurre un sonno prolungato, quasi comatoso, si servivano probabilmente dell'essenza di alcune piante nepentacee e di alcuni fungi fimicoli che si trovano facilmente in Sardegna. Il sonno era abbinato ad un digiuno prolungato e comportava una forte debilitazione dell'organismo. Se il paziente in stato di incoscienza dava sintomi di risveglio, bastava fargli assumere ulteriori dosi di certe sostanze perché ricadesse nel sonno o in uno stato di trance. È possibile che coloro i quali assistevano gli incubati si servissero anche di sistemi ipnotici per riuscire a portare all'annullamento della persona attraverso la regressione fino alla nascita e poi ricostruire l'identità dell'individuo eliminando paure, ossessioni e traumi. Questa pratica, impiegata oggi dal alcuni psichiatri, era ed è utilizzata da molti sciamani.
Aristotele per spiegare l’incubazione scrisse “L'esistenza del tempo non è neppure possibile senza quella del cambiamento; quando infatti noi non cambiamo niente entro il nostro animo o non avvertiamo di cambiare, ci pare che il tempo non sia trascorso affatto: : la stessa sensazione dovrebbero provare quegli uomini addormentati in Sardegna , secondo la leggenda, accanto agli eroi, qualora si destassero: essi infatti accosterebbero l'istante in cui si assopirono con l'istante in cui si sono destati e ne farebbero una cosa sola togliendo via, a causa della loro insensibilità, tutto ciò che è intercorso”.
In pochissimi paesi sembrano esserci delle donne che tutt’oggi praticano “l’acqua dello spavento” e la somministrano a chi, dopo aver subito un trauma, è oppresso da incubi e ossessioni. Si recitano delle fforule misteriose facendo delle croci sopra il bicchiere pieno d’acqua che dovra essere bevuta per metà dal paziente; l’altra metà dovrà gettarla dietro la spalla. L’acqua che si beve potrebbe essere il “ricordo” di quelle sostanze soporifere usate per provocare il sonno profondo, quella gettata dietro invece un gesto simbolico del male che ci si lascia alle spalle senza ricordarlo.
Un’altra pratica di “medicina dello spavento” veniva eseguita dalla guaritrice solo se nel paese vi era un morto, perchè è necessario che deve esserci un defunto che porti via il male da cui si chiede di essere liberati.
A Samugheo si faceva entrare chi soffriva di epilessia nella stanza dove si trovava il morto, si facevano uscire i presenti, la guaritrice recitava alcune preghiere e poi metteva il paziente a contatto diretto con la salma, la quale si sarebbe portata via la malattia: la terapia prevedeva un vero e proprio contatto tra vivo e morto perché si attuasse un transfert dal primo al secondo.
L’incubazione non era impiegata solo a scopo terapeutico ma anche oracolare, però il sonno non doveva essere prolungato. Si andava sì a dormire presso i nuraghi ma in questo caso per ottenere visioni a scopo divinatorio che sarebbero poi state interpretate dalle sacerdotesse. Incubazione e divinazione erano strettamente connesse in quanto si riteneva che sia le guarigioni sia i responsi fosser dato dagli spiriti dell'oltretomba.
Era in uso anche la pratica di dormire presso entro certi santuari in occasione delle feste. Nel XVI secolo, Sigismondo Arquer scrisse "Quando i contadini celebrano la festa di qualche santo, dopo aver udito la messa nel suo tempio, per tutto il resto della giornata e della notte ballano entro il tempio, cantano canzoni profane uomini e donne intrecciano danze circolari, uccidono porci, arieti e armenti e con grande letizia si cibano di quelle carni in onore del santo”. In alcuni paesi della Barbagia per liberarsi dal trauma subito a seguito di grossi spaventi ci si rotolava per tre volte davanti al cimitero del paese o davanti a tre chiese. Questa pratica ricorda, così, quella dell’incubazione presso la tomba dell’antenato.
(web)

Baba Cloanta


BABA CLOANTA
“Baba cloanta”(=La vecchia senza denti) era una figura sporca e portatrice di sventura che non aveva niente di meglio da fare che spartire veleno e maledizioni dappertutto. E’ un personaggio negativo dal quale tutti gli eroi e le eroine dovevano stare alla larga a qualsiasi costo.

VECCHIA, MADRE E DEA
Per ripercorrere la sua storia tramite le fiabe, nella ricerca delle sue origini, dobbiamo sapere che questo personaggio gobbo e poco curato è molto più vecchio di quello che avremmo potuto immaginare.
Secondo la prospettiva mitologica ed esoterica, le radici di Baba Cloanta si trovano in Gea, Maya o nella Grande Dea Madre del Paleolitico (secondo gli studi della ricercatrice Marija Gimbutas).
Nei miti più antichi troviamo Mula-Prakiti, il nome con cui i Veda chiamavano la “Dea delle radici”, Shakti, ancora non sviluppata appieno, che rappresenta ciò che produce: la bellezza insita nella Natura, l’attrazione, la passione primordiale.

Ancora più indietro nel tempo, il prototipo della madre vecchia, conoscitrice di tutte le caratteristiche del Cielo e della Terra, sacra sacerdotessa, iniziata nella tradizione primordiale, se trasmetterà sotto forma di tutte le dee e dei personaggi simbolici che la rappresentano, come Demetra, Iside, Astarte, Circe, Cybel, Artemide e la stessa Lilith dell’esoterismo ebraico.

Nella mitologia rumena, assistiamo ad un fenomeno insolito. Nel folklore rumeno, infatti, la posizione delle anziane è più privilegiata, completa ed autentica rispetto al Medioevo.
TRA IL SANTO ED IL BLASFEMO
Una fiaba rumena dice che ad un certo punto il Diavolo stava litigando animatamente con un’anziana; i due stavano facendo così tanto rumore che avevano svegliato S. Pietro. Questo, che era molto istintivo, tagliò la testa ai due litiganti. Dopo la sanguinosa pena e l’abbandono del santo, i due corpi iniziarono a cercare le proprie teste nel fango. Quando le trovarono, però, se le scambiarono! Quindi la testa del diavolo andò alla vecchia, mentre la testa della vecchia andò al diavolo.
La connotazione dell’anziana non è sempre negativa, ma anche positive, perchè le vecchie (creature diaboliche) erano sagge streghe, preziose consigliere, ma anche streghe dispettose con cui era meglio non avere a che fare.
ANZIANE, SPIRITI, ED ANCORA ANZIANE...

BABA CLOANTA: una vecchia mostruosa che nelle fiabe appare come una donna brutta, dobba, con denti lunghi ed appuntiti. Baba Cloanta è la madre degli elfi, e la sua immortalità risiedeva in una gabbia di anime. Quando veniva colpita a morte da un eroe, lei scappava e succhiava “vita” dalle anime recluse, prendendo vita e potere.
BABA COJA: è uno spirito femminile malefico, appartenente alla mitologia dell’Ardeal; può uccidere bambini non battezzati. Il suo alter-ego tedesco è Frau Brechta mit dem Klumpfuss, ed è la signora di tutti gli spiriti maledetti. Baba Coja ha le unghie di rame e il naso di vetro; zoppica con un piede di ferro nella notte e ruba le anime dei bambini per nasconderle nei fiori. L’etimologia del suo nome deriva dalla terribile Baba Kuga/kuzica o Kuzna del folclore serbo, è quasi un ricordo dell’epoca in cui i DACI convissero con i serbi del Sud.
BABA HARCA: abita in una casetta nascosta in posti non frequentati dagli uomini. Il suo nome ha un collegamento con le pratiche magiche a base di crani umani e di animali, che avevano un’enorme importanza nei culti antichi, pre-dacici, sul territorio dell’odierna Romania.
BABA OARBA (la vecchia cieca): I bambini sono soliti giocare a “baba oarba”, un gioco in cui un bambino (la vecchia cieca) ha gli occhi coperti da un fazzoletto legato dietro la testa e deve prendere gli altri bambini che “balleranno” attorno a lui, facendogli anche mille scherzetti per disorientarlo.
Baba oarba era uno spirito che aveva un ruolo prettamente rituale: identificava la natura benevola o malevola di un personaggio appena tornato dal mondo dei morti, che aveva lo scopo di trasmettere messaggi o tradizioni importanti derivanti dai più anziani ai giovani.
(l'antro della magia)

Noi siamo natura

(…) Un edizione del Chamber Dictionary degli anni cinquanta definisce la natura, in modo notevolmente appropriato, come il potere che crea e regola il mondo. Penso che questa sia la definizione più idonea. Rievoca dimensioni di magnificenza, potere, infinito, ma pone anche una domanda: come umanità, siamo sopra e oltre a questo potere, o questo concetto è tanto superiore a noi da comprenderci in ogni caso? (…) “Noi” siamo la Natura di cui abusiamo. Stabilire una riunificazione con la Natura significa riportarsi dentro al nostro Sé, riprendere contatto con la saggezza senza tempo che è in ognuno di noi. Sono poche le persone che non hanno l'opportunità di farlo, ma sono anche poche quelle che dedicano del tempo a questo. (…) Ho imparato che questa “connessione” con la Natura trascende l'aspetto fisico, diventando un rapporto con lo Spirito. (…)
“Rispetto e riverenza possono diventare le porte verso le più alte realtà della Natura. E' solo bussando con leggerezza e umiltà a questa porta che si può pian piano arrivare all'armonia. Impara a conoscere il tuo Sé, a comprendere cosa vuol dire essere umano, perché che c'è ancora molto di cui rendersi conto. Ogni epoca di questo pianeta ha avuto una differente razza senziente. Anche questa si avvierà all'estinzione, man mano che dalle rovine della civiltà nascerà un nuovo genere umano. Riesci a capire, anche per un solo momento, che proprio come ogni albero ha radici che si spingono lontano, allo stesso modo gli uomini d'oggi sono solo le radici di una diversa razza umana? Questo è successo molte volte e succederà ancora molte volte. Ogni volta, l'uomo ha raggiunto un picco massimo di potere, scegliendo sempre le vie della distruzione. Così, come un albero cresce conforme al suo seme, l'uomo raccoglie ciò che egli stesso ha seminato. Questo ciclo avrà fine solo quando l'umanità avrà raggiunto un alto livello di saggezza. Solo allora potrà nascere una nuova era. Nel ciclo attuale l'uomo è di nuovo arrivato a una punto in cui ha tra le mani il seme della propria distruzione. Questo causerà contemporaneamente un inizio e una fine.”

Michael J.Roads “Dialoghi con la natura”

Fuoco-La magia della scintilla

La maggior parte degli occidentali ha perduto quel rapporto intenso ed emotivo che i nostri antenati avevano con il fuoco. La terribile grandiosità del fulmine, la magia della scintilla, la fiamma, la luce, il calore che si irradia e il ruggito del fuoco vivo stanno diventando cose del passato. E' sufficiente premere un interruttore e splende la luce, una luce immobile, inanimata e fredda; basta schiacciare un pulsante e una fila di fiammelle blu trasforma l'acqua o il gas in un'immediata fonte di calore per la casa. (…) Io sono tra i fortunati:
sono figlio delle fiamme e del fuoco. Mi ricordo una mia zia che mi accompagnava a letto reggendo una candela dalla fiamma tremolante che proiettava ombre misteriose contro il muro; io sedevo e fissavo con attonito stupore le fiamme vive, ruggenti e scoppiettanti nel vecchio e maestoso caminetto dei miei genitori, aspirando il fumo del legno di pino o di quercia, assorbendo il calore nel mio corpo e osservando le braci ardenti consumarsi lentamente e silenziosamente. (…) In molti luoghi, ma mai in modo così intenso come in Africa, ho assistito al grandioso e tremendo potere dei temporali, con saette lunghe chilometri che squarciavano il cielo sopra di me. Tutto questo mi ha donato la consapevolezza dell'essenza viva del fuoco e della sua capacità di risvegliare le terribili forze della natura: creare, vivere, bruciare e infine, così come inevitabilmente succede con tutte le forme di vita, ritornare alla cenere. (…)
Il fuoco trasmesso agli uomini dai cieli grazie a una saetta e il coraggio dell'umanità nel domare la fiamma, impressero un ricordo indelebile nei nostri avi preistorici. E' questa l'essenza dei nostri più antichi miti. (…) Non ho mai smesso di sorprendermi dinnanzi all'incredibile consapevolezza di coloro che l'uomo moderno chiama con così tanta condiscendenza “pagani primitivi”, e alla loro profonda visione della psicologia, della filosofia, della sociologia e della natura: furono loro ad ideare i miti e a tramandarli oralmente di generazione in generazione, mettendo sempre in guardia l'uomo contro i pericoli derivanti dalla sete di potere, da un'eccessiva ricchezza materiale, dal controllo sulla natura e dagli sforzi compiuti dall'umanità per sfidare la morte cercando ogni volta invano di ottenere l'immortalità. Al giorno d'oggi il mito dell'Albero di fuoco continua a trasmetterci la meraviglia della natura e ad insegnarci ad essere grati per i miracoli del fuoco, della luce e della conoscenza; ci ricorda inoltre di usare i nostri poteri con saggezza, con amore e mai con egoismo. 

(Tony Van Renterghen – Quando Babbo Natale era uno Sciamano)

Energia

La nostra energia a livello fisico in quest'epoca non è importante come lo era una volta. Siamo un antico ordine e la nostra stirpe ha origini molto lontane, nel tempo oggettivo. Una volta, in un lontano passato, la nostra energia giocava un ruolo vitale nella mutazione della forma per molte specie di piante. (…) Non è un caso che stai facendo crescere elementi della nostra specie, proteggendo la nostra energia. Noi rappresentiamo una grande epoca delle piante e i suoi infiniti cambiamenti. La nostra specie ha visto animali e uccelli evolversi e sparire. Noi siamo collegate a questa antica coscienza, perché anche se non si manifesta più a livello fisico, la coscienza non può smettere di esistere. Cerca di capire. Noi siamo collegate all'energia di forme estinte. Attraverso di noi anche tu puoi metterti in contatto con le coscienze disincarnate della Natura. Questo collegamento sarà tenue, molto tenue, tuttavia ci sarà un afflusso di memorie a livello inconscio. Verranno a galla connessioni col tuo antico passato da molto tempo dimenticate. Questa connessione è di grande importanza. Anche se non sai quali saranno le conseguenze delle tue azioni, permetti alla tua mente di soffermarsi sul concetto di collegamento: il passato è vincolato al presente, il presente è vincolato al futuro, come maglie di un'unica catena. Immaginala avvolta su se stessa in un'unica sfera, senza né inizio né fine, solo “ora”. In questo legame, è la Natura che detiene le maglie del cambiamento. Così come apporta continui cambiamenti fisici e metafisici all'interno dei suoi regni, fa altrettanto con il genere umano. Ci sono momenti in cui questo cambiamento è lento, graduale, impercettibile. In altri momenti si fanno passi da gigante, con tutti i relativi sconvolgimenti. (…) Rimasi lì, a guardare il pino silenzioso e immobile... “E' per questo che hai scelto me, perché io come albero potessi dimostrarti il potere del tuo amore. Le mie radici principali sono state distrutte, la mia connessione con la terra e i suoi elementi si è ridotta a nulla. Ma quando mi hai suggerito di ritirare la mia energia, questa si è portata su un livello non fisico di cui la scienza non sa nulla. Se avessi ricevuto ingratitudine, indifferenza o rifiuto sarei morto velocemente, perché la mia riserva di forza era collegata alla tua energia spirituale, e lo è ancora. Il potere della luce interiore rappresentato dalla tua famiglia è diventato il vaso in cui immergermi per ricevere vigore. Voi mi avete sostenuto. Così nutrito, ho trovato la forza di far crescere un nuovo sistema di radici. (…) Ogni volta che proietti consapevolmente la tua coscienza verso una pianta o verso qualunque altro elemento del regno della Natura, la tua irradiazione balza in avanti. Né la distanza né il tempo possono dissipare questo legame. Ti abbiamo dato l'opportunità di avere le prove di questa verità, affinché tu possa mettere da parte più facilmente i tuoi dubbi. I dubbi entro un certo limite possono essere utili, ma quando vengono focalizzati e mantenuti per abitudine, possono distruggere la radiazione che hai visto. Lascia che sia la tua percezione ad ampliarsi... e impara. (…) All'interno delle nostre coscienze unite, la luce comunica. I tuoi pensieri ci sono noti e nello stesso modo, man mano che diventerai più ricettivo tu “saprai” i nostri. Come le bolle d'aria salgono verso la superficie di uno stagno, la consapevolezza emergerà dal tuo Sé cosciente più elevato. Devi sempre cercare il “sapere” piuttosto che la conoscenza, perché questo è il sentiero che hai scelto. Nel “sapere”, la nostra energia, ben più grande di quella che ci scambiamo attualmente, si realizzerà del tutto. “Sapere” è conoscere appieno, la parola vivente.”Sapere” è fuori dallo spazio e dal tempo e non è soggetto ad alcuna legge.”(...) Michael J.Roads “Dialoghi con la natura”

Gli uomini Antichi-tra alberi e radici

Gli uomini antichi si sentivano molto vicini agli alberi delle grandi foreste. Chiunque abbia trascorso del tempo in un'antica foresta maestosa, sia di conifere che di alberi cedui, conosce quella misteriosa sensazione che fa percepire tutt'attorno a sé la vita dei secoli, una vita che si svolge a ritmo grandioso e posato in una cornice temporale molto più lenta della nostra. Se facciamo scorrere il tempo più velocemente con una speciale cinepresa, 


vedremo come il movimento dei rami e delle foglie nel loro chiudersi e schiudersi seguendo il sole, appaia vivo e aggraziato come una mandria di cavalli selvaggi al galoppo attraverso le pianure. Come ora sappiamo, gli alberi della foresta non sono semplicemente entità individuali, ma tendono a collegarsi l'un l'altro attraverso la rete delle loro radici. L'uomo riteneva che gli alberi ospitassero gli spiriti dell'antica vita e lo sciamano agiva grazie a questa comunione tra l'uomo e la natura; vestendo le sembianze delle forze della natura, egli parlava sia per gli spiriti della foresta e i suoi animali selvatici, sia per l'uomo. In pratica, lo sciamano faceva da mediatore tra i due, esternando l'amore mistico, il rispetto e la gratitudine.(Tony Van Renterghen – Quando Babbo Natale era uno Sciamano)

Diana

Diana


Divinità italica di origini antichissime, venerata particolarmente nel Lazio e a Roma, strettamente connessa alla natura, Diana si spostava tra selve e fonti: i centri di culto a lei dedicati si trovano prevalentemente in zone boscose e disabitate. Secondo la leggenda, era figlia di Latona/Leto e sorella gemella di Apollo. Diana appena nata, aiutò come levatrice la madre a generare il fratello nell'isola di Delo. Era quindi venerata, in modo particolare, dalle donne che la invocavano per ottenere la protezione durante il parto e soccorso nel dolore, ponendo fine al loro travaglio, ma anche per assicurare una serena crescita dei figli. Nelle sue raffigurazioni, Diana indossa una tunica corta, semplice, che la facilitava nella caccia e nel muoversi agevolmente nei boschi. Dotata di un arco d'argento e di una faretra piena di frecce o di una fiaccola, era spesso circondata da animali selvatici, dei quali era protettrice, in modo particolare la cerva era il suo animale prediletto, insieme ai cani. Si spostava nei boschi in solitudine o accompagnata dalle sue ninfe, evitando le compagnie troppo chiassose. Dea tra le più importanti nella mitologia romana e classica in generale, legata originariamente all'acqua delle fonti e dei ruscelli, venne assimilata in seguito alla dea Artemide, divenne protettrice della caccia e strettamente associata alla Luna. 
Diana
Come dea della Luna viene rappresentata anche nell'atto di portare la luce, con in mano una torcia o con il capo circondato dalla luna e dalle stelle. Muovendosi prevalentemente di notte, nelle sue sembianze di dea della Luna, Diana era associata con le dee Selene e Ecate, e insieme costituivano una triade lunare: Selene governava il cielo, Diana la luce della luna in terra, mentre Ecate presiedeva al misterioso mondo degli Inferi. A Roma, come divinità cacciatrice e dea dei parti, il suo culto ebbe rilevante significato politico poiché il suo tempio era un centro di riunione delle popolazione latine e aveva carattere democratico, essendo ritenuta anche protettrice della plebe e degli schiavi, i quali trovavano presso il suo tempio diritto di asilo se erano fuggitivi. Si serviva di arco e frecce, era dotata di mira infallibile e colpiva immancabilmente qualsiasi bersaglio, senza mostrare alcuna incertezza.


Secondo il mito,

 Diana cacciatrice aveva mantenuto intatta la sua verginità in nome di Amore (personificazione dell'erotismo e della bellezza, Eros per i Greci) e aveva fatto voto di castità: per questo motivo si dimostrava cordiale, estremamente benevola, disponibile a tutelare chi si affidasse a lei, come le ninfe, che promettevano solennemente di restare vergini. Il suo carattere, irascibile riottoso, prediligeva la solitudine e amava stare lontana dagli umani. Diana agiva in maniera rapida e decisa, per portare protezione o soccorso a chi le chiedeva aiuto, ma era altrettanto tempestiva nel punire chi la offendeva o nella vendetta. Competitiva e determinata, mostrava grande volontà di vittoria sugli avversari e nel conseguimento degli obiettivi prefissati, anche se manifestava una grande amicizia e solidarietà nei confronti delle donne. La sua collera terribile, devastante, tendeva a colpire i soprusi provocati dagli uomini nei suoi confronti o verso le altre figure femminili, delle quali Diana prendeva prontamente le difese. Poteva quindi definirsi spietata e vendicativa anche se nella fierezza del suo aspetto si coniugavano la grazia femminile del corpo e l'autorevolezza virile dello sguardo. Regale, atletica, longilinea, incantevole, manifestava un carattere particolarmente leale verso gli altri, vigore nell'esprimere il proprio punto di vista e tendenza a passare rapidamente dal pensiero all'azione immediata. Le forme nelle quali appariva la divinità erano legate alla luce, la stessa che filtra tra gli alberi e tra le foglie della foresta, nei germogli delle piante, magari Diana si mostrava con una fronda in una mano e una coppa ricolma di frutti nell'altra, vicina a un cervo, sotto l'aspetto umano insieme ai simboli legati alla caccia, quali la faretra, l'arco e la lancia.
(Daniela Nipoti – Il Grande Libro delle Dee Europee)

Un tempo...Un Viaggiatore..

“Il mondo è mutato. Un tempo un viaggiatore, se aveva la volontà e conosceva qualche segreto, poteva avventurarsi con la barca nel Mare dell’Estate e giungere non già a Glastonbury dei monaci, ma all’Isola Sacra di Avalon; allora le porte tra i mondi fluttuavano con la nebbia e si aprivano al volere del viaggiatore. Perché questo è il grande segreto, noto a tutti gli uomini colti del nostro tempo: con il nostro pensiero, noi creiamo giorno per giorno il mondo che ci circonda.”

Marion Zimmer Bradley, Le nebbie di Avalon

La fanciulla di neve Snegurochka o Snegurka.

Leggende Russe - La fanciulla di neve Snegurochka (o: «Snegurka») 

La fata Primavera non vuole porre fine all'inverno: agli uccelli confessa di non voler abbandonare Snegurocka, la figlia avuta dal vecchio Inverno. Iarilo, il sole, condanna per gelosia la bimba a morire se mai si innamorerà di un uomo. Inverno teme che il Sole infonda sentimenti d'amore nel cuore della figlia, tali da fondere il 
suo cuore fatto di ghiaccio. Per evitarlo, la nasconde nella casa di un contadino che abita all'entrata del villaggio dello zar Berendej.
Lasciata dunque la foresta dove viveva sola, Snegurocka si trasferisce nella nuova casa, ma non è felice, e per distrarla, Kupava, la sua migliore amica, la invita alle proprie nozze e le presenta Mizguir, il fidanzato. Questi si invaghisce subito di Snegurocka e abbandona Kupava, che si rivolge allo zar per averne protezione. Berendej interroga la figlia dell'Inverno, che risponde di non amare nessuno,e, non sapendo come conciliare le due giovani donne, le invita alla festa di propiziazione della fine dell'inverno. Durante la festa la fanciulla di neve resta immobile immersa nella sua tristezza glaciale; Kupava invece accetta l'amore di un pastore che desidera sposarla. A sera Mizguir confessa il suo amore alla figlia di Primavera che ne resta colpita, tanto da tornare nei boschi a supplicare la madre di farle dono dei sentimenti d'amore. La fata Primavera appare portando una ghirlanda di fiori per la figlia: la giovane sente mutare dentro di sé qualcosa e va incontro a Mizguir. Un sentimento nuovo, un'emozione mai provata prima, spinge la fanciulla ad accettare la proposta di matrimonio. Sulle nozze che si stanno per celebrare, Mizguir invoca la benedizione dello zar, ma un raggio di sole, simbolo dell'amore, colpisce la fanciulla che, sciogliendosi, scompare. Il giovane disperato e affranto dal dolore si getta nel lago. Dissoltasi la figlia del gelido Inverno, il sole ricomincia a splendere.
(weB)

Leggende

La leggenda della Luna

Tempo fa lessi di una leggenda riguardante la luna su libro di Scott Cunnigham “Il libro delle Ombre”, questa leggenda è strettamente legata al Dio Cernunno e alla Dea Diana, rispettivamente Dio Sole, Dea Luna.
In un tempo dove la Dea Diana andava alla ricerca dei misteri da scoprire e da risolvere, un giorno volle scoprire anche quello della morte, cosi quando l’inverno giunse di nuovo sulla terra e Dio Cernunno morì, Diana decise di seguirlo per capire come funzionasse la morte, cosa c’era di bello o di brutto in quel mondo. Mentre si accingeva ad entrare nel portale che porta al mondo dei morti il guardiano dei portali la fermò e la sfidò dicendogli:
“Spogliati dei tuoi indumenti e deponi tutti i tuoi gioielli, poiché nulla potrai portare in questa terra”.
Così Diana consegnò la sua corona a forma di mezza luna e la pietra di luna, si tolse i suo braccialetti smeraldo dalle caviglie e dai polsi, gli orecchini di perla, la collana di stella dal collo, la cintura sacra dal corpo e il velo di nebbia che l’avvolgeva, tutte le cose che lei di più amava e che in quel momento, come tutti coloro che entravano nel Regno dei morti, dovevano lasciare.
La sua immensa bellezza era irradiante tanto che anche il Dio Cernunno si inginocchio ai suoi piedi e li bacio dicendogli:
“Benedetti siano i tuoi piedi che ti hanno portata fin qui. Rimani con me, permettimi di porre la mia fredda mano sul tuo cuore”
La dea Diana rispose chiedendogli:
“Perché dai vita a tutto ciò che amo e poi ti diletti a svanire e morire?
“ Diana” rispose il Dio “non ho potere contro il tempo e il fato. Il tempo avvizzisce ogni cosa, ma quando l”uomo alla fine della sua vita muore, io gli do pace, riposo e la forza di ritornare. Ma tu, tu sei meravigliosa. Non tornare e resta con me”.
La Dea Diana restò per tre giorni e tre notti, mentre la Luna divenne oscura ed invisibile. Il Dio le insegnò i misteri della morte e amandosi e unendosi, si fusero l’uno nell’altra diventando uno.
Scott Cunnigham scrive in questo libro delle bellissime parole, molto significative che ci fanno capire che la magia è in tutto ciò che ci circonda anche nella morte.
“Poichè vi sono tre grandi misteri della vita: l’Amore, la Morte, la Rinascita. La magia li controlla tutti e tre, affinché l’amore si compia , dobbiamo tornare nello stesso luogo e tempo delle persone che abbiamo amato, ricordarle e rianimarle, ma per rinascere dobbiamo morire ed essere pronti a entrare in un nuovo corpo, per morire dobbiamo nascere, ma senza l’amore questo non può avvenire. Ecco perché tutto è magia”.
(web)

La Stregoneria

LA STREGONERIA
La stregoneria è sempre stata una religione di poesia, non di teologia. I miti, le leggende e gli insegnamenti sono visti perlopiù come metafore di “ciò che non può essere detto”, di quella realtà assoluta che le nostre menti limitate non potranno mai conoscere appieno. I misteri dell'assoluto non possono mai essere spiegati, solo sentiti o intuiti. I simboli e gli atti rituali vengono usati per generare stati alterati della coscienza, nei quali vengono rivelate intuizioni che vanno al di là delle parole. Quando parliamo dei “segreti che non possono essere rivelati”, non vogliamo dire semplicemente che ci sono regole che ci impediscono di parlare liberamente; vogliamo invece dire che la conoscenza interiore non può assolutamente essere espressa a parole; può essere trasmessa solamente tramite l'esperienza, e nessuno può decretare che tipo di intuizione una persona possa trarre da una determinata esperienza. (…)*
E’ anche considerata un insieme di pratiche magiche e rituali antichi o personali, ma questo
termine nel corso dei secoli ha assunto diverse valenze negative collegata a forze occulte e etichettate in maniera dispregiativa.
Dal punto di vista del Neopaganesimo la stregoneria è un termine usato per indicare quelle pratiche antichissime, soprattutto di origine rurale, che sopravvissero all'avvento dei monoteismi ed all'estirpazione violenta ,massacrante e perseguitata degli antichi culti pagani.
Il primo e negativo significato di stregoneria è stato usato nell’Alto Medioevo dalla chiesa che considerava e purtroppo, considera tuttora, che chi pratica la stregoneria è incontatto con Satana. In realtà la stregoneria è la celebrazione della Natura attraverso una esaltazione del culto della Dea Madre, è un culto che rispetta e usa con consapevolezza le proprie energie e quelle di terra, acqua, fuoco, aria, luna, sole.
(Le figlie dell'Antica Religione)
Note

Starhawk “La danza a spirale”

la Grande Madre

LA GRANDE MADRE
La Grande Madre è una divinità femminile primordiale, presente in quasi tutte le mitologie.
Il suo culto risale al Paleolitico, sono state ritrovate in tutta l'Europa figure steatopigie
Femminili (le cosiddette ”Veneri”).Lungo le generazioni, con gli spostamenti di popoli e la crescita di complessità delle culture, le “competenze” della Grande Madre si moltiplicarono in diverse divinità femminili. Per cui la Grande Dea ha continuato ad esistere e ad avere culti propri, anche con altri nomi.
L'evoluzione teologica della figura della Grande Madre venne costantemente rappresentata da
segnali di connessione tra le nuove divinità e quella arcaica .Anche nel mutare delle religioni, la
memoria della divinità arcaica, ”Signora” si mantenne e si trasmise lungo generazioni, dando
luogo a culti, forse inconsapevolmente sincretistici, le ultime propaggini possono essere
considerate, ad esempio, le molte Madonne Nere, venerate in tutto il mondo.
Nella psicologia di Jung, La Grande Madre è una delle potenze luminose dell'inconscio, un
archetipo di grande ed ambivalente potenza, distruttrice e salvatrice, nutrice e divoratrice.
Più in generale, la figura della Grande Madre appare anche nelle opere creative: dalla figura di
Medea, che ha attraversato i secoli da *Euripide a Pasolini, alla Regina della Notte del Flauto
Magico di *Mozart, a battute e immagini del cinema di Woody Allen. Gli esempi sono troppi per

descriverli. Ma la Grande Madre è ovunque; per vederla basta solo aprire la mente e riconoscerla, non è poi cosi difficile poiché lei e in noi e noi siamo lei.
(Le Figlie dell'antica Religione)

Note:
Jung, Carl Gustav, Psichiatra, psicoanalista e antropologo svizzero (Kesswil 1875 – Kusnacht 1961).
Lettura consigliata: “Gli aspetti psicologici dell’archetipo della Madre o L’archetipo della madre (1938-54)”
Euripide, drammaturgo greco antico (Atene 485 a.C. – Pelle 407-406 a.C.) “Medea”
Pasolini, Pier Paolo: poeta, registra, attore, paroliere e scrittore-1922 a 1975.
Si possono approfondire le tesi di Zigania, secondo cui alcune riflessioni di Pasolini sono legate alle sue conoscenze dei testi di Jung e di Mircea Eliade; quest’ultimo gli è stato d’ispirazione per “Medea”
Mozart, Wolfgang Amadeus: compositore, pianista e violinista (Salisburgo 1756 - Vienna 1791).
Woody Allen Allan Stewart Konigsberg: regista, sceneggiatore, attore, compositore e commediografo

Benedizione)0(

poichè sei al mio focolare, che tu sia figlia o madre, spirito o anima, che abbia trovato il tuo compagno o lo debba ancora incontrare, che tu sia la più giovane o la più vecchia, che tu sia la donna messa alla prova o collaudata dal tempo o entrambe le cose... china la testa, figlia cara, e consentimi di darti questa benedizione per il resto di questa notte e per il viaggio che ne seguirà
                                                     

Pinkola Estes

Le figlie della donna di rame...


'Seppe allora che non era necessario per lei essere e fare tutto ciò che la Donna Antica era stata e aveva fatto, perchè i segreti erano condivisi e la Donna Antica non era andata, era solo cambiata ed avrebbe risposto quando ci fosse stato bisogno di lei.
Le Figlie della Donna di Rame 
(di Anne Cameron, 'Daughters of Copper Woman')

Il libro colpisce la corda giusta in molte donne. Abbiamo la sensazione di ascoltare qualcosa che richiama il nostro passato del quale non abbiamo memoria, ma di cui non appena ci viene ricordato, percepiamo la realtà dentro alle ossa.J.S.Bolen

Preghiera alla Grande Madre

Madre cara, accoglimi nel tuo grembo, accoglimi nel tuo abbraccio, accogli questa figlia che ha bisogno di rigenerarsi e rinascere a nuova vita. Questa figlia che condivide le tue energie, che conosce le tue sofferenze, come tu conosci le sue. Questa figlia che ti ama e percorre il tuo sentiero, che rimane incantata davanti alla tua capacità di donare gioia e amore, che capisce che il tuo aspetto più selvaggio non è morte, ma è difesa e rigenerazione. Questa figlia che conosce la tua potenza e la onora. Le Figlie Dell'Antica Religione )O(