martedì 31 dicembre 2013

OSTARA-EQUINOZIO DI PRIMAVERA L’EQUILIBRIO DEL COSMO

EQUINOZIO
DI PRIMAVERA
L’EQUILIBRIO DEL COSMO

All’Equinozio di Primavera, intorno al 21 marzo, giorno e notte sono in
perfetto equilibrio.
(la parola equinozio deriva dal latino aequus nox, “uguale notte”) ma la luce aumenta sempre di più, dopo le lunghe notti invernali. La
Ruota dell’Anno gira attraverso le stagioni, verso i lunghi e caldi giorni estivi.
La Natura si risveglia, i fiori sbocciano ovunque. E’ il tempo del ritorno della
vegetazione: fioriscono il narciso, la primula, la tussilaggine, fiori primaverili
color del sole. Gli uccelli costruiscono nidi e si accoppiano. Non c’è da
meravigliarsi quindi se questa data sia stata associata presso varie culture a
concetti quali la fertilità, la resurrezione, l’inizio.
Ma se nel suo aspetto di fertilità umana l’Equinozio deve inchinarsi alla festa
successiva, quella di Beltane, esso possiede completamente l’aspetto della
fertilità vegetale, che si manifesta in modi diversi a seconda della latitudine.
Infatti, se nel Mediterraneo è tempo di germogli, nel Nord Europa è tempo di
semina, in cui i nuovi semi vengono benedetti.
Nelle tradizioni neo-druidiche contemporanee l’Equinozio primaverile è
denominato Alban Eiler, “Luce della Terra”, con riferimento al fatto che il sole
ora si trova al di sopra dell’equatore celeste, la zona astronomica chiamata
nelle antiche cosmologie “terra emersa” e contrapposta alle “acque inferiori”,
cioè la zona al di sotto ditale fascia. La primavera, in queste concezioni
druidiche è celebrata con tre feste: Imbolc che ne rappresenta i primi
movimenti, l’Equinozio che ne è la manifestazione visibile, e Beltane che è la
sua pienezza.
Come inizio l’Equinozio di Primavera segna appunto l’inizio del calendario
zodiacale col segno dell’Ariete. Inoltre ogni era zodiacale viene chiamata col
nome della costellazione in cui cade il punto equinoziale nel suo ciclo precessionale
(circa 2000 anni per ogni segno zodiacale).
L’Equinozio primaverile rappresenta così una sorta di capodanno. Nella Roma
arcaica l’anno cominciava a primavera, nel mese di marzo sacro appunto a
Marte, padre dei due gemelli fondatori della città. Anche in altri paesi del
Mediterraneo e del Vicino Oriente l’anno iniziava con la primavera, quando il
sole torna a splendere alto nel cielo e la terra si risveglia.
E ogni anno a Roma, il 14 o 15 marzo, veniva portato in processione un
uomo coperto di pelli di capra, colpito con lunghe verghe e chiamato Mamurio
Veturio. Ritenuto il mitico fabbro che aveva costruito undici scudi a imitazione
di quello sacro donato da Giove al re Numa Pompilio e per questo ritenuto
colpevole di sacrilegio, Mamurio era in realtà la personificazione dell’anno
vecchio (Veturio da vetus
vecchio), il quale veniva scacciato alle Idi di Marzo per far posto al nuovo anno.
All’Equinozio di Primavera, in molte tradizioni ricorreva addirittura la nascita
del mondo, come nel mithraismo, l’antica religione persiana. Il mito narra che
Mithra sacrificò il toro cosmico, da cui nacquero tutte le piante e tutti gli animali,
e poi suggellò la sua amicizia con il Sole offrendogli la carne del toro in
un banchetto sacrificale.
Ma le antiche tradizioni ci offrono tutta una serie di miti legati alla
primavera, che hanno alloro centro l’idea di un sacrificio a cui succede una
creazione-rinascita-nascita. Esiste un preciso riferimento cosmico alla base di
queste mitologie: il sole che incrocia e supera la linea dell’equatore celeste
passando da nord a sud.Sembra che al tempo dell’equinozio nel segno dei
Gemelli (6000 - 4000 a.C. circa) la più notevole figura astronomica del cielo
meridionale, la Croce del Sud, fosse visibile nei cieli della Mesopotamia. I
Babilonesi fecero della croce il simbolo dell’adempimento, quasi ad indicare che
il mito del dio dell’anno si conclude al termine di un ciclo con il dio stesso
appeso ad una croce....
Un mito che mostra bene l’idea di un sacrificio e di una successiva rinascita
è quello frigio di Attis e Cibele. Attis, bellissimo giovane nato dal sangue della
dea Cibele e da questa amato, voleva abbandonarla per sposare una donna
mortale. Cibele Io fece impazzire ed egli si evirò morendo dissanguato. Dal suo
sangue nacquero viole mammole, e gli dei, non potendolo resuscitare, Io
trasformarono in un pino sempreverde (raffigurazione dell ‘Albero Cosmico).
Secondo i filosofi neoplatonici questa storia cruda simboleggiava l’amore della
Provvidenza (Cibele) per la causa generatrice (Attis) di ogni cosa. La discesa
della causa generatrice termina al livello più basso, il mondo della materia,
quando la Provvidenza interrompe la folle corsa
Adone era in realtà il dio assiro-babilonese Tammuz, a cui i fedeli si
rivolgevano chiamandolo “Adon” (Signore). Egli, dimorava sei mesi all’anno
negli inferi, come il sole quando si trova al di sotto dell’equatore celeste
(autunno e inverno). Si festeggiava a primavera la sua risalita alla luce quando
si ricongiungeva alla dea Ishtar, l’equivalente dell’Afrodite greca. Allo stesso
modo nei Misteri Eleusini si festeggiava Persefone éhe ritorna nel mondo dopo
aver trascorso sei mesi nel regno dei morti. Proprio nel mese di Anthesterion
(“mese dei fiori”, febbraio-marzo circa) si celebravano ad Atene i Piccoli Misteri
Eleusini.
La Pasqua è la versione cristiana del tema dell’accoppiamento sacrificale: la
discesa di Cristo agli Inferi per salvare le anime dei giusti da Adamo in poi.Gli
inferi, nella visione delle tarde religioni pagane non erano altro che il misconosciuto
aspetto femminile della divinità, la Dea in cui il Dio sacrificato si
immerge per rinascere, ma i nomi di varie dee degli inferi (la nordica Hel, la
cananea Sheol) sono passati in seguito ad indicare luoghi ultraterreni di
punizione eterna...
Nel mese successivo all’Equinozio si festeggiavano in Atene le Grandi
Dionisìe in onore di Dioniso, dio morto e resuscitato. La processione compiuta
per celebrano portava per le strade simulacri di falli, simbolo della fertilità nel
suo aspetto maschile.
Tutti questi miti mostrano l’unione di un simbolismo cosmico, celeste, legato
al cammino del sole nel cielo, e un simbolismo terrestre, legato al risveglio
della Natura. Ciò riecheggia il sottostante tema del matrimonio fra una divinità
maschile, celeste o solare, ed una femminile, legata alla terra o alla luna.verso
l’indeterminato, il mondo frammentato e caotico della materia, per richiamarla
a sé. La mutilazione di Attis era il ritorno alla madre primordiale, il ridiventare
simili ad essa, androgini, per risorgere nell’Uno.A Roma le feste in onore di
Attis iniziavano il 15 marzo, con penitenze e digiuni. Il 22 marzo iniziavano i
Tristia, le commemorazioni per la passione e morte di Attis, durante le quali
avvenivano le autoevirazioni dei suoi adoratori che volevano diventarne
sacerdoti, i cosiddetti Galli. Il 25 marzo erano gli Hilaria, durante i quali si
celebrava la resurrezione di Attis, il suo ritorno alla Grande Madre, all’apparire
del sole che aveva appena superato l’equatore celeste. Si diceva che la tomba
si apriva e che il dio si levava tra i morti. I sacerdoti, toccando con un balsamo
le labbra degli adoratori, annunciavano che anche essi come Attis avrebbero
trionfato sulla morte. Tutti questi riti avevano luogo sul posto dove ora sorge la
basilica di San Pietro.Dopo l’Equinozio, si svolgevano nel mondo ellenico le
Adonìe, le feste della resurrezione di Adone. Bellissimo giovane amato dalla
dea Afrodite, venne ucciso da un cinghiale (forse il dio Ares ingelosito).
Collegati ai riti in suo onore erano i “giardini di Adone”, vasi in cui si
seminavano cereali e ortaggi che germogliavano rapidamente al sole
primaverile e venivano poi gettati in mare o nelle sorgenti per propiziare il
rinnovamento della Natura. Tale usanza è sopravvissuta nelle celebrazioni della
Pasqua cristiana: ancora oggi in molte località d’Italia si prepara nello stesso
modo il cosiddetto “grano del sepolcro”.
La primavera era infatti la stagione per accoppiamenti rituali meno cruenti di
quello di Attis: gli hieros gamos, le nozze sacre in cui il Dio e la Dea
(personificati spesso da un sacerdote e da una sacerdotessa) si accoppiano per
propiziare la fertilità. Il Dio Sole inizia a far sentire la sua giovinezza e ad
accoppiarsi con la giovane Dea della Terra.
Come festa solare, appartengono all’Equinozio i temi del fuoco e della luce.
Luce e fertilità sono sopravvissuti nel folklore europeo, in cui è rimasta la
tradizione di accendere i fuochi di Pasqua sulle cime di alte colline: più a lungo
restano accesi, più sarà fruttifera la terra.
I miti primaverili della fertilità sono presenti infatti anche nel Nord Europa.La
parola Est, la direzione a cui è collegato l'Equinozio primaverile, deriva da
Eostre (o Ostara, “la stella dell’est” cioè Venere) la dea sassone della fertilità
assimilabile a Venere, Afrodite e Ishtar. Eostre ha dato il suo nome anche alla
Pasqua nella lingua inglese: Easter per l’appunto. A Eostre era sacra la lepre,
simbolo di fertilità, il cui comportamento in mano si dice assomigli a quello di
una congrega di streghe danzanti (la famosa lepre marzolina di “Alice nel
paese delle meraviglie”...). Questo totem animale della dea fu infatti in seguito
considerato lo “spirito familiare” delle streghe, ma in realtà era un animale
sacro in molte tradizioni.Gli antichi Britanni associavano le lepri alle divinità
della luna e della caccia: ucciderle e mangiare la loro carne era tabù. Fino a
tempi recenti la lepre non veniva mangiata nella regione del Kerry, dal
momento che si diceva che mangiare una lepre equivaleva a mangiare la
propria nonna! I Celti abolivano temporaneamente il tabù all’equinozio
primaverile o a Beltane: si trattava di un pasto rituale in cui il corpo dell’ animale
totemico veniva consumato per partecipare della sua fertilità. I Celti
inoltre consideravano la lepre un animale divinatorio e dal modo in cui correva
traevano presagi. Anche gli Anglo-Sassoni veneravano la lepre e una
caratteristica delle feste primaverili in onore di Eostre era appunto una caccia
rituale a questo animale. Nel folklore delle Isole Britanniche ancora esistono
sopravvivenze di questi rituali. Così ad esempio la Contesa del Pasticcio di
Lepre nel villaggio di Hallaton, dove un grande pasticcio di carne di lepre viene
conteso dagli abitanti del villaggio, (sebbene in tempi recenti esso venga
tranquillamente servito nei piatti dal vicario).Fino alla fine del’700, vicino
Leicester aveva luogoogni Lunedì di Pasqua una caccia alla lepre nelle colline
circostanti.Si dice che i disegni sulla superficie della luna piena raffigurino una
lepre, ricordo questo dell’associazione dell’animale con divinità lunari. Questa
raffigurazione della “lepre nella luna” appare nelle tradizioni cinesi, europee,
africane e indiane.Nella tradizione buddista le leggende narrano di come una
lepre si sacrificasse per nutrire il Buddha affamato, balzando nel fuoco. In
segno di gratitudine il Buddha impresse l’immagine dell’animale sulla luna.
Questa leggenda riecheggia tradizioni ancora più antiche del Buddismo: in Cina
la lepre lunare ha un pestello ed un mortaio con cui prepara un elisir di
immortalità e figure di lepri e conigli vengono costruite in occasioni delle feste
lunari. La lepre è considerata un animale Yin che viene dal Polo Nord recando il
saluto della Dea della Luna. Amuleti di giada verde raffiguranti la lepre sono
costruiti e regalati per augurare la buona fortuna.
Nelle tradizioni dei Nativi Americani la Grande Lepre è l’eroe dell’alba, il
salvatore, creatore e trasformatore, padrone dei venti e fratello della neve. E’ il
Grande Imbroglione, simbolo della mente veloce che supera in astuzia la forza
fisica. Gli Indiani Algonchini adoravano la Grande Lepre che si diceva avesse
creato la Terra.
Per gli antichi Egizi la lepre era un animale lunare ma anche collegato
all’alba, all’est.Osiride risorto è simboleggiato dalla lepre in quanto divinità
solare, come pure Thoth, Ermes e Mercurio quali divinità messaggere, dal
momento che l’est è il luogo da cui provengono gli dei portatori di luce.
Nell’antica Europa i Norvegesi rappresentavano le Divinità lunari
accompagnate da una processione di lepri che portano lanterne. Anche la Dea
Freya aveva come inservienti delle lepri e la stessa Dea Eostre era raffigurata
con una testa di lepre.
Nel folklore europeo la lepre è stata associata allo spirito del grano, siccome
ha l’abitudine di nascondersi nei campi di grano fino alla mietitura, tanto che
l’ultimo covone veniva chiamato, tra gli altri nomi, “la lepre”. Ma la lepre è
stata collegata anche alla fertilità e alla sessualità vigorosa, essendo una
generatrice veloce e prolifica. I Greci la consideravano sacra ad Afrodite e a
suo figlio Eros. Filostrato diceva che il sacrificio più adatto per Afrodite era la
lepre in quanto essa possiede il suo dono di fecondità in un grado superlativo.
Come molti animali sacri dell’antichità, anche la lepre subì nel Medio Evo un
processo di demonizzazione e venne ritenuta animale di cattivo auspicio, in cui
le streghe si trasformavano. Si pensava che una lepre bianca fosse presagio di
morte e abbondarono le storie di ferite inflitte a lepri, ferite rinvenute il giorno
dopo su qualche donna.In Cornovaglia si raccontava che le ragazze morte dopo
essere state abbandonate dai loro innamorati si trasformavano in lepri bianche
per perseguitare i loro amanti infedeli!
Ma l’immagine della lepre fortunatamente ha incontrato un destino meno
lugubre: la lepre di Eostre che deponeva l’uovo della nuova vita per annunciare
la rinascita dell’anno è diventata l’odierno coniglio di Pasqua che porta in dono
le uova, altro simbolo di fertilità. Al giorno d’oggi la ricorrenza della Pasqua ci
ripropone ogni anno il tradizionale consumo e dono di uova, da quelle di
cioccolato con la sorpresa a quelle naturali decorate a mano (che raggiungono
livelli artistici nei “pysanky” dell’Ucraina) alle numerose ricette tipiche di
frittate e dolci. Ma che cosa rappresenta l’uovo e perché gioca un ruolo così
importante nelle tradizioni pasquali? In realtà l’attuale uovo di Pasqua ha
origini pre-cristiane, essendo un antichissimo simbolo di vita, di creazione e di
rinascita.
Come simbolo di iniziazione l’uovo simboleggia il due-volte- nato, la sua
deposizione essendo una prima nascita e la schiusa la seconda.
La nascita del mondo da un uovo cosmico è un’idea universalmente diffusa,
e non a caso veniva celebrata presso molte civiltà alla festa equinoziale di
primavera, quando la Natura risorge e le ore di luce iniziano a prevalere su
quelle notturne.In numerose mitologie un uovo primordiale, embrione e germe
di vita, è il primo essere ad emergere dal Caos. Non sinonimo di confusione o
distruzione, bensì di condizione primordiale che contiene la potenzialità di tutte
le cose esi
stenti, il Caos è la forza vitale generatrice di tutto ciò che esiste. E’ 1’ “Uovo
del mondo” covato da una Grande Dea e dischiuso dal Dio Sole. L’uovo è il
principio da cui nascono tutte le cose, portando in manifestazione ciò che
prima era solo allo stato potenziale. Nell’alchimia l’uovo è il vaso mistico in cui
si compie la trasmutazione, un modello della creazione in scala ridotta.
Un mito dell’India narra che nella notte dei tempi tutto era immerso nelle
tenebre e sepolto in un sonno profondo. L’Assoluto volle creare il cosmo dalla
propria sostanza:
così creò le acque e vi depose a galleggiare un uovo splendente il quale generò
al proprio interno Brahma il Creatore, che divise poi l’uovo stesso in due parti,
formando la terra e il cielo. In Cina era il tuorlo dell’uovo a rappresentare il
cielo mentre l’albume era la terra.
In altre tradizioni il tuorlo è il dio Sole e il guscio la Dea:
l’uovo del mondo deposto da una Dea veniva infatti dischiuso dal calore del
Sole, come si è detto. In molte leggende egizie, l’Oca del Nilo, la Grande Dea,
deponeva un uovo da cui nasceva Ra, il Sole. Un mito orfico greco narra che in
principio esisteva la Notte, la dea uccello dalle nere ali la quale, fecondata dal
Vento del Nord, depose un uovo d’argento nel grembo dell’oscurità. L’uovo era
la Luna e da esso balzò Eros, il dio della vita dalle ali dorate che portò alla luce
l’intero cosmo.
Ma in Grecia esisteva un mito più antico: Eurinome, Dea di Tutte le Cose,
cioè il Caos primigenio, per scaldarsi si mise a danzare nuda sulle onde delle
acque primordiali e poi strofinò tra le proprie mani il Vento del Nord. Da tale
gesto nacque un serpente, Ofione, che si accoppiò con la grande Dea.
Eurinome per accoppiarsi con Ofione si tramutò in colomba e dopo l’amplesso
depose l’uovo universale. Anche gli antichi popoli medio-orientali, come
babilonesi e sumeri, credevano alla mitica colomba che sorvolava le acque primordiali
del Caos. Una colomba.., non suggerisce nulla quest’immagine? E la
colomba in questi stessi miti viene’ associata ad un animale che tradizioni più
tarde avrebbero considerato con orrore. Infatti l’originale uovo primordiale era
un uovo di serpente.
Nel mondo celtico i Druidi chiamavano l’uovo cosmico “uovo del serpente” e
custodivano talismani fatti a sua immagine, forse ricci di mare fossili, che si
diceva possedessero qualità miracolose.
Una leggenda egizia narra come Kneph, il serpente primordiale produsse
l’uovo cosmico dalla propria bocca. Sempre l’orfismo greco, quella straordinaria
fucina di miti, considerando l’uovo il mistero della vita e della creazione, Io
raffigurò spesso circondato dall’Ouroboros, il mitico serpente circolare che si
morde la coda, quasi a rappresentare il tempo ciclico nel suo eterno ritorno. Ma
il serpente disteso è il tempo lineare della storia, e così anche l’uovo con la
propria forma simboleggia contemporaneamente il tempo cosmico, circolare e
ciclico, e quello storico e lineare. Del resto il serpente rappresenta in molte
tradizioni la rinascita, come l’uovo...
Osservando da vicino i simboli ci si accorge come essi in realtà si rispecchino
l’uno nell’altro, si generino l’uno dall’altro in un gioco infinito e universale. E’
nato prima l’uovo o la gallina? O il serpente? O la colomba? Domande che
rivelano tutti i limiti della nostra logica razionale e meccanicistica...
La pianta sacra dell’Equinozio di Primavera è il trifoglio. Pianta simbolo
dell’Irlanda, della quale si dice che San Patrizio, evangelizzatore dell’isola se ne
usasse per spiegare la Trinità cristiana (incidentalmente la festa di San Patrizio
ricorre il 17 marzo, in prossimità dell’equinozio). In realtà si tratta di una
tradizione tarda risalente al 180 secolo e il trifoglio non era altro che la
triskele, la ruota solare a quattro bracci, mentre la varietà a quattro foglie
rappresentava la croce celtica, la ruota solare, il cerchio nìagico delle quattro
direzioni: tutti simboli molto più antichi del Cristianesimo.
CELEBRARE L’EQUINOZIO DI PRIMAVERA
L’Equinozio di Primavera è il momento del risveglio della Natura, in cui si
manifesta pienamente il seme di luce germogliato a Imbolc.
Fisicamente è tempo di uscire all’aria aperta, di fare movimento, di andare
per prati e per boschi. Gli equinozi sono un periodo di equilibrio e al tempo
stesso di instabilità, di nervosismo. Giovano molto quindi le cure disintossicanti
e ricostituenti, specie se effettuate con metodi naturali (Fiori di Bach, ecc..). La
nostra irrequietezza è inoltre facilmente superabile con una maggiore attività
fisica: tra l’altro è tempo di iniziare a lavorare sulla terra per tutte le colture
che in breve tempo fioriranno e fruttificheranno.Se abbiamo un orto o un
giardino possiamo dedicare ad essi un po’ del nostro tempo, altrimenti
possiamo piantare o seminare qualche piantina in un vaso per sistemarla in
casa.Psicologicamente è tempo di iniziare nuovi progetti, magari le cose che
abbiamo sognato o immaginato durante l’inverno: un nuovo hobby, uno sport
o una qualche attività fisica. E’ infatti tempo di mettere in pratica le lezioni che
abbiamo imparato dalle nostre riflessioni invernali, dalle profonde visioni
interiori e dalla espansione della coscienza, tempo di portare quella conoscenza
nel mondo esterno, uscendo dalla introversione invernale.Per manifestare in
maniera ancor più concreta i mutamenti di questo momento di passaggio
potremmo compiere qualche piccolo rito propiziatorio.Siccome l’uovo è un
simbolo primario di Ostara e della rinascita (sia del Dio della Vegetazione, sia
dell’anno) possiamo quindi usarlo per rappresentare questa rinascita, come
pure la nostra rinascita interiore in questo periodo dell’anno, quando il clima si
riscalda e i nostri orizzonti si espandono. L’uovo riflette il nostro potenziale
interiore, già nato a Imbolc ma in attesa della sua schiusa. Così possiamo
dipingere (con colori non tossici!) il guscio di uova sode da consumare nel
nostro pranzo equinoziale o da regalare agli amici. Anche se non siamo artisti
possiamo decorarle con semplici disegni, ispirati al simbolismo stagionale: il
sole, il trifoglio, il coniglio e i fiori di primavera. L’uovo sta a simboleggiare le
nostre speranze spirituali nel ciclo annuale, quindi dipingendo le uova possiamo
formulare i nostri desideri per i prossimi mesi.Per celebrare la giovinezza
dell’anno e la nostra crescita interiore possiamo anche piantare dei semi, dopo
averli presentati al Sole e alla Terra e aver chiesto la loro benedizione.Se si
desidera compiere qualcosa di più complesso, si può celebrare un piccolo rito
all’aperto, in un prato o nel proprio giardino. Su una grossa pietra o un grosso
ceppo di legno si accendano candele gialle (colore della luce e del sole) e/o
verdi (la nuova crescita della vegetazione). Si salutino le potenze divine nel
loro aspetto di giovinezza:“Benvenuto Giovane Dio Sole”, (oppure Giovane Dio
della Vegetazione, se si vuole mettere l’accento sui cambiamenti della Natura)
e “Benvenuta Giovane Dea della Terra”. Ovviamente si possono pronunciare
formule di saluto più elaborate... Se lo si desidera, si può avere un piatto di
semi o di piantine (da piantare nel nostro giardino o da regalare ai nostri
amici) sui quali si visualizza discendere la benedizione delle forze cosmiche.
Possiamo pensare ai semi e alle piantine come ai nostri nuovi progetti da
concretizzare, così quando li pianteremo legheremo le nostre azioni ai grandi
cicli cosmici e stagionali armonizzandole con la Natura. Meditiamo sul mistero
della rinascita della Natura e sentiamo la fresca energia degli inizi che pervade
il nostro corpo.Si può bere vino (o succhi di frutta) e mangiare dolci,
ricordando di lasciare qualche goccia e qualche briciola da versare sulla terra,
come nostra offerta di ringraziamento.
(Feste Pagane Di Roberto fattore)

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