martedì 31 dicembre 2013

LITHA-Solstizio D'Estate Il Trionfo della Luce



SOLSTIZIO
D’ESTATE
IL TRIONFO DELLA LUCE

Intorno al 21 giugno il sole celebra il suo trionfo, in quello che è il giorno più
lungo dell’anno, ma che allo stesso tempo, rappresenta l’inizio del suo declino.
Infatti, dopo il Solstizio d’Estate, le giornate iniziano lentamente ma inesorabilmente
ad accorciarsi fino al solstizio d’inverno, in quella che è la fase
“calante” dell’anno. Solstizio deriva dal latino sol stat, “il sole si ferma”, e,
infatti, pare quasi che il sole indugi un po’ in questa posizione prima di
riprendere il suo cammino discendente. Il sole raggiunge la sua massima
declinazione positiva rispetto all’equatore celeste, per poi riprendere il
cammino inverso: inizia l’estate astronomica.
E’ tempo in cui possiamo ricevere il massimo della potenza solare: la mistica
forza che unisce cielo e terra è ora più forte. Questa elementare verità, era
conosciuta dagli antichi popoli che pare fossero a conoscenza del fatto che le
“ley lines”, le misteriose linee energetiche che solcano la superficie terrestre
aumentano la loro carica energetica tramite la potenza solare. Anche
monumenti come menhir, dolmen e cerchi di pietre erano forse focalizzatori
artificiali del sistema energetico terrestre. I cristalli possono essere potentemente
caricati al solstizio e siccome il granito dei megaliti di Stonehenge
contiene una grande quantità di quarzo, questo
cerchio si attiva al Solstizio, generando un forte campo energetico.Non a caso
la cerimonia del Solstizio d’Estate è la festa più elaborata e più famosa
compiuta dai moderni ordini druidici, che la celebrano ogni anno appunto a
Stonehenge (nel 1999 sono ripresi i rituali dopo una sospensione di dieci anni
decretata nel 1988 dalle autorità britanniche per motivi di ordine pubblico).
Li Neo-DruidiSmO chiama il Solstizio d’Estate Alban Heruin, “Luce della riva”.
Infatti, la festa è al centro dell’anno, al suo volgere, così come la spiaggia è il
luogo d’incontro di mare e di terra dove i due confini si uniscono. Nelle tradi -
zioni antiche la “terra” era la zona astronomica al di sopra dell’equatore celeste
e I’ “acqua” quella inferiore. Il sole trovandosi nel loro punto d’incontro è come
sulla riva del mare.
Nell’antica Grecia i due solstizi erano chiamati “porte”:
“Porta degli uomini” l’estivo (Borea perché il sole è a nord dell’equatore
celeste) e “porta degli dei” l’invernale (Noto perché il sole è a sud dell’equatore
celeste). Per la prima porta si entrava nel mondo materiale della creazione
mentre per la seconda si entrava nel regno divino e soprannaturale. Tempo di
passaggio è dunque il Solstizio, che si colloca fuori dallo spazio-tempo quel
confine che separa la crescita dal declino, la manifestazione dalla nonmanifestazione.
Esso è una sorta di capodanno. Midsummer, mezza-estate, lo
chiamano nei paesi anglosassoni, e Shakespeare nel suo “Sogno di una notte
di mezza estate” ne ha raffigurato l’aspetto magico, dove sogno e realtà si
fondono. Questa atmosfera di tempo fuori dal tempo rende il Solstizio un
momento propizio per ~ presagi e le pratiche divinatorie, sia nel folklore
popolare, sia nelle tradizioni magiche cerimoniali e “colte”.
Pur se cristianizzata come festa di San Giovanni (24 giugno) la notte di
mezza estate ha conservato tutte le sue valenze magiche.In tutta Europa si
traevano (e forse ancora si traggono) presagi ad opera delle ragazze nubili per
sapere se si sposeranno ed eventualmente acquisire indizi sull’identità del
futuro sposo. Ad esempio col piombo liquefatto nelle padelle si individuava,
tramite le forme assunte dal metallo, il mestiere del futuro sposo. Altri metodi
utilizzavano la chiara d’uovo versata nell’acqua o le fave sbucciate.
In Galles per trovare la propria anima gemella si camminava intorno ad una
chiesa nove volte e si metteva alla fine di ogni giro un coltello nella serratura
del portone, dicendo: “Qui c’è il coltello, dove è il fodero?” Il simbolismo è
evidente...
Usanze logiche se si pensa che la Natura, al massimo del suo rigoglio,
favorisce tutto ciò che riguarda l’amore e la fertilità. Mazzetti di erbe collocati
sotto il cuscino favoriscono i sogni divinatori: le erbe giocano un ruolo di primo
piano nelle tradizioni solstiziali e di San Giovanni.
Si raccolgono piante aromatiche da bruciare sui falò solstiziali, piante che
danno poco fumo e hanno un buon aroma, come timo, ruta, maggiorana.Era
comune credenza che moltissime piante in quest’epoca avessero poteri quasi
miracolosi.Il vischio è una pianta solstiziale molto importante nella tradizione
celtica: secondo lo scrittore romano Plinio pare che gli antichi Druidi
raccogliessero questa pianta con un falcetto d’oro, strumento che univa la
forma lunare al metallo solare. I rami di vischio al Solstizio d’Estate assumono
un aspetto dorato, il famoso Ramo d’Oro dei miti. Il sambuco tagliato la vigilia
del Solstizio, sanguina nelle leggende britanniche. Il seme di felce permetteva
di trovare tesori nascosti, mentre il leggendario fiore di felce (che non esiste, al
pari del seme, in quanto la felce è una pianta pteridofita, cioè che si riproduce
tramite spore) rendeva invisibili i suoi fortunati raccoglitori. In tutti i paesi
europei si raccoglievano erbe ritenendole impregnate di miracolose virtù: la
verbena portava prosperità, mentre l’artemisia sacra ad Artemide sorella di
Apollo, proteggeva dal malocchio. Si riteneva in particolare che l’energia solare
si raccogliesse in fiori come la calendula o l’iperico, la miracolosa “erba di San
Giovanni”.
Proprio tutte queste virtù più magiche che terapeutiche attribuite alle piante,
spiegano l’abbondare di leggende riguardanti coloro che più di ogni altra
persona conoscevano le erbe magiche: le streghe. L’usanza antica di certe
donne di recarsi nude a raccogliere erbe ricorda antichi riti in cui le donne
andavano nude nei campi per propiziare il raccolto, spesso compiendo danze
cavalcando bastoni o manici di scopa. Anche questa usanza può essere
all’origine di tanti racconti sulle streghe. Forse dietro le storie dei raduni di
incantatrici e di fattucchiere nella notte di mezza estate, si cela anche il ricordo
dei riti solstiziali celtico-germanici intorno ad un albero (il noce di Benevento!)
o delle feste licenziose in onore della dea Fortuna nell’antica Roma che si
tenevano appunto il 24 giugno. In onore di Fortuna tutta la popolazione, ricchi
e poveri, liberi e schiavi, accorreva ai templi, banchettava e danzava. Fortuna
è la Dea della casualità assoluta, del caos benefico e rigeneratore.
La somiglianza di queste feste con i Saturnali del Solstizio d’Inverno fanno del
Solstizio estivo una sorta di capodanno o di carnevale, un periodo“caotico” in
cui il cosmo si rinnova e si ricrea, con conseguente rimescolamento dei ruoli
sociali e capovolgimento delle norme morali. In questo benefico caos
assumono rilievo i due elementi primordiali del fuoco e dell’acqua, contrapposti
ma pur sempre complementari, simboleggiando il primo i poteri della divinità
maschile e la seconda quelli della divinità femminile o, se si preferisce il sole e
la luna. Nell’astrologia babilonese il Solstizio d’Estate era simboleggiato dal
matrimonio di sole e luna, in cui i due astri spargono le loro energie sul mondo.
L’acqua del Solstizio è appunto direttamente collegata alla luna e al segno del
Cancro: significativamente il glifo di questo segno zodiacale è composto da due
segni spirali-formi che si oppongono in un simbolo simile allo Yin-Yang
orientale, forse indicanti le due metà dell’anno che ora si incontrano. Nelle
celebrazioni solstiziali l’acqua è rappresentata dalla rugiada o “guazza di San
Giovanni”, cui sono attribuiti poteri miracolosi: fare ricrescere i capelli, ringiovanire
la pelle o addirittura propiziare la fertilità. Non era raro che molte
giovani donne si bagnassero nude nei prati con la magica rugiada la notte di
San Giovanni...
Il fuoco viene simboleggiato dai falò accesi un po’ ovunque in Europa
nella notte solstiziale o di San Giovanni, fuochi che sono strettamente collegati
a quelli del Solstizio d’Inverno o ai fuochi di primavera. Quale è il loro significato?
Secondo una teoria sono simboli solari e accenderli significa rafforzare
l’energia dell’astro che d’ora in avanti va declinando. Un’altra interpretazione
esalta il loro valore purificatorio, con cui vengono scacciati gli spiriti maligni e
le malattie. Non bisogna dimenticare infatti che in questo periodo caotico, di
“passaggio”, così come gli esseri umani hanno libero accesso a regni e poteri
soprannaturali, così
anche le entità malefiche possono vagare indisturbate per il nostro mondo. In
molti luoghi si diceva che coloro che avevano il coraggio di rimanere nel
cimitero la vigilia di Mezza Estate potevano avere la visione di quelli che
sarebbero morti nel corso dell’anno! Nel folklore nord-europeo la vigilia di San
Giovanni è una delle tre “notti degli spiriti” insieme alle vigilie di Calendimaggio
e di Hallowee’enlSamhain. Ad ogni modo tutte le tradizioni popolari europee
vedono l’accensione di fuochi sulle colline, processioni notturne con fiaccole e
ruote infuocate gettate lungo i pendii.A somiglianza dei fuochi di Beltane (festa
di cui in fondo il Solstizio è la controparte celeste, astronomica) si danza
intorno ai falò e si salta sulle fiamme quando queste si abbassano. Il fumo dei
fuochi veniva usato per purificare il bestiame, mentre le ceneri erano sparse
sui campi per propiziarne la fertilità. In Scandinavia il falò del Solstizio era il
‘fuoco di Baldur”. Baldur, figlio di Odino, era il giovane dio che veniva ucciso
nel fiore degli anni e probabilmente nell’antichità si sacrificavano uomini per
rappresentarne la morte. Forse Baldur era uno spirito della vegetazione, lo spirito
della quercia celebrato da alcuni miti nordici e celtici. Infatti, le leggende
narrano di una lotta eterna tra due opposte divinità, il Re della Quercia e il Re
dell’Agrifoglio, dove il primo rappresenta il Dio dell’anno crescente (cioè della
metà dell’anno in cui la luce solare prevale sulle tenebre notturne) e il secondo
raffigura il Dio dell’anno calante (la metà dell’anno in cui la notte prevale sul
giorno). Se in inverno era il Re dell’Agrifoglio a soccombere, al Solstizio
d’Estate era il Re della Quercia a dover cedere di fronte all’avversario. E questo
spiegherebbe perché i fuochi solstiziali erano alimentati con legno di quercia...
La quercia fiorisce intorno al Solstizio e segna il passaggio tra anno crescente e
anno calante. La morte estiva del Re della Quercia aveva varie forme: bruciato
vivo, accecato con un ramo di vischio o crocifisso su una croce a T. Il poeta e
studioso di miti Robert Graves disse che l’uomo il quale personificava il Dio era
sacrificato in questi modi, ma il Dio stesso ascendeva al cielo, fino alle stelle
circumpolari e precisamente fino alla Corona Borealis (costellazione chiamata
nelle leggende celtiche Caer Arianrhod, Castello della Dea Arianrhod - “ruota
d’argento” -), dove attendeva la rinascita.
Al Solstizio d’Estate vengono a interagire e ad intersecarsi i due cicli della
Ruota dell’Anno: quello primordiale dei cacciatori-raccoglitori che narra lo
scambio stagionale di potere tra due figure gemelle, e il ciclo solare solstizialeequinoziale.
L’idea di due divinità o di due re che combattono eternamente tra loro
appare in molte culture. Basti pensare ad Apollo che uccide il serpente Pitone a
Delfi, al dio babilonese Marduk che abbatte Tiamat o a Zeus che lotta contro
Tifone. Il serpente era nella remota antichità una divinità o il simbolo di varie
divinità, forse la raffigurazione del dio dell’anno calante. Ciò può avere
generato più tardi i miti degli eroi che uccidono draghi. Ma se nelle mitologie
più antiche il signore abbattuto risorgeva ogni anno, in modo che la luce e
l’oscurità regnassero in equilibrio tra loro, in tutti questi miti più tardi,
probabilmente per influenza dei culti solari legati alla regalità, la vittoria dei
personaggi “luminosi” è sempre definitiva e senza appello.
Nelle leggende riguardanti il duello eterno dei due re appare spesso una
figura femminile che rappresenta la Dea, la quale non soccombe ma costituisce
un perno immobile tra le due figure, simbolo della Morte in Vita. Infatti, anche
se ora la terra è esuberante nella sua fertilità, è pur sempre uno zenith
transitorio in cui la Natura presiede alla morte del Re della Quercia e
all’insediamento del suo oscuro ma necessario gemello. Nei miti solstiziali la
Grande Dea appare anche come Ape Regina a manifestare i due aspetti, quello
luminoso e quello tenebroso. La Dea Cibele era raffigurata come Ape Regina
perché i suoi sacerdoti si castravano per diventare i suoi sposi, come il fuco è
castrato dall’ape regina durante l’accoppiamento. Si diceva che al solstizio
d’estate Cibele avesse imprigionato il suo amante Attis nell’erica, perché i fiori
di erica sono un fiore prediletto alle api. Ma l’ape è anche un animale solare,
perché viaggia tra i fiori seguendo la posizione del sole e produce il miele il
quale ha lo stesso colore del sole. I Celti consideravano le api dei messaggeri
che viaggiavano sui sentieri della luce solare fino ai regni degli spiriti, creature
associate alla conoscenza del futuro e all’ispirazione divina. Ma per molti popoli
erano anche simbolo di rinascita, in quanto si riteneva che esse nascessero dai
corpi di animali morti.Il Solstizio d’Estate rappresenta anche il ciclo agricolo
incentrato sui cereali. Nelle Isole Britanniche questo ciclo venne narrato nella
storia di John Barleycorn (lo spirito dell’orzo) che vive dalla semina fino al
momento della sua morte ad opera della falce, ma che poi rinasce dal suo stesso
seme, in un ciclo senza fine ma con momenti ben definiti, caratterizzati da
celebrazioni rituali. In questo ciclo il dio muore e discende agli inferi dove la
Dea della Terra lo soccorre e lo fa rinascere.
Tra i popoli nordici il Solstizio d’Estate era chiamato anche Litha, dal nome
della dea sassone del grano affine a Demetra e a Cerere.
La pianta sacra del solstizio d’estate è l’iperico. L’iperico raccolto a
mezzogiorno del solstizio era capace di guarire molte malattie, mentre le radici
raccolte a mezzanotte cacciavano via gli spiriti maligni. L’iperico era appeso
sulle porte per proteggere le abitazioni dagli spiriti malvagi, e il suo nome
greco hyperikon significa appunto “proteggere” o “sconfiggere un’apparizione”.
Inoltre si diceva che le donne ansiose di concepire dovevano andare nude nel
loro giardino la vigilia di San Giovanni e raccogliere l’iperico.
CELEBRARE IL SOLSTIZIO D’ESTATE
I poteri del Dio Sole sono allo zenith e anche se i giorni più caldi devono
ancora venire, l’estate è ormai con noi. Si vuole trascorrere quanto più tempo
possibile al sole e all’aria aperta. Si gioisce nel pieno flusso dell’abbondanza,
nell’apogeo di luce e calore. E’ un momento adatto per concludere e portare a
compimento quello che stiamo realizzando. Ed è anche tempo di gioia e di
divertimento. Come celebriamo la crescita delle messi così festeggiamo la
nostra crescita interiore.Psicologicamente è il momento di celebrare il
raggiungimento dei nostri obiettivi, di riconoscere i nostri talenti e la nostra
azione nel mondo esterno. Ma tutto scorre e dobbiamo ricordarci che la vita è
un processo dinamico, non una condizione fissa. In questo periodo, punto di
equilibrio tra l’anno crescente e l’anno calante, troviamo il momento ideale per
lavorare sulle qualità di integrazione e di equilibrio:
integrazione di quello che abbiamo imparato in questi mesi e raggiungimento
di un nuovo equilibrio interiore.
Per celebrare il solstizio possiamo fare cose molto semplici. Ad esempio
alzarci all’alba e osservare il sole che spunta, meditando sulle sue qualità e sul
suo destino: la massima forza coincide con l’inizio del suo declino.
Possiamo bagnarci con la rugiada solstiziale oppure accendere un piccolo
falò nel nostro giardino la vigilia del solstizio e organizzare un piccolo festino
con i nostri amici.
Possiamo raccogliere le erbe del solstizio e conservarle come portafortuna.
Ma possiamo anche celebrare ritualmente questo momento con una veglia
che cominci a mezzanotte, in fondo è la notte più breve dell’anno! Se si è
all’aperto si può tenere acceso un piccolo fuoco oppure si possono accendere
candele rosse o dorate, meditare sui significati di questa festa, ascoltare o
suonare musica, leggere poesie, magari in compagnia dei nostri amici. Questa
veglia ci darà modo di rivedere il nostro anno con le cose iniziate e quelle
compiute, nonché di guardare al resto dell’anno che si stende davanti a noi.
Al momento dell’alba possiamo salutare il sole dicendo:
“Salute a te Sole nel giorno del tuo trionfo!”. Sentiamo l’energia solare che
pervade il mondo intero e accettiamo il fatto che questo momento di trionfo sia
anche l’annuncio del declino
Possiamo fare offerte di vino e di dolci.

(Feste Pagane Di Roberto fattore)

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