Ragana
Ragana (nei racconti popolari viene definita «strega dalle gambe ossute") nel folclore lituano e lettone rappresenta l'immagine della dea distruttrice e rigeneratrice. Il suo nome deriva dal verbo
regeiti, che significa «prevedere, pronosticare" o forse dal termine lituano ragas che indica “corno, mezzaluna”, riallacciandosi così alle simbologie legate alla luna, alla rinascita, alla trasformazione
e alle forme di preveggenza. Il significato del suo nome non è del tutto negativo, ma in seguito venne degradata al ruolo di fattucchiera che portava sfortuna a uomini e animali.
Ragana, dea delle streghe, era ritenuta una veggente in grado di rivelare il futuro e conosceva il modo di tenere sotto controllo i poteri soprannaturali. I1 suo aspetto poteva essere quello di una vecchia curva, ossuta, gialla e deforme, con un gran naso a becco la cui estremità toccava il mento, oppure quello di una bellissima donna o di una creatura terrificante.
Poteva assumere una miriade di forme, soprattutto quella di un rospo, un corvo, una gazza, un porcospino, un pesce, una quaglia o una rondine.
Generalmente l'apparizione di Ragana avveniva come dea singola, ma alcune leggende riportano il fatto che ella comparisse insieme a un'intera schiera di Ragane, sotto forma di corvi, guidati da una delle Ragane che assumeva il comando dello stormo. Secondo il mito, come ogni strega che si rispetti, tali Ragane si spalmavano addosso unguenti magici, volavano sui bastoni o sui ceppi di legno (emblemi della morte della natura), sorvolando campi e montagne, secondo quanto veniva loro ordinato dalla leader del branco. Si racconta che, nella notte del Solstizio d'inverno, il 21 dicembre, una moltitudine di Ragane in volo raggiungesse un punto preciso su di un'altura. D'inverno, le Ragane si bagnavano in buche scavate nel ghiaccio, sedendosi poi sugli alberi di
betulla, pettinandosi i lunghi capelli; quando splendeva il sole le loro bianche ossa luccicavano nella neve. Nei primi giorni di primavera, Ragana appariva nei pressi di ruscelli o laghi assumendo l'aspetto di una bellissima donna nuda che si spazzolava i capelli.
(Daniela Nipoti – Il Grande Libro delle Dee Europee)
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