martedì 31 dicembre 2013

IMBOLC LA FESTA DELLA LUNA CRESCENTE

IMBOLC

LA FESTA DELLA LUNA CRESCENTE

La luce che è nata al Solstizio di Inverno comincia a manifestarsi all’inizio del
mese di febbraio: le giornate si allungano poco alla volta e anche se la stagione
invernale continua a mantenere la sua gelida morsa, ci accorgiamo che
qualcosa sta cambiando. Le genti antiche erano molto più attente di noi ai
mutamenti stagionali, anche per motivi di sopravvivenza. Questo era il più
difficile periodo dell’anno poiché le riserve alimentari accumulate per l’inverno
cominciavano a scarseggiare. Pertanto, i segni che annunciavano il ritorno
della primavera erano accolti con uno stato d’animo che oggi, al riparo delle
nostre case riscaldate e ben fornite, facciamo fatica ad immaginare.
Se sovrapponiamo la Ruota dell’Anno al nostro moderno calendario, la
prima festa che incontriamo cade l’1 febbraio.
Presso i Celti l’1 febbraio era Imbolc (pronuncia Immol’c) detta anche
Oimelc o Imbolg. L’etimologia della parola è controversa ma i significati
rinviano tutti al senso profondo di questa festa. Infatti Imbolc pare derivare da
Imb-folc, cioè “grande pioggia’ e in molte località dei paesi celtici questa data è
chiamata anche “Festa della Pioggia”:
ciò può riferirsi ai mutamenti climatici della stagione ma anche all’idea di una
lustrazione che purifica dalle impurità invernali. Invece Oimelc significa
“Iattazione delle pecore” mentre Imbolg vorrebbe dire ‘nel sacco” inteso nel
senso di “nel grembo” con riferimento simbolico al risveglio della Natura nel
grembo della Madre Terra e con un riferimento più materiale agli agnelli, nuova
fonte di cibo e di ricchezza, che la previdenza della Natura e degli allevatori
avrebbe fatto nascere all’inizio della buona stagione.
L’allattamento degli agnelli garantiva un rifornimento provvidenziale di
proteine. Il nuovo latte, il burro, il formaggio costituivano spesso la differenza
tra la vita e la morte per bambini e anziani nei freddi giorni di febbraio.
Imbolc è una delle quattro feste celtiche, dette “feste del fuoco” perché
l’accensione rituale di fuochi e falò ne costituiscono una caratteristica
essenziale.In questa ricorrenza il fuoco è però considerato sotto il suo aspetto
di luce, questo è infatti il periodo della luce crescente. Gli antichi Celti, consapevoli
dei sottili mutamenti di stagione come tutte le genti del passato,
celebravano in maniera adeguata questo tempo di risveglio della Natura. Non
vi erano grandi celebrazioni tribali in questo buio e freddo periodo dell’anno,
tuttavia le donne dei villaggi si radunavano per celebrare insieme la Dea della
Luce (le celebrazioni iniziavano la vigilia, perché per i Celti ogni giorno iniziava
all’imbrunire del giorno precedente).
Nell’Europa celtica era infatti onorata Brigit (conosciuta anche come Brighid o
Brigantia), dea del triplice fuoco; infatti era la patrona dei fabbri, dei poeti e
dei guaritori. Il suo nome deriva dalla radice “breo” (fuoco): il fuoco della
fucina si univa a quello dell’ispirazione artistica e dell’energia guaritrice. Brigit,
figlia del Grande Dio Dagda e controparte celtica di Athena-Minerva, è la
conservatrice della tradizione, perché per gli antichi Celti la poesia era un’arte
sacra che trascendeva la semplice composizione di versi e diventava magia,
rito, personificazione della memoria ancestrale delle popolazioni. La capacità di
lavorare i metalli era ritenuta anche essa una professione magica e le figure di
fabbri semi-divini si stagliano nelle mitologie non solo europee ma anche extraeuropee;
l’alchimia medievale fu l’ultima espressione tradizionale di questa
concezione sacra della metallurgia.
Sotto l’egida di Brigit erano anche i misteri druidici della guarigione, e di
questo sono testimonianza le numerose “sorgenti di Brigit”. Diffuse un po’
ovunque nelle Isole Britanniche, alcune di esse hanno preservato fino ad oggi
numerose tradizioni circa le loro qualità guaritrici. Ancora oggi, ai rami degli
alberi che sorgono nelle loro vicinanze, i contadini appendono strisce di stoffa o
nastri a indicare le malattie da cui vogliono essere guariti.
Sacri a Brigit erano la ruota del filatoio, la coppa e lo specchio. Lo specchio è
strumento di divinazione e simboleggia l’immagine dell’Altro Mondo cui hanno
accesso eroi e iniziati. La ruota del filatoio è il centro ruotante del cosmo, il
volgere della Ruota dell’Anno e anche la ruota che fila i fili delle nostre vite. La
coppa è il grembo della Dea da cui tutte le cose nascono.
Cristianizzata come Santa Bridget o Bride, come viene chiamata
familiarmente in gaelico, essa venne ritenuta la miracolosa levatrice o madre
adottiva di Gesù Cristo e la sua festa si celebra appunto l’1 febbraio, Giorno di
Santa Bridget o Là Fhéile Brfd.Riguardo questa santa, di cui è tanto dubbia
l’esistenza storica quanto certa la sua derivazione pagana, si diceva che avesse
il potere di moltiplicare cibi e bevande per nutrire i poveri, potendo trasformare
in birra perfino l’acqua in cui si lavava!
A Santa Bridget fu consacrato il monastero irlandese di Kildare, dove un
fuoco in suo onore era mantenuto perpetuamente acceso da diciannove
monache. Ogni suora a turno vegliava sul fuoco per un’intera giornata di un
ciclo di venti giorni; quando giungeva il turno della diciannovesima suora ella
doveva pronunciare la formula rituale “Bridget proteggi il tuo fuoco. Questa è
la tua notte”. Il ventesimo giorno si diceva fosse la stessa Bridget a tenere
miracolosamente acceso il fuoco. Il numero diciannove richiama il ciclo lunare
metonico che si ripete identico ogni diciannove anni solari.
Inutile ricordare come questa usanza ricordasse il collegio delle Vestali che
tenevano sempre acceso il sacro fuoco di vesta nell’antica Roma, ma più
probabilmente la devozione delle suore di Kildare si ricollega alle Galliceniae,
una leggendaria sorellanza di druidesse che sorvegliavano gelosamente il loro
recinto sacro dall’intrusione degli uomini e i cui riti furono mantenuti attraverso
molte generazioni.
Allo stesso modo, nel monastero di Kildare solo alle donne era concesso di
entrare nel recinto dove bruciava il fuoco, che veniva tenuto acceso con
mantici, come ricorda Geraldo di Cambria nel 120 secolo. Il fuoco bruciò
ininterrottamente dal tempo della leggendaria fondazione del santuario, nel 60
secolo fino al regno di Enrico VIII, quando la Riforma protestante pose fine a
questa devozione più pagana che cattolica.
I riti di Brigit celebrati a Imbolc ci sono stati tramandati dal folklore scozzese e
irlandese. Nelle Isole Ebridi (che forse devono il loro nome proprio a Brigit o
Bride) le donne dei villaggi si radunano insieme in qualche casa e
fabbricano un’ immagine dell’antica Dea, la vestono di bianco e pongono un
cristallo sulla posizione del cuore. In Scozia, la vigilia di Santa Bridget le donne
vestono un fascio di spighe di avena con abiti femminili e lo depongono in una
cesta, il “letto di Brid”, con a fianco un bastone di forma fallica.Poi esse gridano
tre volte “Brid è venuta, Brid è benvenuta!”, indi lasciano bruciare torce e
candele vicino al “letto” tutta la notte. Se la mattina dopo trovano l’impronta
del bastone nelle ceneri del focolare, ne traggono un presagio di prosperità per
l’anno a venire. Il significato di questa usanza è chiaro: le donne preparano un
luogo per accogliere la Dea e invitano allo stesso tempo il potere fecondante
maschile a unirsi a lei. Anche nell’isola di Man veniva compiuta una cerimonia
simile, chiamata Laa’l Breesley. Nell’Inghilterra del Nord, terra dell’antica
Brigantia, la ricorrenza veniva denominata “Giorno delle Levatrici”.
In Irlanda, si preparano con giunchi e rametti le cosiddette croci di Brigit, a
quattro bracci uguali racchiusi in un cerchio, cioè la figura della ruota solare
(che è simbolo appropriato per una divinità del fuoco e della luce); lo stesso
giorno vengono bruciate le croci preparate l’anno prima e conservate fino ad
allora.La fabbricazione delle croci di Brigit deriva forse da un’antica usanza
precristiana collegata alla preparazione dei semi di grano per la semina.
Questi oggetti simbolici, confezionati con materiale vegetale, ci ricordano tra
l’altro che la luce ed il calore sono indispensabili alla vegetazione che si rinnova
in continuazione, anno dopo anno. Le spighe di avena (o grano, orzo, ecc.)
usate per fabbricare le bambole di Brigit, provengono dall’ultimo covone del
raccolto dell’anno precedente. Questo ultimo covone, in molte tradizioni
europee è chiamato la Madre del Grano (o dell’Orzo , dell’Avena, ecc.) e la
bambola propiziatoria confezionata con le sue spighe è la Fanciulla del Grano
(o dell’Orzo, dell’Avena, ecc.).Si credeva cioè che lo spirito del cereale o la
stessa Dea del Grano risiedesse nell’ultimo covone mietuto:
come le spighe del vecchio raccolto sono il seme di quello successivo, così la
vecchia divinità dell’autunno e dell’inverno si trasformava nella giovane Dea
della primavera, in quella infinita catena di immortalità che è il ciclo di nascita,
morte e rinascita. E Brigit rappresenta appunto la giovane Dea della primavera.
Un antico codice irlandese, il Libro di Lisrnore, riporta una curiosa leggenda.
Si narra che a Roma i ragazzi usavano giocare ad un gioco da tavolo in cui una
vecchia megera liberava un drago mentre dall’altra parte una giovane fanciulla
lasciava libero un agnello che sconfiggeva il drago. La megera allora scagliava
un leone contro la fanciulla, la quale però provocava a sua volta una grandine
che abbatteva il leone. Papa Bonifacio, dopo aver interrogato i ragazzi e aver
saputo che il gioco era stato insegnato loro dalla Sibilla, lo proibì. La megera
non è altro che la Vecchia Dea dell’Inverno sconfitta dalla Giovane Dea della
Primavera. Essendo questa leggenda stata raccolta in un ambito culturale
celtico, si può supporre che la Vecchia altri non era che la Cailleach a cui si
contrappone Brigit. Il riferimento all’agnello è un altro simbolo del periodo di
Imbolc, anche se i commentatori medievali lo considerarono l’emblema di Gesù
Cristo.
In realtà è la Vecchia Dea che si rinnova trasformandosi in Giovane Dea, così
come il Vecchio Grano diviene il nuovo raccolto. I Carmina Gadelica, una
raccolta di miti, proverbi e poemi gaelici di Scozia, raccolti e trascritti alla fine
dell’800 dal folklorista scozzese Alexander Carmichael, riportano la seguente
filastrocca:
“La mattina del Giorno di Bride
Il serpente uscirà fuori dalla tana
Non molesterò il serpente
Né il serpente molesterà me
Il serpente appare come uno degli animali-totem di Brigit. In molte culture il
serpente o drago è simbolo dello spirito della terra e delle forze naturali di
crescita, decadimento e rinnovamento. Nel giorno di Bride il serpente si
risveglia dal suo sonno invernale e i contadini ne traevano il presagio della fine
imminente della cattiva stagione. Il serpente è uno dei molti aspetti dell’antica
Dea della terra: la muta della sua pelle simboleggia il rinnovamento della
Natura e anche la sua dualità Infatti in gaelico “neamh” (cielo) è simile a
“naimh” (veleno), provenendo entrambi dalla radice “nem”. La Vecchia Dea e
la Giovane Dea sono la stessa persona! (nelle fiabe l’eroe che coraggiosamente
bacia una vecchia megera si ritrova di fronte una bellissima fanciulla...)
In un’altra area culturale europea, nell’antica Roma, i primi giorni di febbraio
erano sacri alla dea Februa o a Giunone Februata. “Februare” in latino significa
purificare, quindi febbraio è il mese delle purificazioni (anche la febbre è un
modo di purificarsi usato dal nostro corpo!).
Processioni in onore di Februa percorrevano la città con fiaccole accese,
simbolo di luce e allo stesso tempo, di purificazione. Un’altra usanza, legata
anche a rituali di fertilità erano i Lupercali: i Luperci, sacerdoti di Fauno,
correvano per le strade vestiti solo con una pelle di capra e con una frusta
(anche essa fabbricata con strisce di pelle di capra) con la quale battevano le
giovani spose per propiziarne la fertilità (e quindi la capacità di partorire).
La Chiesa, per combattere queste usanze, istituì processioni con candele,
alle quali a partire dall’11° secolo aggiunse la benedizione delle candele per gli
altari.Col nome di Candelora o Candlemas (nei paesi anglosassoni) è nota la
festa cristiana del 2 febbraio, denominata “Presentazione del Signore al
tempio”. Ma è evidente che la nuova religione non ha potuto modificare il
significato autentico della festa, un significato che è profondamente incarnato
nella Natura e nello spirito umano. Il legame della festa con le candele, la
purificazione e l’infanzia, sopravvisse nell’usanza medievale di condurre le
donne in chiesa dopo il parto a portare candele accese.
L’idea di una purificazione rituale in questo periodo è rimasta forte nel folklore
europeo. Ad esempio le decorazioni vegetali natalizie vengono messe da parte
e bruciate alla Candelora per evitare che i folletti che in esse si sono nascosti
infestino le case. Il concetto di purificazione è presupposto di una nuova vita:
si eliminano le impurità del passato per far posto alle cose nuove. Alcuni gruppi
neopagani europei festeggiano Imbolc accendendo candele che sporgono da
una bacinella di acqua. Il significato è quello della luce della nuova vita che
emerge dalle acque del grembo materno, le acque lustrali di Imbolc che lavano
via le scorie invernali. Un antico detto celtico ricordava come fosse una buona
cosa lavarsi mani e viso a Imbolc!
La pianta sacra di Imbolc è il bucaneve. E’ il primo fiore dell’anno a sbocciare e
il suo colore bianco ricorda allo stesso tempo la purezza della Giovane Dea e il
latte che nutre gli agnelli.
CELEBRARE IMBOLC
Imbolc è una festa dove si onorano il principio femminile della Natura e
l’infanzia, vista come inizio promettente di ogni cosa.
E’ il periodo in cui una nuova corrente di vita inizia a scorrere nel mondo della
Natura: noi dobbiamo lasciare definitivamente il passato e guardare al futuro
con fiducia e ottimismo, con lo stesso sguardo di un bambino. Anche se questo
è il periodo dal clima più freddo e più crudele, guardandoci intorno possiamo
vedere che la Primavera sta cominciando; la linfa inizia a crescere nei rami
degli alberi e appaiono i bucaneve. E’ tempo di prendere coraggio da questi
piccoli segni di rigenerazione e riconoscere che su di essi si costruiranno tante
cose nei mesi a venire. Questo è il momento delle potenzialità, il potenziale
della Primavera e dei semi che si muovono nel terreno ma anche il potenziale
dei semi di crescita e di creatività nelle nostre vite. Per preparare il sentiero
alle nuove energie occorre però compiere un cammino di purificazione,
abbandonando alle nostre spalle le scorie del passato.
Fisicamente è opportuno praticare una dieta più leggera, dopo che i
banchetti delle feste invernali e la forzata sedentarietà trascorsa al chiuso delle
nostre case, hanno appesantito il nostro fisico. Possiamo anche decidere di fare
una bella pulizia in casa! E’ utile purificare la nostra casa e il nostro corpo con il
fumo dell’incenso: vanno benissimo anche i bastoncini di incenso profumati che
si trovano ovunque in commercio. Scegliamo pure l’aroma che ci piace di più e
lasciamo che il fumo sottile pulisca i nostri corpi energetici.
Psicologicamente è il momento di purificare la nostra mente dai cattivi
pensieri e dai sentimenti inadeguati. Una bella pulizia mentale, che ci consenta
di fare entrare in noi la luce della Natura rinnovata e di partecipare al risveglio
del cosmo dalla lunga notte invernale.
Spiritualmente può essere utile la celebrazione di piccoli rituali legati ai
simboli della festa.
Un rituale molto semplice può essere quello di accendere una candela bianca
(colore di purificazione) dicendo “Accendo la fiamma di Brigit per illuminare il
cammino della mia vita”. Si mediti per un po’ di tempo sui significati della
festa: sul nostro bisogno di purificazione, sulla necessità di abbandonare cose e
aspetti della nostra vita che non ci piacciono più, sulle nuove cose che
vogliamo portare nelle nostre esistenze. Poi si porti la candela accesa nelle
varie stanze della nostra abitazione, facendo il giro degli ambienti in senso
orario (magicamente è la direzione propizia, che porta energia). Alla fine si
spenga la candela dicendo “Spengo la fiamma di Brigit per farla vivere in me” e
si visualizzi la luce della candela che entra in noi.
Se si vuole compiere qualcosa di più tradizionale, gli uomini possono uscire
dopo l’imbrunire della vigilia di Imbolc, per andare a raccogliere un dono per
Brigit (pietra, conchiglia, penna di uccello) da riportare in casa. Le donne
invece possono trascorrere la vigilia di Imbolc pulendo la casa e immaginando
di ramazzare via le energie morte dell’inverno: la Vecchia dell’Inverno è
cacciata fuori dall’uscio di casa con la scopa.Poi, sempre le donne, con rametti
raccolti in precedenza preparano un letto per Brigit dove depongono una
bambola fabbricata con spighe tenute da parte per l’occasione, e danno il
benvenuto alla Dea accendendo una candela bianca e meditando sulla nuova
vita che sta tornando. Anche gli uomini, ritornati in casa con il dono per Brigit
possono accendere una candela bianca e meditare sul ritorno della luce e della
buona stagione.
Un rituale invece più complesso, che possono eseguire tutti, consiste nel
procurarsi tre candele (sempre di colore bianco!), e disporle in un triangolo,
con la punta rivolta verso nord. Nel centro del triangolo così disposto si pone
un calice di acqua (simbolo della purificazione) o di latte (simbolo del
nutrimento della nuova vita). Dopo un breve rilassamento, seduti o in piedi, ci
si muove verso la candela a nord, la si accende e si dice “Signora dell’Inverno,
ti dico addio, la tua stagione è terminata”. Si visualizzi il gelido potere
dell’inverno che si allontana. Dopo avere sostato un po’, ci si sposta alla
candela di sud-est, la si accende e si dice “Signora della Primavera, ti offro un
caloroso benvenuto, la terra è il tuo letto”. Si visualizzi il gioioso potere della
primavera che si avvicina. Dopo un po’ si va alla candela di sud-ovest, la si
accende e si dice “Signora dell’Estate, presto io ti chiamerò e risveglierò il tuo
amante”. Si visualizzi il potere ancora lontano della bella stagione, desideroso
di nascere e pulsante di vita nel sottosuolo. Quando ci si sente pronti, si va al
centro del triangolo, si raccoglie il calice e si dice “Io bevo il potere della
Triplice Dea. Possa questo potere diffondersi su tutta la terra per segnare la
nascita della primavera”. Si beve dal calice e si immagina il potere che fluisce
in noi, attraverso di noi per risvegliare la Natura. A questo punto si può inserire
qualche usanza ricordata in precedenza, cioè la fabbricazione del letto di Brigit
o l’arsione delle decorazione vegetali delle feste invernali. Oppure si può
semplicemente concludere la cerimonia andando a ciascuna delle candele,
nell’ordine in cui sono state accese: si spengono dicendo mentalmente o ad
alta voce “Va’ fuoco e caccia l’inverno, riscalda la terra e risveglia la
primavera”. Ovviamente in tutti questi piccoli rituali le parole delle formule
possono essere adattate e se lo desideriamo, possiamo utilizzare brevi frasi
che noi stessi avremo composto, secondo le nostre capacità e la nostra
sensibilità.
(Feste Pagane Di Roberto fattore)

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